Tre chilometri e tre tappe lungo un sentiero realizzato dai monaci benedettini e segnato con frecce e vernice bianca.
Si prosegue tra la fitta macchia mediterranea.
Dopo appena 800 metri dal Varo, s’incontrano i resti di un convento benedettino sorto su un antico impianto romano.
Il faraglione tufaceo visibile da metà della salita è lo scoglio del Monaco, mentre il belvedere si affaccia sul faro di Capo Negro e, oltre, sul mitico profilo del promontorio del Circeo.
Lungo la traccia che sale al Monte Pellegrino, ciuffi di lentisco, mirto ed eriche si sostituiscono all’elicriso delle scogliere vulcaniche del versante sud-ovest, mentre, a ridosso della cima, sono i cisti e le ginestre a lasciare il posto ai corbezzoli e al bosco di leccio del versante nord.
Guadagnata la vetta del monte Pellegrino (194 m), l’occhio fugge verso il cielo, il mare, le isole dell’arcipelago e, più in lontananza, la terraferma.
Non resta che coprire gli ultimi 900 metri perdendo quota nella lecceta del Cavone del Lauro e raggiungere il punto più basso del percorso da cui si scorge ancora il mare e la scogliera.
Il sentiero ora prende a salire nuovamente piegando verso i resti del convento benedettino incontrato all’inizio dell’escursione.
Si torna verso l’imbarco seguendo le tracce bianche della segnaletica.
Se la stagione lo consente e se siete stati abbastanza previdenti da mettere un costume da bagno nello zaino, il divertimento continua nelle acque cristalline della caletta prospiciente l’antica peschiera romana.
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