Emilia-Romagna, con le ciaspole nella meraviglia delle Foreste Casentinesi

Immergersi nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi vuol dire esplorare una meraviglia naturalistica senza uguali in Italia. Le fitte pinete imbiancate nei mesi invernali offrono uno spettacolo incredibile che vale la pena vivere passeggiando silenziosamente nella foresta con le ciaspole

31 dicembre 2023 - 16:00

La magia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in inverno

A poco meno di 50 Km da Firenze e Forlì si trova uno dei Parchi più belli e suggestivi della nostra penisola dal punto di vista naturalistico.

Nel dettaglio, si tratta di una delle aree forestali più pregiate di tutta Europa.

Il suo cuore, infatti, è costituito dalle Foreste Demaniali Casentinesi, al cui interno si trova la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino.

Quest’ultima, istituita nel 1959, è considerata oggi come Patrimonio dell’Unesco.

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è anche un territorio con centri abitati ricchi di storia e testimonianze artistiche e architettoniche che si offrono al visitatore in una meravigliosa cornice naturale ricca di flora e di fauna.

In questo senso, spicca la più importante popolazione di lupo dell’Appennino settentrionale, nonché l’eccezionale presenza di cinque specie di ungulati: cinghiale, capriolo, daino, cervo e muflone.

Il territorio del Parco, in aggiunta, comprende un’area nella quale l’uomo ha vissuto e lavorato per secoli, già a partire dal 1012.

Anche questo motivo che al suo interno sono presenti numerosi ruderi e borghi abbandonati davvero suggestivi.

Ph.: Gettyimages/robertonencini

Camminare in questo meraviglioso Parco significa trovarsi davanti a una varietà incredibile di paesaggi.

Passeggiando tra abeti, freschi ruscelli e cascatelle, è possibile respirare la mistica atmosfera di luoghi incantevoli come gli eremi di Camaldoli e La Verna.

Proprio questi ultimi, nei secoli, hanno accolto importanti personaggi di fede e di pensiero come Dante Alighieri o San Francesco d’Assisi.

A differenza della parte toscana dove il paesaggio appare più dolce con boschi, pascoli, castagneti e campi coltivati, il lato romagnolo mostra ripidi versanti ricoperti da un folto manto boscoso, alternati da stratificazioni di roccia nuda e coltivazioni abbandonate.

Ph.: Gettyimages/robertonencini

Risalendo le valli selvagge fino a incontrare le pendici dei monti Falco e Falterona, poi, si incontrano alcuni dei siti più belli di tutto l’Appennino Emiliano Romagnolo.

Tra questi risulta difficile non ricordare le cascate dell’Acquacheta, nei pressi dell’abitato di San Benedetto in Alpe.

Ma anche la foresta di Campigna con il maestoso Palazzo Granducale, residenza di caccia dei Lorena. E poi ancora il borgo di Ridracoli con la sua diga artificiale.

Il parco offre infinite possibilità escursionistiche in tutte le stagioni.

Ci sono, infatti, oltre 600 km di sentieri da percorrere a piedi o in mountain bike e percorsi naturali ad alta accessibilità.

In inverno è impossibile non perdersi nei meravigliosi e infiniti orizzonti innevati di questo parco godendo delle opportunità che questo offre.

Piste da sci e bob, percorsi di fondo, discese per lo snowboard, campi scuola e immancabili sentieri tra i boschi da intraprendere con le ciaspole ai piedi.

Una splendida ciaspolata tra le faggete lungo l’anello di Campigna

Si comincia da Campigna, seguendo l’antica mulattiera per la Calla.

Arrivati ad un valico si svolta destra (m 1295, 45 minuti) e, esattamente dal retro del rifugio, si imbocca il sentiero nr.00 che si sviluppa nella faggeta.

Usciti da quest’ultima si arriva al vecchio rifugio CAI della Burraia, non lontano da quello moderno situato poco più in basso tra i prati.

Si tiene la sinistra raggiungendo la cresta che scende da M. Gabrendo e si sale fino a giungere a Poggio Lastraiolo per poi spostarsi verso Poggio Sodo de’ Conti (m 1559).

Dopo una serie di dossi culminanti, infine, si arriva a Monte Falco (1658 metri), tetto assoluto dell’Appennino tosco-romagnolo.

Dalla cima di Monte Falco si prosegue sull’inequivocabile linea della cresta sommitale che piega verso sud-ovest mantenendosi sempre in quota e culminando, infine, con il Monte Falterona.

Si torna quindi indietro in direzione Monte Falco.

Ph.: Gettyimages/robertonencini

Poco oltre la cima si svolta a sinistra per il sentiero del Lupo che, passando sotto la sorgente di Sodo de’ Conti, oltrepassa un crinale secondario coperto di faggi.

Sarà necessario mantenersi religiosamente sulla traccia battuta.

I bordi dei burroni a sinistra e i canaloni sulla destra racchiudono formazioni vegetali rare o rarissime ed è consigliato non calpestarle.

Si raggiunge quindi la radura di Piancancelli situata lungo la strada Borbotto-Calla e si volta in quest’ultima direzione (destra) per quasi 2 Km di asfalto circondato, in ogni caso, da una suggestiva faggeta.

Oltrepassato il rifugio La Capanna si raggiunge il grande piazzale-parcheggio di Fangacci de’ Conti.

Di lì si imbocca il bel sentiero 251 che si butta lungo il versante nord.

Si giunge quindi al Ponticino, dove convergono quattro percorsi: è necessario mantenere il 251, si attraversa va il ponticello, ma senza proseguire per il 253 che torna verso La Burraia.

Si scende, infine, per la strada della Calla fino ad arrivare nuovamente a Campigna.

Informazioni utili

Se siete in cerca di posti dove assaporare un po’ di cucina locale all’interno del Parco o nei dintorni, allora potete dare un occhio a questi locali:

Ristorante I Faggi

Agriturismo Biologico Poderone

Ristorante La Rana

Se invece cercate un posto dove dormire allora ecco qui un paio di posti:

Rifugio Pian di Rocchi

Agriturismo Mulino di Culmolle

 

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