Lago d’Avino: un trekking tra Italia e Svizzera

Un percorso alla scoperta del Lago d'Avino, sulle Alpi Lepontine, in Piemonte. Una camminata lacustre un chilometro e mezzo sopra il tunnel ferroviario del Sempione, che collega da inizio Novecento Italia e Svizzera

29 agosto 2023 - 9:39

A est: la Svizzera, Canton Vallese. A ovest: la Svizzera, Canton Ticino.

A Sud il Piemonte, nella sua propaggine più settentrionale.

Sotto ancora, nel senso letterale del termine (1500 metri più in basso, per la precisione), la ferrovia internazionale del Sempione.

Un collegamento che ha fatto la storia dei trasporti europei, mettendo in comunicazione per oltre un secolo Milano con Berna e Ginevra.

Dove siamo? Tra le Alpi Lepontine, nel territorio dei comuni di Varzo e di Trasquera.

L’obiettivo di questo trekking è il Lago d’Avino, un piccolo bacino lacustre di origine glaciale adagiato a circa 2.250 metri di quota.

Un luogo d’alta montagna selvaggio e bellissimo, a ridosso del Monte Leone, isolati dal mondo.

 

La nostra escursione: partenza facile ma ripida

Con l’auto si arriva fino a Varzo, poi si prosegue su una strada asfaltata verso la frazione di San Domenico.

Seguendo le indicazioni per Ponte Campo si arriva ad un parcheggio, dove bisogna pagare tre euro per posteggiare l’auto tutto il giorno.

Si parte per il nostro percorso trekking da quota 1300.

La prima oretta di ascesa verso il Lago d’Avino è ripida, su una strada sterrata che tuttavia non presenta difficoltà di sorta.

Si arriva, seguendo il sentiero e i cartelli, alla cappella del Groppallo.

Costruita nel XVI secolo a 1723 metri di quota, la cappella è il punto di riferimento e di riposo che chiude il faticoso tratto in salita della carrareccia che collega Ponte Campo all’Alpe Veglia.

Per questo è chiamata anche “cappella della serenità”.

Il paesaggio, da qui, inizia ad “inselvatichirsi”.

Poco oltre c’è anche un minuscolo paesino abitato, Cianciavero, a 1700 metri di quota.

É qui che dobbiamo addentrarci, lasciando la sterrata principale, per iniziare l’ascesa verso il lago.

Il paesaggio è appagante, tra pinete e pianori erbosi immersi in un gran silenzio.

Siamo appena sotto i 1800 metri di quota, ma con la salita che torna ripida saliamo rapidamente di quota

 

L’ascesa al lago

Il sentiero prosegue, ben segnalato con cartelli piuttosto inequivocabili.

Dopo il paesino (dove non è raro incontrare qualche abitante disponibile a scambiare due chiacchiere) troviamo le splendide “marmitte dei giganti”.

Si tratta di una serie cavità cilindriche, reminiscenza delle era glaciali.

Le marmitte si formano quando l’acqua corrente s’imbatte in un ostacolo nel letto del torrente e viene costretta a ruotare sempre nello stesso punto.

All’interno della marmitta l’acqua scorre con maggiore velocità e fa girare vorticosamente i detriti che trascina con sé: una formazione geologica spettacolare e ipnotica.

Questa acqua arriva dai ghiacciai del Monte Leone, facile immaginarne purezza e temperatura.

Il sentiero prosegue e ci porta di fronte ad un bivio con due possibilità di percorso: facile e ripido, scritto senza mezzi termini con la vernice sulla roccia.

Noi consigliamo il primo percorso, che inizialmente attraversa la montagna attorniata da profumati cespugli di rododendri.

Successivamente le piante e la vegetazione si diradano.

Il silenzio è totale, la pendenza importante, e ci porta fino a quota 2100 metri circa.

 

Obiettivo in vista

Ancora un po’ di faticosa salita e poi il lago si presenta in tutta la sua bellezza di fronte a noi.

Fiori, colori, forme naturali armoniose e, soprattutto, uno specchio di acqua verde-azzurra idilliaco.

Se si sale al lago entro inizio luglio è probabile osservare anche un po’ di neve sui prati, in contrasto con il verde della vegetazione.

Dal lago è ben visibile anche l’Alpe Veglia, un posto magico che si sarebbe raggiunto tirando dritto lungo la strada della cappella del Groppallo.

Anche nella stagione turistica più inoltrata, sul lago è difficile trovare altre persone in zona o segnali della presenza umana.

Il lago ha una profondità di 30 metri e misura circa un chilometro di lunghezza per 500 metri di larghezza.

Una volta goduto di questo paesaggio incantevole, si può tornare indietro seguendo lo stesso itinerario dell’andata.

 

Quando andare

Da giugno a fine settembre, ma occorrono dei distinguo: a giugno non è raro imbattersi in nevai in quota, anche piuttosto estesi.

Da settembre in poi occorre scegliere fine settimana stabili e soleggiati, visto che le temperature tendono a calare velocemente.

Il percorso non è particolarmente tecnico o complicato, ma occorre una gamba allenata per coprire il dislivello di circa 1000 metri.

Attenzione: appena dopo il parcheggio dell’auto si perde completamente la copertura telefonica.

 

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