Erano gli anni del cemento, del ferro e dell’acciaio. Il tramonto dell’Ottocento annunciava l’alba delle macchine e della velocità.
La Lombardia voltava le spalle all’agricoltura per abbracciare le meravigliose e progressive sorti dell’industria, i bresciani e i bergamaschi svestivano in massa i panni contadini, per indossare quelli della fabbrica.
Bisognava produrre le merci, farle bene e in fretta. E in fretta trasportarle. I tempi dell’acqua non erano più quelli degli uomini.
Chiatte e barconi andavano ancora bene per navigare sul Lago d’Iseo, ma non si poteva più aspettare che scendessero verso le città della pianura, infilandosi giù per la roggia Fusia, nella valle del fiume Oglio. Serviva il vapore. Il progresso doveva correre sulla rotaia.
E’ in questo contesto che, nel 1880, cominciò a funzionare a pieno regime quella che oggi è la Ferrovia del Basso Sebino.
Dieci chilometri di binari, un “niente”, lungo il quale, però, correvano le merci delle acciaierie di Lovere e dell’Italcementi di Pilzone, che dall’imbarcadero di Paratico arrivavano allo scalo della stazione di Palazzolo, fino al 1943 uno dei più trafficati dell’intera provincia di Brescia, secondo solo a quello del capoluogo!
Ci volle la Seconda Guerra Mondiale per fermare la marcia inesorabile dei treni, con i binari divelti e le stazioni sventrate dai bombardamenti. Un colpo al cuore dal quale la ferrovia non si riprese più.
Ph.: Gettyimages/Mauro Tandoi
Nei decenni successivi il traffico passeggeri venne sospeso, mentre quello delle merci venne quasi annientato dalla concorrenza del trasporto su gomma. Il destino di morte della linea Palazzolo-Paratico sembrava segnato e l’epitaffio tombale era già bello e pronto: “Ramo secco”. Amen.
Giunti al tramonto di un altro secolo, però, in quegli Anni ’90 in cui il mito del progresso a tutti i costi mostrava ormai la corda e il suo volto più inquietante, qualcuno si accorse che quei dieci chilometri erano in realtà una macchina del tempo, una via di fuga lungo la quale ci si poteva lasciare alle spalle l’oggi metropolitano e industriale della pianura.
Per poi risalire su, attraverso gli angoli incontaminati del Parco dell’Oglio, fino alle sponde di un lago dove, assieme al vento che viene dalle montagne, si respira ancora tanta bellezza e natura e ricordi di un passato ancora vivo.
Eh sì! Ci si poteva sedere davanti al finestrino e vedere il mondo girare all’indietro!
Ma questi sono miracoli che i moderni “Pendolini” sembra non riescano proprio a fare e che invece vengono molto bene alle vecchie locomotive a vapore. Fu così che, il 26 maggio del 1991, toccò alla gloriosa 940-022 riaprire l’epoca del trasporto passeggeri sulla linea Palazzolo Paratico.
Il miracolo funzionò talmente bene che da quel giorno il successo della Ferrovia del Basso Sebino come tratta turistica è stato un continuo crescendo e la vecchia 940-022 lavora ormai a pieno ritmo, con un nutrito calendario di appuntamenti ed eventi distribuiti nel corso dell’anno.
Ph.: C.Bonari-Archivio FT
La favola del Treno Blu noi ve la raccontiamo fino a qui. A voi il compito di terminare la storia, scendendo dal treno e incamminandovi lungo i sentieri del Basso Sebino, per scrivere il vostro lieto fine. Buon viaggio!
L’itinerario escursionistico che proponiamo per chi volesse godersi una giornata all’insegna della mobilità sostenibile, associando il percorso sulla tratta del Treno Blu con un escursione, segue fedelmente l’andamento del canale Fusia, correndo per alcuni tratti parallelo alla linea ferroviaria.
Percorrendolo nel senso descritto offre la possibilità di incontrare le testimonianze dell’industrializzazione che, dalla metà dell’Ottocento ha cambiato il volto di questo territorio, fino ad arrivare alle sponde del lago, dove la natura è ancora l’elemento dominante.
L’ideale è far coincidere l’escursione con uno dei giorni di attività del Treno Blu, così da potersi godere il rientro a Palazzolo a bordo del convoglio a vapore.
Ph.: Gettyimages/Gianangelo Monchieri
Dalla stazione ferroviaria ci si avvia verso il centro di Palazzolo lungo via Manzoni, attraversando il canale Fusia, per poi prendere a destra via Calci.
Prima del sottopasso della ferrovia è possibile imboccare un viottolo a sinistra, che porta alla passerella del ponte ferroviario da dove si gode una bella vista sulla valle dell’Oglio e sull’abitato.
Tornati in via Calci ci si avvia verso il complesso industriale dismesso dell’Italcementi.
Superati gli edifici della fabbrica, oltre un passaggio a livello, si torna a camminare lungo il canale, da dove è visibile, nella valle, il complesso del Cotonificio Ferrari, altra fondamentale presenta industriale della zona.
Il percorso lungo il canale si lascia alle spalle un invasivo viadotto autostradale per poi entrare nel tratto più rilevante sotto l’aspetto paesaggistico, dominato dall’ambiente fluviale dell’Oglio che qui si distende formando zone palustri con canneti e salici.
L’itinerario si inoltra poi nella vegetazione più fitta, che spesso impedisce la vista del panorama circostante.
Quando finalmente la vegetazione torna ad aprirsi si nota, accanto ai bei prati che fanno da contorno al fiume, la struttura dell’antica Filanda del Porto di Calepino e il borgo di Castel de’ Conti, che domina l’altra sponda del fiume.
Il percorso diviene qui più “impegnativo” in un tratto stretto fra il canale e il fiume, dove occorre fare un po’ di attenzione.
Un bel filare di antichi gelsi conduce alla strada asfaltata che porta agli ingressi dello stabilimento Niggeler & Küpfer. Quando il sentiero affianca la linea ferroviaria, si torna ad ammirare il fiume che qui scorre formando alcune isolette.
Sulla sponda opposta spicca l’elegante residenza di Castel Montecchio con i suoi alberi maestosi.
Siamo ormai arrivati nel comune di Paratico. Il percorso tocca i resti di un antico mulino del Trecento. E’ giunto il momento di abbandonare il corso del canale che si supera con un ponticello sulla destra.
Una sterrata e un altro ponticello conducono in via Molino che si percorre in salita. Si segue via San Pietro per breve tratto e poi si prende a sinistra dirigendosi verso il paese lungo via Don Moioli, con begli scorci sul basso Sebino.
Raggiunta la chiesa parrocchiale arriviamo al lago lungo via XXIV Maggio.
Superato un passaggio a livello e tenendo sempre la sinistra il nostro percorso arriva alla piazzetta dove sorge la stazione ferroviaria.
Interessante è sicuramente la visita all’imbarcadero dove si possono vedere le strutture che, fino al 1998, venivano utilizzate per l’interscambio fra i carri ferroviari e il trasporto lacustre delle merci.
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