Il famoso antropologo italiano Luigi Satriani ha scritto che la cultura non è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è.
Visitando uno dei numerosi borghi arbëreshë che animano il meridione d’Italia, dalla Sicilia alla Calabria la verità dell’affermazione appare lampante.
Perché per gli italo-albanesi che da più di mezzo millennio abitano la nostra penisola il legame con la propria terra d’origine è sempre risultato molto più forte di qualsiasi convivenza sociale, commistione linguistica e integrazione culturale possibile.
Ph.: Clemente Elia Rennis
Lungro, in provincia di Cosenza, è sede dell’Eparchia degli italo-albanesi con rito greco-bizantino.
L’Eparchia è stata eretta il 13 febbraio 1919 con la bolla Catholici fideles di Papa Benedetto XV, costituendo la prima diocesi italiana di rito bizantino eretta dalla Santa Sede.
Notevoli sono la cattedrale di San Nicola di Mira e il museo dei Salinari.
In primavera queste terre diventano magiche e ancora più affascinanti da attraversare.
L’itinerario proposto è adatto a tutti, perfetto anche per la mountain bike, ed è molto suggestivo in primavera.
Superato il centro abitato si sale lungo la strada che conduce all’ampio pianoro di Campolongo.
Nelle vicinanze di quest’ultimo, in località Timpone del Pino, si possono ammirare alcuni esemplari di pino loricato, peculiarità unica e rara del Parco Nazionale del Pollino.
Proseguendo lungo la stradella forestale che porta a Piano di Novacco, dopo poche centinaia di metri, si giunge ad una radura.
Si segue il sentiero sulla destra che si inoltra nel fitto bosco di valle Palermo e si sale lo stretto canalone, inerpicandosi su alcuni tornanti.
Proseguendo si arriva all’inizio del Piano di Caràmolo, altro pianoro di formazione carsica.
Superato un cancello demaniale si piega a destra e prendendo il sentiero segnato si sale in circa 30 minuti sulla cima del monte Caramolo (m 1827).
Da qui si gode uno scenario tra i più ampi sull’intera catena del Pollino, che s’impervia sull’alta valle del fiume Coscile a nord-est, e sulle alte cime del gruppo del Cozzo del Pellegrino a sud-ovest.
Si ritorna al cancello e si prende nuovamente il sentiero, proseguendo lungo la bella stradina forestale che arriva di lì a poco al rifugio, non custodito, di Piano di Caramolo.
Oltrepassatolo, si procede lungo la strada addentrandosi nella faggeta e si sbuca su un’ampia radura disseminata di doline e di inghiottitoi.
Si giunge così al terzo pianoro, Piano di Scifarello, racchiuso tra le pendici meridionali del Timpone omonimo e quelle settentrionali della Serra della Lupara.
Nel mezzo di questo grande pianoro si segue il sentiero battuto dal bestiame ed immettendosi nel valloncello, stretto da Serra della Lupara e Timpone della Magara, si mantiene la sinistra orografica.
Ci si ritrova così nell’alveo del ruscello, secco nel periodo estivo, e si sbuca sulla strada forestale proveniente dal Piano di Campolongo.
Si prosegue verso sinistra e si raggiunge il quarto pianoro denominato Piano di Minatore.
In questa splendida natura selvaggia, non può certo mancare la presenza di due animali simbolo del Parco Nazionale del Pollino: il lupo e il capriolo dell’Orsomarso, quest’ultimo animale autoctono rappresentativo di purezza genetica.
Proseguendo lungo la strada forestale si arriva al punto di partenza.
Per chi vuole sapere di più sulla cultura Arbëreshë, questo sito della comunità Arbëreshë in Calabria è un’ottima fonte di informazioni.
La pagina Facebook ufficiale del Rifugio Campolongo
Il sito ufficiale del Parco del Pollino
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