Mountain Panorama from the window of the Sommo Fort
Rocce e praterie frantumate da mille esplosioni, nella rete di gallerie che ne percorrono le viscere profonde, accanto al legno delle croci ed al ferro dei reticolati, nel silenzio dei forti, il tempo si è fermato.
La memoria della Storia è ancora ben viva sulle montagne di Trento.
Ph.: Gettyimages/catalby
Le fortezze della prima guerra mondiale costituivano un sistema difensivo cruciale lungo il fronte italiano.
Furono spesso teatro di sanguinosi scontri durante la guerra, lasciando un’impronta indelebile sulla storia della regione.
Oggi sono parte del patrimonio culturale integrato nell’ambiente di praterie, boschi e rocce del Trentino meridionale, e rappresentano una meta affascinante per tutti gli appassionati di escursionismo desiderosi di conoscere la storia che ha fondato le basi dell’Europa moderna.
Per la Fortezza di Trento il Monte Celva era considerato “prima trincea” del fronte orientale. Faceva parte della terza sezione, che iniziava sulla Marzola e finiva nella valle del Fersina.
A difendere questo caposaldo vi erano numerose squadre della fanteria e 10 batterie di artiglieria; anche qui quasi tutto l’armamento spariva mimetizzato accuratamente sotto terra.
Ph.: da trento.info
Venne costruita anche una batteria con cupole corazzate girevoli proprio sotto la cima della montagna.
Le testimonianze sono ben visibili e facilmente raggiungibili: casematte in calcestruzzo collegate tra loro da gallerie sotterranee, osservatori di tiro per l’artiglieria, magazzini per le munizioni, posizioni per i mitragliatori, una caverna per la produzione della corrente elettrica. Gran parte della fortificazione è stato ripulito e parzialmente restaurato.
_ L’itinerario:
Si arriva prendendo l’elastibus (trasporto su prenotazione) da Trento fino a Passo Cimirlo.
Il sentiero della Sat 419 guida a tutte le batterie in caverna, alle fortificazioni dell’anticima e quindi alla sommità del Monte Celva (998 metri). L’escursione è facile e adatta a tutti, compresi i bambini.
La fortificazione sotto la cima del Monte Calisio fu il capolavoro del genio militare di Trento.
Camminando verso la sommità del monte si trovano ovunque caverne, resti di trincee e casematte per mitragliatrici, avamposti della fanteria e posizioni per l’artiglieria campale.
Anche questa cima, pur modesta ma perfettamente in vista della città e delle sue vie d’accesso, era sfruttata al massimo come punto d’osservazione e caposaldo.
Oggi le strade militari, costruite per il rifornimento delle munizioni e di altri materiali bellici, sono ridotte a stretti sentieri, ma le tracce del grande sistema di difesa sono ancora facilmente riconoscibili.
A grande distanza fra esse per non essere localizzate, due cupole corazzate con altrettanti cannoni di grande calibro affioravano da un sistema di caverne sotterranee – ad una profondità di decine di metri – perfettamente mimetizzate.
Abbandonata la Fortezza sul Monte Calisio rimasero fino alla fine della guerra le batterie antiaeree.
Da visitare lo sbarramento stradale “Civezzano opera-media”, la batteria in caverna “Castel Vedro”, sulla cui parete verticale si nota la bocca di fuoco di una potente mitragliatrice, e i ruderi di Forte Casara, demolito nell’estate del 1915.
Da Montevaccino, sobborgo di Trento raggiungibile in autobus, si prende il sentiero Sat 430 verso Passo Casara, e poi il 403 fino alla cima Calisio.
Altra possibilità: dal parcheggio del ristorante Campel (sopra Villamontagna) si prende il sentiero Sat 421 per Passo Casara, poi si segue il sentiero 430 e 403. Le varianti sono segnate in colore giallo.
Direttamente dal sobborgo di Villamontagna per il sentiero Sat 430b e poi 403. Si può effettuare anche il giro completo della fortificazione partendo da Villamontagna, durata una giornata.
Il Monte Soprassasso disponeva già di numerose fortificazioni quando nell’ottobre 1914 entrò in vigore l’ordine di creare la Fortezza di Trento.
Anche qui si lavorò per tutto il 1915 ampliando l’esistente e creando un sistema di strade militari.
Il Soprasasso faceva parte della quinta sezione di fortificazione che cominciava in fondo alla valle dell’Adige riva ovest del fiume, passando per località Ischia Podetti, lo sbarramento del Forte Bus de Vela, le località Casteller della Grua.
Scopo era quello di fermare il nemico in caso di sfondamento dello sbarramento di Riva del Garda. Su tutta la cresta era stato posizionato del filo spinato.
All’interno della montagna furono costruite numerose caverne con casematte armate con cannoni e mitragliatrici, dormitori per le truppe, magazzini, un grande arsenale e anche una fuciliera. Numerosi gli osservatori, con vista stupenda sull’Adige.
Da Trento in autobus fino a Cadine.
L’itinerario prende il via al parcheggio “Fer de Caval” all’imbocco del sentiero “Giro del Sorasass”.
Per visitare la fuciliera austriaca seguire il sentiero Sat 627, gli osservatori sono in località Pontesel, la batteria in caverna in località Pontesel e Spazzadomeneghe.
E’ una escursione facile adatta anche ai bambini della durata di 3-5 ore.
All’inizio del 1900 il Monte Bondone aveva già due grandi complessi militari, inutili nella difesa in quanto superati.
Il maggiore generale Anton Sciesser introdusse qui già 1910, sotto la cima del Palon, per la prima volta la sua nuova tecnica di fortificazione sotterranea in caverna.
Tecnica che negli anni 1914-15 divenne lo standard per la Fortezza di Trento. Le fortificazioni sul Palon potevano resistere al fuoco dell’artiglieria d’assedio pesante ed erano a prova di bomba.
A Candriai sotto la roccia venne scavata una fuciliera posta su due piani, con grandi magazzini e caserme.
Moltissime le caverne facilmente individuabili nei boschi, così come la trincea sopra lo sbarramento del Bus de Vela.
In Vason la trincea passa in mezzo alla riserva naturale. La postazione più avanzata ed esposta era Cima del Cornetto, costruita nel 1914-1915: qui anche dopo 90 anni le opere si presentano maestose e visitabili.
Il modo migliore per visitare la fortificazione è percorrere i sentieri che dal Bus de Vela portano a Malga Vason e poi fino a Candriai utilizzando una cartina dettagliata.
La sezione della difesa Chegul-Marzola-Maranza cominciava nella valle del Fersina (in direzione della Valsugana) e finiva sulla Marzola.
É una zona piuttosto ampia: il monte Chegul era una importante base dell’artiglieria, da lassù numerosi cannoni e obici controllavano la Valsugana.
Sulla sua cima si costruirono 20 caverne e una batteria per due mitragliatrici.
Le caverne scavate nel sottosuolo servivano come caserme, cucine e magazzini. In una era alloggiato un gruppo elettrogeno che produceva energia elettrica per l’illuminazione delle caverne e per le batterie dei fari.
A documentare la fortificazione una serie di fotografie custodite nell’archivio della Provincia Autonoma di Trento ed al Museo Storico della Guerra di Rovereto.
Dal Chegul alla Marzola tutti i capisaldi erano collegati tramite una trincea tuttora visibile e percorribile. Visitabile anche il complesso sulla Cima Doss dei Corvi.
Imponenti i resti di una grande cisterna per la raccolta dell’ acqua piovana, restano ancora tratti con scale scavate nella pietra mentre dalle postazioni dei cannoni si ha una splendida vista sulla città di Trento.
Il sentiero Sat 411 corrisponde in linea di massima all’antica strada d’armi. Il giro è molto lungo e serve almeno una giornata intera. Punto di partenza Passo Cimarlo o rifugio Maranza.
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