Trentino: tre cammini storici fra l’Adamello e le Dolomiti

Le sue montagne, dalle cattedrali di roccia delle Dolomiti, alle vette ghiacciate dell’Adamello, sono un’icona celebre in tutto il mondo e un sogno che accomuna tutti gli appassionati di trekking. In questo articolo vi raccontiamo tre cammini storici che attraversano queste incredibili montagne

3 maggio 2022 - 7:43

Se però pensate che la magia del Trentino si limiti alla montagna selvaggia e alla natura incontaminata, vi sbagliate di grosso.

I sentieri di quota e le alte vie sono solo uno dei tanti elementi che contribuiscono a creare il fascino di questo territorio.

Il Trentino una terra di transito e di scambio, un luogo dove culture e tradizioni si preservano, protette dai bastioni invalicabili delle montagne e, contemporaneamente, entrano in contatto fra loro, attraverso i corridoi naturali delle valli e dei valichi alpini.

Val di Funes – Foto Getty Images

Con voi e prima di voi è la storia a camminare fra i monti e le valli trentine ed è sufficiente abbassare di qualche grado lo sguardo dall’incanto delle vette, per scorgere i segni del suo passaggio.

Lo si legge nelle campagne coltivate con saggezza antica e amore quotidiano, nelle tradizioni secolari che mantengono unite e vive le comunità, nell’armonia discreta con cui tanti paesi e frazioni trovano il loro posto nell’ambiente naturale.

Nelle mura millenarie di castelli che raccontano guerre antiche e nei cimeli di battaglie ben più recenti e tragiche, che oggi sono monito alla conservazione del bene prezioso e fragile della pace.

Questo è il volto del Trentino di cui oggi vi vogliamo parlare, un volto che è bello scoprire passo dopo passo, lungo il tracciato dei tanti grandi cammini storici che attraversano il territorio.

Ecco tre proposte di itinerari slow in Trentino sulle orme della storia e delle tradizioni, ideali da percorrere nella stagione primaverile.

 

Il Sentiero di San Vili

Cominciamo il nostro cammino seguendo tracce antichissime: quelle di San Vigilio, o meglio San Vili, così come è ricordato nella tradizione popolare trentina.

È lui il “santo escursionista” che, all’alba dell’era cristiana, percorse le valli trentine con instancabile fervore, portando per primo la buona novella alle genti di montagna.

Il Sentiero di San Vili non è in realtà un cammino religioso.

Il tracciato delle sue sei tappe, che collegano la città di Trento a Madonna di Campiglio passando per la Valle dei Laghi, non nasce da una tradizione di pellegrinaggio sulle orme del santo, quanto piuttosto da un dovere di memoria.

Madonna Di Campiglio, Italy – Foto Getty Images/ Federico Ranghino / EyeEm

La SAT, Società Alpinisti Tridentini, ha creato l’itinerario nel 1988, con l’intento di valorizzare e preservare i paesaggi e le testimonianze della cultura contadina e montanara che ancora si ritrovano nei luoghi che furono teatro della predicazione di Vigilio.

Dalla cattedrale di Trento, sorta sul luogo di sepoltura del santo, fino alle cattedrali naturali delle Dolomiti di Brenta, il Sentiero di San Vili testimonia, attraverso tutte le sue sfumature, l’inscindibile legame che si è creato in queste terre fra città e montagna, dimensione umana e naturale.

Subito dopo la partenza, il sentiero tocca la località Vela di Trento, dove sono stati scoperti i segni che testimoniano una presenza dell’uomo nelle valli alpine che risale addirittura a 10 mila anni fa.

The Adamello Brenta mountain group in the Italian Dolomites over Molveno, Trentino, Italy – Foto Getty Images.

Nel suo dipanarsi il Sentiero di San Vili tocca luoghi di incredibile fascino, come la stretta forra del Limarò, che dà accesso ai suggestivi villaggi di Deggia e Moline.

Ancora più avanti si raggiunge il borgo fantasma di Irone, spopolato dalla peste del 1630 e rimasto da allora immutato nel tempo, con la sua tipica struttura medioevale.

Nel tratto finale del percorso, quello che risale la Val Rendena verso Madonna di Campiglio, a fare da cornice c’è il paesaggio naturale del Parco Naturale Adamello Brenta, un vero e proprio scrigno di biodiversità alpina.

 

Il Sentiero della Pace

Sono più di 600 i chilometri di sentieri contrassegnati dal segnavia della colomba, simbolo del Sentiero della Pace.

Tra il Passo del Tonale e la Marmolada questo lunghissimo trekking connette i luoghi simbolo del Primo conflitto mondiale.

Dalle cime che furono l’improbabile campo di battaglia della Guerra Bianca alle valli che furono attraversate dagli eserciti e le cui comunità furono divise e contrapposte da confini stabiliti dalla politica più che dalla cultura e dalla storia.

In cammino al cospetto della Marmolada – Foto Getty Images

Questo lungo itinerario venne realizzato tra il 1986 e il 1990 dal Consorzio Lavoro Ambiente e dal Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento e si estese successivamente anche all’Altopiano dei Sette Comuni comprendendo la zona dell’Ortigara.

È un viaggio infinito il Sentiero della Pace, come infiniti furono quegli anni di follia bellica e le vicende e le storie ad essi legate.

Percorrere tutto il trekking richiederebbe probabilmente più di un mese, ma un itinerario dai sapori forti questo merita forse di essere digerito una tappa alla volta, per avere tutto il tempo di gustarne le bellezze e di meditare profondamente sugli orrori e gli eroismi di cui si fa testimonianza.

Gli stessi ideatori dell’itinerario lo suddividono in più tratti, differenti per caratteristiche geografiche ambientali.

Madre di due figli a piedi al Passo Sella, Dolomiti, Italia – Foto Getty Images / Roberto Moiola

Alcuni di questi, come quello che comprende le tappe dal passo del Tonale all’Adamello, quello che dall’Adamello scende in Val Rendena e in  Val Giudicarie, e poi quelli che dalla Valsugana risalgono verso il Lagorai, portano gli escursionisti su sentieri e percorsi d’alta quota, perfetti per la stagione estiva.

Percorribili tutto l’anno e ideali per i mesi primaverili sono invece i tratti intermedi del sentiero.

Lungo le tappe che attraversano la Vallagarina e toccano Rovereto le quote altimetriche si abbassano, ma di sicuro non calano le attrattive.

Questa è la valle dei castelli, ma anche della spiritualità e dell’arte, come testimoniano le tante chiese e monasteri, meta di devozione e fonte inesauribile di stupore, come il Santuario della Madonna della Corona, letteralmente sospeso sulle pareti rocciose che sovrastano il paese di Brentino.

Molto suggestivo è anche il tratto che dal Pasubio porta ai verdissimi altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna.

Qui, fra pascoli, radure e ampie distese boscose, i sentieri si sviluppano in un dolce saliscendi, mai troppo impegnativo, e portano alla scoperta dell’imponente sistema di fortificazioni dell’esercito austroungarico, conosciute come le “Fortezze dell’Imperatore”.

 

La Via Imperiale

È un percorso antichissimo quello della Via Imperiale, conosciuta anche come Via Traversa, secondo alcuni risalente addirittura all’epoca romana.

Di sicuro i sentieri e le strade compresi fra la Val di Non e il Lago di Molveno furono molto frequentati in epoca medioevale e rappresentarono un’importante via di comunicazione alternativa alla Valle dell’Adige, che metteva in contatto il mondo tedesco-tirolese con i territori sudalpini.

Lago di Molveno in Trentino – Foto Getty Images

L’itinerario era percorso anche dai pellegrini che provenivano dall’Europa settentrionale e confluivano poi nella Via Francigena, per attraversare l’Italia diretti a Roma, capitale della cristianità e meta, assieme a Santiago de Compostela e Gerusalemme di una delle tre Peregrinationes Maiores.

Oggi la Via Imperiale è stata riscoperta e valorizzata nel tratto di 18 chilometri che va da Sporminore a Molveno e dal quale si diramano alcuni percorsi secondari, ma sempre ricchi di spunti di interesse.

Oltre che dotato di apposita segnaletica, il tracciato è corredato da una cartellonistica che, grazie ai CR Code scansionabili con lo smartphone, consente l’accesso a molte informazioni multimediali.

Tantissime sono le attrattive di interesse storico e artistico.

I resti di Castel Sporo-Rovina a Sporminore, Castel Belfort a Spormaggiore, la chiesa di San Tommaso a Cavedago, l’antico crocefisso in pietra presso il Maso Pegorar di Andalo e la chiesa di San Vigilio a Molveno ne sono solo alcuni esempi.

Gli elementi d’interesse naturalistico non sono certo da meno di quelli culturali.

Il percorso, infatti, lambisce il territorio del Parco Naturale Adamello Brenta e tocca il Parco Faunistico di Spormaggiore, dove, in un’apposita area protetta di 7000 metri quadrati, è possibile ammirare due esemplari di orso bruno, il più grande mammifero delle Alpi, oltre che alcuni esemplari di lupo.

L’arrivo a Molveno è di sicuro la degna conclusione di questo splendido trekking, che ci porta ad ammirare quello che è considerato uno dei più affascinanti laghi delle Alpi.

 

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