Un trekking alpinistico: escursione sulla vetta dell’Argentera

Quattro ore di camminata, le prime due facili e le altre due difficili. La vetta del Monte Argentera, a quota 3298 metri, sulle Alpi Marittime, va conquistata metro per metro. In questo articolo vi sveliamo come

27 agosto 2023 - 18:19

È una cima che non scherza, questa.

L’obiettivo di questo trekking è il Monte Argentera, sulle Alpi Marittime.

La vetta è a 3298 metri e ogni metro va letteralmente conquistato con fatica e concentrazione.

Lo diciamo subito: il trekking verso la vetta dura circa quattro ore ed è piuttosto impegnativo.

Chi ha esperienza, equipaggiamento e, soprattutto, se la sente, verrà però premiato con uno dei più bei panorami delle Alpi sudoccidentali.

 

Da dove si parte

Il punto di partenza del trekking si trova in località Gias delle Mosche, 1591 metri di quota, a 50 minuti di auto da Cuneo.

Per iniziare il cammino sarà sufficiente imboccare la forestale in direzione di Casa del Re, 150 metri più in alto di quota (con un’auto alta, si riesce a giungere fino a Casa del Re).

Qui parte il sentiero che indica il rifugio Remondino (segnavia N11), distante 2 ore di cammino.

Lo prendiamo e iniziamo una salita costante, con tornanti che si susseguono uno dopo l’altro.

Attraversiamo cascate e pietraie, con la vegetazione che via via si dirada con la quota.

Una camminata, per adesso, senza particolari difficoltà.

Si arriva, così, facilmente nei pressi del rifugio Remondino, a 2430 metri di quota, punto di riferimento per tutta la valle.

Un luogo adatto per spezzare la fatica della camminata, dopo quasi 900 metri di dislivello dal parcheggio.

 

Sempre più su, verso la vetta

Lasciandoci il rifugio alle spalle, si prosegue su un sentiero verso sinistra che si inoltra incerto tra i massi della pietraia.

Intorno non è raro osservare stambecchi e altri animali che vivono ad alta quota.

Qui il percorso è segnato (non eccezionalmente bene, occorre ammetterlo) da segni gialli e verdi.

Sentiero o no, esiste però un trucco per non perdere l’orientamento in questa fase: il Canale dei Detriti. Nomen omen, il Canale dei Detriti si staglia in fronte a noi, grande ed impervio, impossibile da non vedere.

Si tratta anche di uno dei tratti più complicati dell’escursione.

Dopo non molto, ci si arriva sopra: un canale di pietre e ghiaia posto su una salita piuttosto scoscesa. Non ci sono alternative, occorre affrontarlo.

Qui ogni camminatore dovrà fare appello alle sue doti e alla sua esperienza per salire senza scivolare, tuttavia non ci sono crepacci o salti nel vuoto.

Conquistato il canalone, si raggiunge il Passo dei Detriti, a 3122 metri sul livello del mare.

La vista è strepitosa. Sul lato destro della conca è possibile ammirare due imponenti guglie rocciose: la Cima di Nasta, a 3108 metri, e la Cima Paganini, posta a 3051 metri.

Verso il basso, circa 700 metri più a valle, il rifugio Remondino.

Montagna vera e silenzio assoluto.

Ma la cima è ancora da conquistare.

 

Trekking con un tocco di alpinismo

Una volta arrivati sul Passo dei Detriti, sulla sinistra, apparirà anche la parete ovest dell’Argentera, che deve essere percorsa per arrivare alla vetta della montagna.

La parete sembra totalmente inaccessibile, ma non è esatto: ad un’occhiata più attenta si intravede una cengia.

Questo è un tratto molto delicato del nostro trekking: in alcuni punti il passaggio è molto stretto ed esposto.

La cengia è protetta da corde fisse, ma è comunque ostica: qui occorre equipaggiamento, piede fermo e molto concentrazione.

Di sicuro, una volta portato a termine questo complesso passaggio si verrà investiti da un’enorme soddisfazione.

Al termine della cengia la via torna a salire tra massi e rocce più da arrampicare che da camminare.

I passaggi in questa fase non sono complicatissimi e sono comunque protetti da corde fisse, ma anche qui occorre attenzione e piede sicuro.

I nevai, a questa quota, sono presenti anche nei mesi più caldi dell’anno; un elemento che aggiunge difficoltà ad un passaggio già complesso.

La vetta però è sempre più vicina, anche se la croce metallica si svelerà solo all’ultimo momento.

Una volta arrivati in cima l’emozione sarà tanta.

Il paesaggio è fenomenale: si è sulla montagna più alta delle Alpi Marittime, con un colpo d’occhio che spazia fino al mare della riviera di Ponente e della Costa Azzurra.

Una gioia per gli occhi ed una grande soddisfazione fisica.

Abbiamo conquistato una delle vette più ambite di tutto il Piemonte.

 

La discesa

Per tornare al parcheggio, passando dal rifugio Remondino, occorrerà semplicemente percorrere la stessa via dell’andata.

Ovviamente, l’attenzione per camminare in discesa dovrà essere altrettanto alta rispetto a quella tenuta durante la salita.

 

Quando andare

Si sale molto in alto, per cui è consigliabile percorrere il trekking nei mesi di luglio o agosto.

Attenzione però: anche in questi due mesi sono frequenti brevi temporali, soprattutto pomeridiani.

Vista la quota elevata, spesso questi temporali sono accompagnati da neve, neve tonda o grandine sopra i 2900 metri, con possibilità di temporanei accumuli al suolo.

In vetta sono frequenti banchi di nuvole basse che possono, purtroppo, limitare la vista del paesaggio per alcuni minuti.

 

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