Stalactites and stalagmites in Pastena cave in Fronzinone in Lazio, Italy
Le Grotte di Pastena furono scoperte nel 1926 dal barone Carlo Franchetti e già nel 1927 erano accessibili al pubblico.
Si trovano sui Monti Ausoni, in Ciociaria, e raccontano una storia millenaria nella quale l’acqua ha disegnato un universo sotterraneo unico, con stalattiti, stalagmiti e antichi laghi carsici.
Ph.: Gettyimages / siete_vidas
Si tratta di uno tra i maggiori complessi speleologici della nostra penisola, con un ramo fossile di 880 metri e un ramo attivo di oltre due chilometri.
Quest’ultimo è visitabile solo nei primi 200 metri ma riserva una emozione crescente giunti alla “sala del lago”, dove risuona il fragore del torrente Fosso Mastro quando le piogge né alimentano la portata.
L’acqua, invece, non perpetua più la sua azione erosiva nel ramo fossile, d’incredibile bellezza per una serie di sale impreziosite da stalattiti e stalagmiti che grazie alle loro forme fantastiche sono etichettate con nomi di fantasia, tutti riconducibili a figure del mondo esterno, a noi più comuni.
La temperatura delle grotte rimane costante e si aggira intorno ai 14-15°C, salvo le zone percorse da correnti d’aria ed all’ingresso.
L’atmosfera interna è generalmente satura di vapori d’acqua e con il grado di umidità relativa compreso nella maggioranza dei casi tra 95-100%.
Dal salone d’ingresso, attraverso una galleria artificiale e una passerella in metallo, si raggiunge dopo 100 metri la “sala del lago Blu”, dove un salto d’acqua di 10 metri, insieme a piccole sorgenti perenni, alimenta lo specchio d’acqua sotterraneo.
La visita del ramo attivo termina alla “sala dell’Occhialone”, conseguibile grazie ad una scalinata. Il tratto successivo, d’indubbio interesse scientifico, è fruibile solo a speleologi e ricercatori.
Quindi, una volta tornati sui propri passi, può iniziare la visita al ramo fossile del complesso ipogeo di Pastena.
Si tratta del “Corridoio Franchetti”, dal nome del scopritore delle grotte, ricco di concrezioni minerali.
Qui si evidenzia una bellissima colata di calcite, pura superficialmente e mista a limo negli strati sottostanti.
Si giunge così alla “sala del salice piangente”, nome conferito dalla caratteristica forma assunta dalla colonna creata dall’unione di una stalattite ad una stalagmite.
Oltre una scalinata ed un cunicolo artificiale, una biforcazione a destra porta al punto più alto (200 m) del complesso ipogeo: la “sala dei pipistrelli”, dove un tempo questi piccoli mammiferi notturni cadevano in letargo nei mesi invernali.
Tornati alla “sala delle diramazioni” si percorre il ramo principale diretto alla “sala delle meraviglie” dove una delle concrezioni più interessanti del complesso sotterraneo, ricorda la testa di un elefante dal color avorio.
Ora è la volta della “sala delle colonne”, dove si annoverano pilastri, originatisi dall’unione delle stalattiti alle stalagmiti, alti più di 10 metri e dal diametro molto grande, oltre a curiose concrezioni “a fetta di prosciutto”.
Una rampa di scale finale conduce all’ultima sala visitabile: la sala del Monte Calvario.
Qui, sopra un deposito di roccia e guano, sterco dei pipistrelli, s’innalzano alcune stalagmiti che sembrano raffigurare le tre Croci, proprio come sul Monte Calvario.
Il ramo fossile della grotta termina in un budello di fango non percorribile.
Per informazioni su orari e dettagli della visita, il sito ufficiale delle Grotte.
Percorrere la Roma – Napoli (A1) uscita di Ceprano, seguire indicazioni per Falvaterra e poi per Pastena. da qui seguire direzione Castro dei Volsci fino a un bivio, dopo circa 5 km, con indicazione per le Grotte.
_ Scopri gli altri itinerari e percorsi nel Lazio
Seguici sui nostri canali social! Instagram – Facebook – Telegram