La Via degli Dei, il cammino tra Bologna e Firenze: le tappe, la guida e i territori attraversati

Questo cammino attraversa l’Appennino fra Bologna e Firenze ed è stato per secoli un una via degli affari. I primi ad avventurarsi su queste montagne furono gli etruschi, seguiti poi dai romani che utilizzarono questo percorso per i loro traffici verso la pianura padana

25 settembre 2023 - 6:20

La Via degli Dei: dove si trova e perché si chiama così

Più che una via della fede questo itinerario, che attraversa l’Appennino fra Bologna e Firenze, è stato per secoli un una via degli affari: affari di borsa e affari d’arme.

I primi ad avventurarsi su queste montagne furono gli etruschi, che fra il VII e il IV secolo avanti Cristo trovarono sul crinale fra Setta e Savena il valico attraverso cui espandere i propri traffici e i propri domini verso la Pianura Padana.

I romani, ovviamente, seppero fare buon uso delle intuizioni dei loro predecessori, ma in più ci misero la loro metodica capacità organizzativa.

Così l’itinerario tracciato dagli Etruschi divenne una vera e propria strada, la Flaminia Militare, che, attraverso l’Appennino, raggiungeva la colonia di Bononia (oggi Bologna), fondata nel 189 avanti Cristo.

La frequentazione del percorso continuò per tutto il Medioevo, anche se il tempo e l’incuria portarono al progressivo abbandono dell’ardita sede stradale costruita dai romani.

L’itinerario, quasi completamente abbandonato nel corso del ‘900, venne “riscoperto” in ottica turistica negli anni ’80 da un gruppo di escursionisti bolognesi, che lo valorizzarono, rendendolo una splendida attrattiva per gli amanti delle camminate e della mountain bike.

L’intera traversata da Bologna a Firenze si può realizzare in quattro/sei giorni a piedi, oppure in due/tre giorni in bicicletta.

Il nome “Via degli Dei” è stato ispirato dai toponimi di alcune delle località toccate, che ci mettono di fronte ad un pantheon di tutto rispetto: Monte Adone, Monzuno (da “Mons Iovis”, monte di Giove), Monte Venere, Monte Luario (da “Lua”, dea romana dell’espiazione).

 

I territori attraversati

In primo luogo collega due tra le città più belle ed importanti d’Italia: Bologna e Firenze, ognuna col suo bagaglio di storia e di cultura.

In secondo si percorrono territori molto diversi per livello di antropizzazione e per caratteristiche paesaggistiche.

Si parte dalla città, si incontrano borghi, castelli e conventi suggestivi, pian piano ci si immerge nella natura che ci sorprende con manifestazioni sempre diverse e affascinanti: dal Contrafforte Pliocenico ai boschi dell’Appennino, ai crinali della Futa finché, gradualmente, si torna in città.

Il percorso, pur essendo impegnativo, in particolare nella tratta che attraversa il confine tra le due regioni, è sicuramente affrontabile purché fisicamente preparati e dotati di una buona attrezzatura.

Infatti è fondamentale avere uno zaino che consenta una corretta distribuzione dei carichi, dei buoni scarponi, i bastoncini telescopici ed una buona scorta d’acqua; inoltre non bisogna trascurare l’attrezzatura da pioggia (poncho, ghette, ecc.) perché in Appennino gli acquazzoni sono sempre in agguato!

Senza poi dimenticare la Carto-Guida ufficiale e le Credenziali!

La “Via degli Dei” è un cammino che sconsigliamo di affrontare da soli, meglio organizzarsi in piccoli gruppi di amici o affidarsi a serie associazioni che organizzano trekking.

Anche un gruppo di persone alla partenza disomogeneo e guardingo, quando giunge a alla meta, dopo giornate di fatiche, mangiate e bevute, non è più lo stesso, si è amalgamato ed è diventato veramente un Gruppo.

La Via può essere percorsa in cinque o sei giorni, dipende dalla gamba e dipende da quanto tempo si vuole dedicare ai panorami e all’osservazione dei luoghi.

Sconsigliamo di affrontarla come fosse una performance sportiva, orologio alla mano ed in guerra contro il tempo. Inoltre, organizzandosi bene ed usando i mezzi pubblici, è anche possibile “spacchettarla” in tappe da uno a due giorni.

 

Le tappe del cammino:

_ Tappa 1 – da Bologna a Sasso Marconi (16 km)

Tappa corta, permette a chi arriva a Bologna di non fare eccessive levatacce notturne, quasi tutta pianeggiante. Il trovarsi ed il partire da Piazza Maggiore (q. 55) deve lasciare il tempo di guardarsi attorno.

A Bologna non si perde neanche un bambino” cantava Dalla, ma solo se stai attento a come hai impostato il navigatore, perché può giocare tiri mancini.

Se si arriva in treno per giungere a Piazza Maggiore è meglio cercare subito Via Indipendenza, magari chiedendo, perché se per distrazione si è lasciato il navigatore impostato su “automobile” (è successo) invece di impiegare dieci minuti ci si ritrova in via San Vitale, dopo aver fatto un quarto di giro delle porte cittadine!

Dalla piazza si parte seguiti dallo sguardo del Nettuno lungo via D’Azeglio, si scorre davanti al portone della casa che fu di Lucio Dalla e dopo dieci minuti si entra sotto i portici di via Saragozza fino ai confini dell’antica cinta muraria (purtroppo non più esistente) delimitati dal cassero di Porta Saragozza.

Attraversato il viale ecco l’arco “Buonaccorsi”, ovvero l’arco numero 1 del portico di San Luca.

La fine del tratto pianeggiante è segnata dall’arco del Meloncello, annunciato dai primi gradini, dal quale si sale a San Luca (q. 280) rompendo il fiato sulle scalinate delle “Orfanelle”.

Il panorama dalla Basilica è tutto da godere, con la città su un lato ed i colli dall’altro. Per chi possiede le “credenziali” il consiglio è di giungere prima della chiusura del mezzodì per non perdere la possibilità di timbrare.

Dopo la sosta si scende fino al parco Talon da dove si può vedere dall’alto la “chiusa”, la diga costruita verso la metà del XIII secolo per incanalare parte delle acque del Reno verso la città.

Da qui si costeggia il fiume lungo un sentiero pianeggiante fino a Sasso Marconi, è consigliata una piccola deviazione per attraversare il ponte di Vizzano e sostare dieci minuti a Palazzo dei Rossi.

 

_ Tappa 2 – da Sasso Marconi a Monzuno (24 km)

Qui comincia il percorso appenninico. Parlando di attrezzatura ora uno zaino con lo schienale regolabile fa apprezzare la sua funzionalità.

Da Sasso Marconi (q. 115) si sale ai Prati di Mugnano (q. 250) e si entra nella riserva del Contrafforte Pliocenico.

Giunti al Raleda di Mezzo (q. 500) ci si inerpica sino a Monte Adone (q. 654) dove consiglio una sosta per pranzare godendosi il panorama della valle. Per me che li uso soltanto in salita questo è il momento giusto per apprezzare un paio di buoni bastoncini.

Finita la sosta è il momento di stringere i lacci degli scarponi e scendere sino a Brento per poi proseguire con lunghi tratti di asfalto sino a Monzuno (q. 623).

 

Tappa 3 – da Monzuno a Traversa (25 km) o Futa

Questa è tappa più impegnativa, praticamente divisa in due tratte.

Con la prima si sale da Monzuno a Monte Galletto (q. 950) tra boschi e crinali, per poi riscendere a Madonna dei Fornelli (q. 795) dove durante la sosta si può approfittare del bar per gustarsi una birra od un gelato, preparandosi alla seconda tratta.

Tratta che parte subito con una salita di 3 chilometri fino a Monte dei Cucchi (q. 1130).

Non è raro trovarsi sotto un diluvio di acqua come è capitato a me, si apprezzano in questi caso una buona mantella, il cappello a falde larghe e le ghette.

Varcato il confine tra Emilia e Toscana, con foto d’obbligo a fianco del cippo, facendo una piccola deviazione a Monte Bastione (q. 1189) si va ad ammirare un tratto di selciato della Flaminia Militare, dopodiché, rientrati sul tracciato, si percorrono verdeggianti prati e crinali, in discesa fino a Passeggere (q. 1013).

In questo tratto è possibile sostare presso una delle poche sorgenti poste lungo il percorso. La mia scorta d’acqua standard è di due litri, ma, dato il mio consumo, approfitto sempre delle occasioni per reintegrare.

Ultimo strappo in salita (q. 1170) per arrivare Poggio Castelluccio (q. 1119), qui si aprono due soluzioni, la prima porta al Passo della Futa, la seconda scende, deviando dalla Via, a Traversa (q. 890) alla fine della tappa.

 

Tappa 4 – da Traversa a San Piero a Sieve (km 27)

Al passo della Futa (q. 903) sosta d’obbligo al cimitero di guerra tedesco, costruito con le pietre dell’Appennino con lo scopo di inserirsi discretamente nel paesaggio naturale.

Adesso si parte per affrontare l’unica salita impegnativa della tappa che in circa tre chilometri e mezzo porta prima alla Croce di Gazzaro, dove, nebbia permettendo, si sosta qualche minuto per ammirare il panorama, poi alla cima del monte Gazzaro (q. 1100).

Di nuovo giunge il momento di stringere i lacci degli scarponi perché da qui, affrontando un primo tratto talmente scosceso da dover ricorrere all’aiuto delle funi d’acciaio fissate ai bordi del sentiero, si scende fino al Passo dell’Osteria Bruciata ((q. 910).

Dopo un breve riposo ricomincia la discesa fino a San Piero a Sieve (q. 210).

 

Tappa 5 – da San Piero a Sieve a Olmo (km 20)

Da San Piero a Sieve si compiono tre balzi. Il primo, il più piccolo, porta di fronte alla rocca (q. 300).

Alla fine del tratto in discesa (q. 266) comincia il secondo balzo che in due chilometri porta al castello di Trebbio (q. 450) non visitabile ma comunque da ammirare.

Ancora discesa fino a Tagliaferro (q. 250) per affrontare il più impegnativo dei tre balzi che in cinque chilometri porta a Monte Senario (q. 800) tappa obbligata per rifornire le borracce, godersi un gelato e un amaro del convento.

Scendendo si comincia a vedere in lontananza Firenze, consapevoli di avere ancora un giorno davanti si percorrono campi fioriti e verdeggianti fino alla fine della tappa, Olmo (q. 520).

 

Tappa 6 – da Olmo a Firenze (km 18)

Questa è la tappa dove la testa fa più delle gambe ormai provate dal percorso, si cerca Firenze come cani da tartufo e ci si ferma ogni volta che la si scorge.

Da Fiesole quasi la si annusa, un “forza che ci siamo” percorre il gruppo, ultimo balzo a capofitto, per me sotto la pioggia, fino a piazza Signoria (q. 55) per le foto di gruppo e gli abbracci.

 

Da portare in cammino:

_ Le credenziali – Attraverso il sito scout.coop è possibile ricevere informazioni e la credenziale ufficiale del cammino su cui far apporre i timbri per comprovare di aver percorso la via.

_ La cartografia ufficiale – La carta topografica ufficiale edita dal Comune di Sasso Marconi. Nuova edizione 2020. Scala 1:25000. La confezione comprende una breve guida ricca di informazioni sia sugli aspetti naturalistici che storico paesaggistici, l’elenco dei punti tappa e delle strutture ricettive.

_ La guida – La guida completa della via edita da Terre di Mezzo la casa editrice nata venticinque anni fa come giornale di strada, sempre molto attenta al sociale, al consumo critico e agli stili di vita sostenibili. Terre di Mezzo propone una ricca collana dedicata ai cammini, fra cui, appunto, la Via degli Dei.

Ciò che più ci piace è che il tracciato è descritto in entrambe le direzioni, completo di mappe dettagliate, altimetrie e delle indicazioni su dove dormire, anche in tenda.

 

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1 commento

marco-peracchi_15626145
7:28 am, settembre 14, 2021

Una sola borraccia di un litro non è sufficiente, poiché le fonti di approvvigionamento d’acqua sono scarse lungo tutti e due i versanti le ragioni sono molteplici: poca neve, poche piogge così che le sorgenti sono misere, dalla costruzione della Flaminia militare, dalle vie Romee e fino a che i territori della montagna erano abitati è ovvio che il paesaggio è cambiato.
Quale guida scegliere?
Per lo più sembrano volantini pubblicitari, scarterei maggior parte, se salva una sola.
IO l’ho fatta da Firenze a Bologna e vi posso assicurare che dalla Futa si arriva Sant’Agata e non a San Piero a Sieve e da lì al castello del Trebbio per arrivare all’Abazia del Buonsollazzo per salire fino a Monte Senario. Ecc. Eccetera. Ma devo dire che se una intraprendente vuol partire da Firenze ad andare a Bologna si imbatte in mille difficoltà,questo percorso è studiato solo per chi parte da Bologna.

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