Alberobello: un borgo da esplorare

20 maggio 2019 - 12:36

Alberobello, circa 11.000 abitanti, è ormai una meta di interesse mondiale che deve la sua notorietà ai trulli, le caratteristiche costruzioni del suo nucleo storico che ne fanno uno dei paesi più originali d’Italia. Un primo vincolo paesistico per queste costruzioni è del 1930, ma è nel 1996 che l’UNESCO ha dichiarato i trulli di Alberobello Patrimonio mondiale dell’Umanità per la loro eccezionale tipologia, la loro continuità abitativa, sopravvivenza di una cultura costruttiva di origine preistorica.

La singolarità costruttiva dei trulli, casedde nel dialetto locale, è data dalla loro struttura conica, eretta sopra un basamento cilindrico, ottenuta sovrapponendo a secco, ovvero senza l’impiego di malte, gli uni agli altri, vari corsi di chiancarelle, le caratteristiche pietre sottili ottenute dalla roccia calcarea della regione, terminanti con pinnacoli decorativi dalle più svariate forme. Spesso i trulli sono personalizzati da originali simboli dipinti a calce sulle brune pietre del cono.

 

STORIA

Il territorio di Alberobello, l’antica Sylva Arboris Belli in ricordo dei grandi boschi di querce che un tempo lo ricoprivano, fu conteso a lungo, già nel Quattrocento, dai conti Acquaviva d’Aragona di Conversano ai feudi di Monopoli e Martina Franca. Finalmente all’inizio del XVII secolo un primo nucleo organizzato di abitazioni, completo di taverna, forno e mulino, sorse attorno a una residenza di caccia del feudatario Gian Girolamo II di Conversano (1600-1665), noto come il Guercio Di Puglia. La precarietà delle costruzioni, edificate a secco e quindi facili a essere smantellate in caso di controllo, espediente ideato da Gian Girolamo per evitare le imposte, era dovuta al divieto regio di erigere costruzioni stabili in quest’area boschiva: ogni nuovo centro abitato doveva essere autorizzato dal re di Spagna, con il conseguente pagamento dei tributi da parte del feudatario. Dallo sparuto numero di casedde si passò quindi a un piccolo borgo, i cui abitanti, però, continuarono a vivere nell’ombra, del tutto privi di diritti e tutele. Finalmente nel 1797 re Ferdinando IV riconobbe l’esistenza di un’autonoma comunità di Alberobello, concedendole le rappresentanze istituzionali, con relativi oneri fiscali.

La zona monumentale – la parte antica della città comprendente i rioni Monti e Aia piccola – fu sottoposta a tutela già nell’Ottocento, quando si cominciò a intuire che quelle povere abitazioni costituivano un valore culturale ed economico, visto che la loro fama attirava sempre nuovi visitatori, i cui resoconti di viaggio esaltavano la magia di questo paese di fiaba.

ITINERARIO DI VISITA

Alla sommità del Rione Monti, uno dei due principali nuclei a trullo di Alberobello, si trova la Chiesa di Sant’Antonio, costruita negli anni Venti del secolo scorso dal sacerdote Antonio Lippolis, grazie alle rimesse degli cittadini, emigrati nelle Americhe. La chiesa è un’opera tipicamente alberobellese, sia per i materiali che per la tecnica costruttiva; presenta, infatti, la peculiarità di essere edificata in forma di trullo, non solo la cupola maggiore, che raggiunge l’altezza di oltre 20 metri, ma anche i due trulli minori e il campanile. Da qui, da Piazza Lippolis, può avere inizio il percorso cittadino; nella vicina Via Isonzo c’è un’area picnic e un parcheggio dove si può lasciare l’auto. Superata Via Monte Pertica, dove ci sono dei bagni pubblici, ci si immerge subito nella magica atmosfera dei trulli, che fanno da corona festosa all’escursionista, già all’imbocco di Piazza D’Annunzio e poi, in discesa, per la gradinata Via Monte San Michele, con numerosi negozietti dove è possibile acquistare prodotti della gastronomia e dell’artigianato locale. Si scende, così, al fondo di quello che doveva essere un antico alveo torrentizio, le cui alte ripe sono costituite dai trulli del Rione Monti, e da quelli della dirimpettaia Aia Piccola. Di qui, da Largo Martellotta, piegando a destra, si raggiunge, all’inizio di Via Indipendenza, un’altra area a parcheggio; attraversato il basolato, di fianco ai bagni si imbocca un vialetto dei giardini pubblici che risale a tornanti fino alla sommità della salita, dove, attraverso uno stretto passaggio, si sbocca in Via Duca degli Abruzzi, prendendo a destra. Si è già nel Rione Aia Piccola, quello forse più caratteristico di Alberobello, che deve il nome a un’aia pubblica, sulla quale si svolgeva la trebbiatura. Lo si attraversa, così, in quello che sembra un allestimento di quinte scenografiche per una rappresentazione fiabesca; i trulli di Aia Piccola, del resto, sono stati scelti più volte come set cinematografico. Quinte non prive di vita, però, anzi. Qui quasi tutti i trulli, uniti a gruppi e affacciati sulle viuzze del rione, sono abitati: lo provano, sia il via vai delle persone che gli odori della cucina – il ragù, soprattutto – che si colgono all’ora di pranzo. Percorsa la strada in tutta la sua lunghezza si imbocca a sinistra in Via Cristoforo Colombo, lungo la quale s’incontra l’azienda Vinicola Masciulli; si torna così indietro fino a incontrare, ancora a sinistra, Via Galileo Galilei e poi a destra Via Verdi, completando in tal modo la conoscenza di questo singolare rione. Giunti in Piazza Mario Pagano ci si trova di fronte al Museo del Territorio, costituito da numerosi trulli comunicanti tra loro, che ospita varie mostre temporanee. Di qui, attraverso Piazza XXVII Maggio e la contigua Piazza del Popolo, si raggiunge Piazza Ferdinando IV, dove c’è Casa D’Amore, dal nome dell’antico proprietario, Francesco, che la eresse all’indomani dell’affrancamento di Alberobello, nel 1797, utilizzando per la prima volta la malta, fino ad allora bandita dalle disposizioni feudatarie. Ritornati in Piazza del Popolo si può raggiungere, in fondo alla vicina Piazza Gian Girolamo e di fianco alla Chiesa di Santa Lucia, già del SS. Sacramento, il Belvedere: una terrazza dalla quale si ha una vista d’assieme della zona monumentale. Tornati indietro, s’imbocca Corso Vittorio Emanuele e lo si percorre per quasi tutta la sua lunghezza. Prima di giungere alla Basilica dei Santi Medici, si prende a destra Via Trento e Trieste e la si segue fino a intersecare, al successivo incrocio, Via Monte Grappa, che si imbocca a sinistra. Ci si trova, ora, in un’altra area a trulli, che si sviluppano sia lungo la strada principale, che nelle vie circostanti. Si superano varie traverse, procedendo in leggera ascesa, fino a incontrare sulla sinistra, dove c’è una fontanella, Via Monte Calvario che si percorre sino al termine, giungendo, finalmente, di fronte alla Basilica dei Santi Medici Cosma e Damiano, in Piazza Curri, dal nome dell’architetto alberobellese, Antonio, che ne progettò il rifacimento in forme neo-classiche nel 1885, sulla precedente chiesa seicentesca. Alla sinistra della facciata della basilica si apre Via del Gesù che conduce in Piazza Sacramento, sulla quale si alza il Trullo Sovrano, a due piani, della seconda metà del Settecento, il più alto e ampio manufatto edificato con questa tecnica costruttiva. Eretto anch’esso da un sacerdote: Cataldo Perta, è aperto al pubblico e ospita attività culturali.

Ritornati indietro, all’imbocco della strada, si piega a destra per Via Olmo, che si abbandona subito a sinistra per Via Armando Diaz. Si scende, così, a intersecare Via Cesare Battisti; la si attraversa e si risale per un tratto Via Parini, fino a incontrare, sulla destra, Via Giosuè Carducci, che si segue in tutta la sua lunghezza, fino a giungere in Piazza Matteotti, prospiciente il Corso Vittorio Emanuele già percorso all’andata. Di qui si scende, per Via Tenente Cucci e la sua prosecuzione, Via Umberto, nuovamente in Largo Martellotta, dove, tra i numerosi negozi, ci si può affacciare alla ricerca di tipicità nella Panetteria dei Trulli. Di fronte si apre Via Sabotino, un’altra strada a gradini, che riconduce a Piazza D’Annunzio, prima della quale s’incontra il punto vendita dell’Azienda Olearia Intini. Poi, per Via Monte Pertica, si ritorna a Piazza Lippolis, concludendo così, il tracciato cittadino.

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