Sono molte le cose da vedere nel centro storico di Otranto, dalla Cattedrale di S. Maria Annunziata alla Chiesa di San Paolo fino allo scenografico Castello di Otranto, protagonista di uno dei primissimi racconti gotici della letteratura, “Il Castello di Otranto” dello scrittore Horace Walpole.
Ci sono però molti altri luoghi che meritano di essere scoperti al di fuori delle mura del borgo salentino.
Il modo migliore per conoscerle è tramite escursioni, attraverso percorsi trekking completamente immersi nella natura più tipica del Salento.
Questo percorso ha una lunghezza di circa 14 chilometri e porta l’escursionista a camminare quasi sempre lungo la costa adriatica.
Partendo dal porticciolo di Otranto, si passa per cavità carsiche come la Grotta Orte, la Grotta Palombara e quella di Lu Lampiune.
Si attraversano baie bellissime e poco conosciute dai turisti troppo frettolosi, ovvero Porto Grande e Punta Faci, fino ad arrivare alla diroccata Torre del Serpe, antico luogo di avvistamento di origine medioevale avvolto da una misteriosa leggenda, dalla quale deriva anche il suo nome.
Si narra che una notte del 1480 un mostro marino emerse dalle profonde acque antistanti questa solitaria torre, per strisciare come un serpente fino alla cima della costruzione, bevendo tutto l’olio che alimentava la lanterna.
Così facendo disorientò le navi ottomane che erano prossime a sbarcare a Otranto, dirottandole verso Brindisi.
Lasciata la Torre del Serpe e superata la Masseria dell’Orto, si arriva al Faro di Punta Palascia, il punto più orientale di tutta Italia.
In questo faro, uno dei più importanti del Mar Mediterraneo, ha sede l’imperdibile Museo Multimediale del Mare, oltre a fare da sfondo all'”Alba dei Popoli”, evento che segna l’inizio del nuovo anno a Otranto.
Meta finale di questa escursione è la cava di bauxite, dalla quale in passato si estraeva quell’elemento indispensabile per produrre l’alluminio.
Oggi la cava, a causa di infiltrazioni di acqua, ospita un lago color smeraldo, che crea un magnifico contrasto con il paesaggio roccioso rossastro circostante e la verde macchia mediterranea.
Piò o meno 8 km separano Otranto dal Parco Naturale dei Laghi di Alimini.
Prima di arrivare, questo sentiero porta i camminatori a passare per la Baia dei Turchi. Parliamo di una bellissima spiaggia bianca, con una fitta e profumata pineta alle spalle.
Il nome di questa baia rievoca il triste evento sanguinoso che segnò la storia di Otranto.
È infatti qui che attaccarono nel 1480 le navi cariche di pirati turchi, i quali insediarono Otranto per poi metterla a ferro e fuoco.
Consiglio: Se si vuole soggiornare in zona, l’ideale sarebbe scegliere una dimora storica o una masseria (qui una struttura ideale), dove ritemprare il corpo e lo spirito.
La Cappella dei Martiri all’interno della Cattedrale di Santa Maria Annunziata mostra l’immagine più scioccante di quell’invasione, alla luce delle ossa e dei teschi dei martiri che preferirono la morte piuttosto che abiurare il Dio cristiano.
Camminando dalla Baia dei Turchi si arriva al Parco Naturale dei Laghi di Alimini, caratterizzato da una lunga spiaggia, un mare che cela il relitto della Dmitrys e una pineta, oltre la quale ci sono due specchi lacustri: Alimini Grande alimentato dal mare e Alimini Piccolo generato da sorgenti di acqua dolce.
Il trekking nel parco permette di apprezzarne la preziosa biodiversità, con specie vegetali e ornitologica di grande valore. L’area è in particolare popolata da fenicotteri, gru, folate e oche selvatiche.
Da Otranto parte anche un altro percorso da trekking, emozionante e sorprendente, che porta a Santa Cesarea Terme.
Per arrivarci però bisogna attraversare luoghi iconici della terra di Otranto, a partire dalla cava di bauxite, piccolo angolo che ricorda quasi quei paesaggi tipici del Colorado e del Grand Canyon negli U.S.A.
Il percorso passa per la Grotta dei Cervi, uno dei tesori archeologici più preziosi del Salento e di tutta Europa.
Non è visitabile per preservarne l’ambiente incontaminato e intatto, ma è bene sapere che è considerata una sorta di Cappella Sistina dell’età neolitica.
All’interno, infatti, sono stati rinvenuti molti pittogrammi, tra scene di caccia, simboli misteriosi e impronte di mani lasciate sulle pareti millenni fa.
Superando Porto Badisco, si arriva a Santa Cesarea Terme.
Qui gli escursionisti potranno trovare sollievo grazie alle acque benefiche che oggi alimentano gli stabilimenti termali.
Le acque sgorgano da quattro grotte e pare siano curative per patologie dermatologiche, reumatiche e respiratorie.
Meritano una visita anche le ville del borgo, dall’iconico Palazzo Tamborrino a Palazzo Sticchi, per poi arrivare sulla punta più alta della cittadina, nel cuore della Pineta Belvedere, per godere della vista più bella su Santa Cesarea Terme.
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