Toscana, Argentario: 4 trekking di primavera tra mare, natura e storia

Una terra che fu etrusca, romana, spagnola, austriaca, napoleonica, costellata da fortificazioni, rocche e torri difensive, circondate da una vegetazione mediterranea e profumata. Camminiamo sull'Argentario, promontorio toscano di incredibile bellezza incastrato tra Maremma e Lazio.

15 maggio 2023 - 11:12

Trekking di primavera sull’Argentario, un promontorio tra cielo e mare

L’Argentario è uno dei promontori più celebri della costa tirrenica, luogo di inconfondibili bellezze naturali e manufatti umani, costruiti nei secoli dalle innumerevoli dominazioni che si alternarono su questo angolo di Toscana.

Questo luogo magico, collegato al resto della regione grazie a tre piccole strisce di terra, è divenuto negli anni una delle zone di villeggiatura più rinomate della regione, grazie alle sue strutture ricettive di alta qualità e alla vicinanza con l’Isola del Giglio e di Giannutri.

Ma l’Argentario è molto di più: una storia lunghissima e fortemente legata al suo profilo morfologico, che nei secoli ha visto un susseguirsi di dominazioni e popoli edificare le sue alture, con maestose fortificazioni a difesa delle proprie coste.

Ph.: Gettyimages/Elena Odareeva

Oggi sono più di venti gli edifici fortificati senesi e spagnoli sparsi per il promontorio, risalenti soprattutto al XVII secolo.

Il variegato territorio dell’Argentario si sviluppa dal livello del mare fino ai 635 metri del Monte Telegrafo, il punto più alto del promontorio.

Le sue coste sono basse e sabbiose nella parte orientale, mentre in quella occidentale scogliere e calette si rispecchiano in acque limpide e dalle mille tonalità d’azzurro.

Argentario: la meraviglia della natura

Un tempo l’Argentario era un’isola: l’abbassamento del livello del mare consentì un collegamento con la terraferma tramite il Tombolo della Feniglia a sud e il Tombolo della Giannella a nord.

Le due strisce di terra, formate dall’azione delle correnti marine e dall’accumulo di materiale proveniente dai corsi d’acqua dell’entroterra, andarono ad inquadrare la Laguna di Orbetello, aggiungendo così un terzo collegamento terrestre nei pressi dell’omonima cittadina.

Sulla costa settentrionale e orientale sorgono anche i due insediamenti più pregevoli del promontorio: Porto Santo Stefano, frequentato già nell’antichità dai popoli navigatori del Mediterraneo e dominato da un’imponente fortezza spagnola, e Porto Ercole, sorto in epoca etrusca e classificato come uno dei borghi più belli d’Italia.

L’Argentario è anche uno dei luoghi ideali per chi ama le immersioni e gli sport da praticare sott’acqua.

Ph.: Gettyimages/Graziella Zago

I fondali del promontorio sono la dimora ideale per gorgonie bianche, gialle e rosse, così come per le spugne e per una flora molto varia.

Dagli esperti ai principianti, sotto queste limpide acque ci si sente come circondati dalla popolazione che abita il mare.

Il territorio del promontorio rappresenta inoltre l’estremità meridionale del “Santuario dei mammiferi marini”, una grande area protetta internazionale particolarmente ricca di cetacei.

Dove c’è natura c’è trekking, e l’Argentario non è da meno: l’itinerario che vi proponiamo è un “tridente” che unisce la tradizione religiosa locale alle bellezze naturali del luogo.

Sono tre cammini che partono dai maggiori centri del promontorio (Porto Santo Stefano, Porto Ercole e Orbetello) e raggiungono il Convento dei Passionisti costruito nel 1700 sul Monte Telegrafo.

Dal convento parte anche “L’anello dei crinali” (carta Gruppo Argentario Trekking n.16; 11,2 km; 3 h e 30’), un percorso circolare dove si possono godere splendide viste sul promontorio e sul mare.

Trekking di primavera sull’Argentario: tre itinerari per il Convento dei Passionisti

Queste passeggiate ripercorrono i sentieri che in passato i pellegrini locali attraversavano nei giorni delle ricorrenze (28 aprile, S. Paolo della Croce e 8 maggio, festa della Madonna del Monte Argentario) od in altre date importanti del calendario religioso, in onore di San Paolo della Croce.

A Porto Santo Stefano, si univano anche le persone devote provenienti dall’Isola del Giglio.

Tempo di percorrenza
3:30 da Porto S. Stefano e Orbetello
2:40 da Porto Ercole
Lunghezza del percorso
12 km circa da Porto S. Stefano e Orbetello
11 km da Porto Ercole

1 – Da Porto S. Stefano al Convento 

 

all’ingresso del paese si seguono le gallerie della vecchia ferrovia Porto S. Stefano-Orbetello per 2,7 km circa.

Si costeggiano spiaggette, cale e scogliere su un percorso ciclopedonabile per 1,4 km (l’ultimo tratto è in fase attuativa).

Arrivati in zona la Soda, si parcheggiano le auto in Via Sasso dell’Acquaviva (aperto da settembre ad aprile) e, oltrepassato il “Ristorante i Due Pini”, si prende la dura salita sull’asfalto, scoprendo a poco a poco il panorama del mare.

Dopo 1,2 km ci si trova di fronte un cancello verde e si prende a sinistra per inoltrarsi nella macchia, seguendo i numerosi cartelli e segnavia bianchi e rossi.

Dopo aver superato un tratto caratterizzato da lecci, lentischi e corbezzoli, si apre un viottolo da cui si intravedono Orbetello e il tombolo della Giannella.

Proseguendo, ci si immerge nella macchia alta di lecci, fino ad arrivare su un viottolo più largo che ci conduce alla strada asfaltata; dopo 500 metri arriviamo al Convento, a 273 mt di altitudine.

 

2 – Da Porto Ercole al Convento

L’itinerario inizia, dalla strada che porta al cimitero di Porto Ercole, 10 metri prima del cartello che indica l’inizio dell’abitato, subito dopo lo svincolo per Cala Galera.

Dopo aver percorso 1,5 km di dura salita asfaltata, si giunge ad un valico e dopo 200 mt di strada cementata, inizia quella sterrata.

Dopo 2,8 km si giunge ad un bivio, si va a sinistra, seguendo cartelli e segnavia: la strada su questo versante è immersa nella tipica macchia di lecci, corbezzoli, da querce da sughero o sughere. Il sentiero, ombreggiato dalla vegetazione, consente di ammirare, a tratti, scorci panoramici sul versante sudorientale dell’Argentario.

Ph.: da visittuscany.it /Ceppicone

Ad un certo punto, stando molto attenti si passa l’antico Acquedotto Leopoldino.

Di questa struttura, fatta costruire da Leopoldo II di Lorena nel sec. XIX, sono ancora visibili i resti di tre arcate. Dopo 5 km di salita si sbuca ad un centinaio di metri dal Convento.

3 – Da Orbetello al Convento

L’itinerario comincia presso la diga di Orbetello, dove un tempo c’era il porto.

Dopo aver percorso per 1 km la pista ciclopedonale e aver sorpassato la ex casa cantoniera in direzione Argentario, si attraversa la strada e si giunge in località Terrarossa.

Da qui si prende la salita e si cammina su strada asfaltata fino all’ingresso del campo da golf, dopo aver passato il depuratore.

Dopo l’ingresso del Golf Club Argentario, si percorrono ancora 800 metri di strada sterrata e si trova un bivio: si continua dritti sulla strada maestra e ci si immette sulla stessa che proviene da Porto Ercole: dopo l’Acquedotto Leopoldino, si giunge al Monastero.

I tre percorsi sono indicati con cartellonistica o con segnaletica orizzontale con segnavia bianco-rosso ove possibile, data la conformazione del territorio.

 

4 – L’Anello delle miniere

Tempo di percorrenza
2:20 ore
Lunghezza del percorso
9 km
La miniera di ferro di Terrarossa o “Del Passo” fu scoperta nel 1872 e iniziò l’attività estrattiva nel 1874, dapprima a cielo aperto e poi in galleria. Durante la Prima guerra mondiale l’attività estrattiva fu incrementata per esigenze belliche.

Le estrazioni si interruppero durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre nel 1961 furono costruite due gigantesche torri per il prelievo dei minerali, visibili ancora oggi. L’attività estrattiva si interruppe definitivamente nel 1964 e da allora il sito giace in stato di abbandono.

Dopo aver percorso 1,5 km di dura salita asfaltata, si giunge ad un valico e dopo 200 mt di strada cementata, inizia lo sterrato. Dopo aver percorso 2,8 km, giungendo ad un bivio, si gira a destra costeggiando il campo da Golf e il depuratore locale.

Ph.: Gettyimages/Geo-K

Proprio nel punto dove incrociamo il depuratore si gira a destra, pronti ad affrontare una dura e lunga salita di circa 800 metri. Giunti in cima, si gira a sinistra e si segue la rete metallica fino a scorgere, sulla sinistra, un passaggio che si immette nella macchia. Si cammina per un chilometro circa, ammirando panorami verso il Monte e la costa di Talamone.

Alla fine si giunge al pozzo più alto della miniera.

Dal piazzale panoramico antistante si possono ammirare la pineta del Tombolo di Feniglia, Orbetello ed una parte della Maremma. Si riprende il cammino in discesa, fino a giungere sulla provinciale per Porto Ercole.

Dopo aver avanzato verso destra per circa 100 metri, si attraversa la strada e ci si immette sulla ciclopedonale, dalla quale si raggiunge il punto di partenza.

 

 

Informazioni utili

Il sito della Pro Loco Monte Argentario è ricco di informazioni utili per organizzare il viaggio.

Il punto di partenza dell’itinerario ad anello è situato sulla strada che porta al cimitero di Porto Ercole, poco prima del cartello indicante l’inizio del centro abitato, nei pressi dello svincolo per Cala Galera.

 

 

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