Vieste ci saluta dall’alto del suo bianco sperone calcareo proteso nell’intenso azzurro dell’Adriatico, e dal fondo del lungo arenile che si apre a SE, là dove comincia la scogliera, ha inizio la prima parte del nostro itinerario.
Dalla Spiaggia del Castello s’imbocca la Strada Statale n.89 in direzione di Mattinata e dopo poche centinaia di metri, così come la strada comincia a salire, alla prima curva a gomito che piega a sinistra, si apre sulla destra un sentiero. La parte iniziale di questo stradello va ad incunearsi in un ambiente dalla tipica vegetazione me-diterranea: ampie radure erbose con pinete e grossi cespugli di ginestre. Tralasciando una prima deviazione a destra, si prosegue a sinistra fino ad incontrare un basso muretto a secco realizzato in pietra locale. Si continua seguendo sulla sinistra il bordo di questa recinzione naturale fino a guadagnare una lieve dorsale. Il paesaggio che si domina da quassù è di una straordinaria bellezza che non ha eguali. Da settentrione a oriente, lungo la costa in lontananza, ha inizio col promontorio di Vieste un continuo alternarsi di spiagge, cale, scogliere e isolotti. Ad occidente, sulla nostra destra, scorre una valletta ricca di uliveti coltivati su terrazzamenti contenuti da muretti in pietra. Il frutto di questi ulivi è così grande (quasi come patate novelle) che riesce difficile trovarlo sulle tavole italiane o, comunemente, sui banchi al mercato tranne, naturalmente, in questa parte di Puglia. Ci spiega un contadino che questi ulivi giganti sono di provenienza spagnola e, continuando nella sua descrizione, egli ci racconta che questa pianta fu introdotta sul Gargano tra il XV ed il XVI secolo ad opera di commercianti iberici giunti su queste coste a bordo di legni carichi di spezie. Il contadino precisa, inoltre, che questo tipo di oliva viene usata più come pietanza da servire sulle tavole che non per la spremitura da olio. Il nostro percorso continua lungo una pista molto frequentata da carri e mezzi agricoli (se ne vedono le tracce) e prosegue verso Sud in un’alternanza di brulle dorsali tondeggianti con arrancanti salite e precipitose discese. Proseguire lungo questo itinerario è abbastanza facile: primo perché segue sempre le linee di displuvio di modeste alture e poi perché non si deve mai lasciare la pista principale (che è sempre ben visibile) e più di un paio di volte bisogna aprire e richiudere (al nostro passaggio) alcuni cancelletti in filo spinato. Giunti ad un incrocio presso Contrada Sgarazza e tralasciando le altre piste che proseguono sia a destra (verso il vallone del Palombaro) che a sinistra (verso la costa) si continua proseguendo verso S, attraversando Contrada Femminamorta e giungendo su di una carraia (che scendendo in basso a sinistra porta al vallone Passo della Masseria); da qui, in poco più di 2 km, si perviene a ridosso della Torre di Sagro nelle vicinanze della s.s.n.89 ove è possibile, con le dovute accortezze, montare la tendina per trascorrere la notte.