The Albano lake seen from Castel Gandolfo, Rome, Lazio, Italy, at summer
I laghi di Albano e Nemi raccontano una storia antica.
Dal Bosco Sacro dedicato al culto della dea Diana Nemorense “la Triplice”, poiché protettrice della caccia e dei boschi (nella veste di Artemide), degli Inferi (in quella di Ecate) e delle partorienti (sotto il nome di Lucina), per giungere alla Via Sacra che porta al Mons Albanus, dedicato al culto di Giove.
Dalle fragoline di Nemi al pane di Genzano, per arrivare alla porchetta di Ariccia.
Il Lago di Albano e Castel Gandolfo (Ph.: Gettyimages/DEA / U. COLNAGO)
Il territorio del Parco offre tutto il possibile a chi ricerca natura e storia, buon vino e cibo, per una “scorpacciata” che ristori anima e corpo.
Gli antichi imperatori romani vi costruirono le ville di vacanza.
Le ferie di agosto nascono proprio qui, dal culto di Diana e dai pellegrinaggi durante le Idus Nemorensis del 13 del mese.
Prima di loro abitavano queste terre le Genti Latine.
Ph.: Gettyimages/Paolo Polidori / EyeEm
E prima ancora, in un percorso a ritroso nella storia, troviamo un villaggio di palafitte.
I resti ancora visibili testimoniano la civiltà di 3900 anni fa intorno al lago Albano.
I due laghi di Nemi e Albano costituiscono un unicum nella geografia del territorio laziale.
Formati dal fuoco, sono mirabili esempi di attività vulcanica sopita nel tempo, alimentati da sorgenti che sgorgano dalla terra per riempirli di vita.
Facile, in una zona così fertile, trovare distese collinari di vitigni e cereali, boschi arrampicati lungo le coste del vecchio vulcano e numerosi prodotti tipici.
Le offerte gastronomiche dei Castelli hanno conquistato la loro fama ben oltre i confini del Lazio.
I vini DOC innanzitutto, tra cui spiccano quelli di Frascati, dei Colli Albani, dei Colli Lanuvini.
Ma anche e soprattutto quello di Marino, che con la sua antica tradizione della Festa del vino fa ancora sgorgare il liquido dalle fontane.
E poi c’è Nemi, piccolo borgo abbarbicato in alto che domina il lago sottostante, che con le sue fragoline di bosco crea una delle sagre più caratteristiche dell’intero territorio.
La festa che celebra le fragoline di Nemi, in una fotografia del 1930 (Ph.: Gettyimages/Imagno)
Famoso in tutto il mondo Genzano di Roma, per la caratteristica manifestazione dell’infiorata, che una volta l’anno la riempie di incantevoli tappeti floreali.
Genzano vanta anche il primo pane ad essere stato riconosciuto IGP (Indicazione Geografica Protetta).
E poi c’è Ariccia, che dal sacro – il magnifico Palazzo Chigi, mirabile costruzione di Gian Lorenzo Bernini, – passa al profano delle fraschette, le taverne popolari dove si trovano tutti i prodotti tradizionali dei Castelli.
La regina delle produzioni eno-gastronomiche è la porchetta, fatta esclusivamente con maiali autoctoni di almeno un centinaio di chili.
Ph.: Gettyimages/Stefano Montesi – Corbis
Impossibile non provare le coppiette di suino, realizzate con le cosce o il filetto dell’animale, essiccate e condite con un procedimento antico quanto l’umanità.
A chiudere il cerchio della buona tavola la pupazza frascatana, un dolce tipico della località di Frascati: la leggenda legata alla pupazza vuole che essa rappresenti una mammana, una balia che teneva a custodia i bambini delle donne impegnate nella vendemmia.
Ph.: Gettyimages/DEA / S. VANNINI
A differenza delle sue colleghe, la donna imboniva i piccoli allattandoli ad un seno finto con del buon vino di Frascati.
Per questo il dolce è realizzato a forma di donna con tre seni, due per il latte e uno per il vino, a testimonianza di una tradizione che affonda le sue radici nel buon cibo e nel buon vino.
Sono molti i percorsi che il Parco Regionale dei Castelli Romani offre a chi vuole cimentarsi nella sua scoperta a piedi.Tra questi, uno davvero suggestivo è quello che da Albano Laziale porta a Nemi, unendo i due laghi vulcanici.
Partendo dal Convento dei Cappuccini di Albano Laziale, troviamo un ampio e comodo sentiero che, superato il bivio sulla sinistra che conduce al Romitorio di Sant’Angelo in Lacu e alle sponde del lago, continua per circa 2,5 chilometri fino ad una biforcazione, dopo una ripida salita, dove si svolta a destra.
Il sentiero sale leggermente in quota fino a superare la cresta del bacino. Lungo questo tratto troviamo i punti panoramici più suggestivi dell’intero percorso.
Raggiunta e oltrepassata la SS218, dopo circa 1,5 chilometri all’interno di un bosco di castagno, si giunge ad un bivio che sulla destra conduce alla località Fontan Tempesta.
Le acque che sgorgano dagli antichi vasconi, dopo essersi raccolte in uno stagno, si incanalano nel Vallone Tempesta dove possiamo trovare il bosco tipico della zona prima che il castagno prendesse il posto delle varie essenze già esistenti.
In questo punto si incrociano i sentieri Genzano-Monte Cavo e il raccordo Fontan Tempesta Nemi-Ceyrat.
Ph.: Gettyimages/ROMAOSLO
Con il fontanile alle spalle si prosegue sulla sinistra e dopo 150 metri, giunti al bivio, si procede dritti.
Inizia qui la lunga discesa che con il suo sentiero ben visibile e di facile percorrenza porta a ridosso dell’abitato di Nemi, nei pressi dell’arco di Palazzo Ruspoli, dove termina il sentiero.
Per raggiungere le sponde del lago si prosegue lungo il raccordo che scende a destra.
Da qui si arriva in quello che rimane del preistorico villaggio palafittico delle Mole e poco dopo presso il Tempio di Diana e il Museo delle Navi.
Parco Regionale dei Castelli Romani
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