Il colle del Moncenisio, percorso oggi da una frequentata strada internazionale che unisce la valle Susa alla valle dell’Arc, fin dall’antichità fu un importante punto di valico.
La quota relativamente modesta e la conformazione geografica rendono il passo accessibile con relativa facilità, almeno nella buona stagione, da entrambi i versanti.
Per il fatto di essere stato un punto di passaggio per le merci e per gli eserciti, la località fu soggetta a forte controllo militare.
In particolare nell’Ottocento e nel Novecento, prima per le guerre tra Francia e Regno di Sardegna, poi per gli eventi bellici risalenti alla seconda guerra mondiale, il Moncenisio venne fortificato, fortificazioni ancora oggi visitabili.
Camminando sulle sue pendici ancora oggi si può imbattere nelle tangibili testimonianze dell’ultimo conflitto mondiale.
L’ITINERARIO – La camminata conduce all’antico forte di Pattacreuse (italianizzato in Pattacroce), costruito dal Regio Esercito Italiano nel 1889 come presidio di artiglieria con chiari scopi antifrancesi.
Ridotto a postazione di fanteria dopo la costruzione del forte Turra da parte dei Transalpini, tornò ad essere nel 1930 una postazione dotata di cannoni rivolti questa volta verso il Piccolo Moncenisio: risale a questo periodo la costruzione della caserma che si incontra all’ingresso del forte.
La costruzione, assai articolata e molto estesa in superficie e sottoterra ma difficile da apprezzare in tutta la sua pienezza se non da immagini aeree, forma un poligono con una larghezza massima di circa 80 metri ed una lunghezza massima fino a 170 metri, delimitato da fossati profondi.
Tutta l’area interna è da percorrere con cautela per la presenza di gradoni, ripide scale, salti: esistono anche aperture percorribili per la visita dei locali interni (freddissimi e spesso invasi dalla neve), ma la discesa nei cunicoli è pericolosa e riservata a personale esperto.
Meta panoramica, dal forte si aprono suggestivi scorci sul lago e sul passo del Moncenisio, sul vallone e sul colle del Petit Mont Cenis, nonché sul versante est della val Cenischia, dove spicca la punta Lamet (m 3505), con un piccolo ghiacciaio, oltre la quale si alza il Rocciamelone.
Si cammina tra praterie, dove a luglio è spettacolare la fioritura dei rododendri. Emozionante è l’attraversamento al colmo della diga.
DESCRIZIONE – Dal parcheggio si scende verso la diga perdendo circa 40-50 metri di quota. Raggiunto il colmo dello sbarramento (m 1970 circa), lo si percorre interamente, risalendo sul lato opposto, fino ad incontrare uno sterrato che confluisce da sinistra, salendo dalla base della diga.
Si prosegue in salita, ignorando la deviazione a destra per il forte Varisella (chiusa al traffico) e si sale fino ad un colletto a 2030 metri circa: al passo si trascura la strada a sinistra che sale al Malamot e si scende verso il lago, perdendo una ventina di metri di quota.
Lo sterrato (purtroppo frequentato mezzi fuoristrada soprattutto nei giorni festivi) torna quindi a salire, fino ad incontrare un bivio sulla sinistra a quota 2050 circa.
Si abbandona la carrareccia che segue il perimetro del lago e si sale lungo una stradina finalmente con divieto di transito. Superati alcuni tornanti, si perviene ad un altro bivio, a circa 2100 metri: da sinistra confluisce una stradina pianeggiante che si ignora.
Tenendosi sulla destra, superati numerosi tornanti, si sbuca su un ripiano erboso, dove la carrareccia disegna ancora qualche “esse” per approdare infine alla caserma del 1930, che funge da ingresso principale al forte di Pattacreuse.
_ Scopri altri itinerari e percorsi in Piemonte: