Etna: la valle del Bove
Sul versante orientale dell’Etna si incontra l’affascinante Valle del Bove, dall’aspetto inospitale e ostile, originato da un’insieme di concause complesse tracui la formazione di caldere di collasso in seguito al crollo di porzioni considerevoli dell’edificio vulcanico.
Dove l’Etna spalanca le sue bocche verso il cielo e le ceneri avvolgono l’aria d’alta quota c’è una verità da raccontare: l’audacia di piccoli fiori che crescono e sopravvivono tra emissioni di gas, lava e blocchi litici.
La rete escursionistica del Parco Regionale dell’Etna è particolarmente sviluppata e consente di raggiungere le mete più interessanti dal punto di vista naturalistico, geomorfologico e culturale dell’area. Alcuni sentieri sono percorribili non solo a piedi ma anche a cavallo, in mountain bike e, d’inverno, con le ciaspole.
Ricordiamo però che un vulcano attivo rappresenta un ambiente particolare e anche la più semplice escursione può nascondere insidie imprevedibili. Prima di avventurarsi sui sentieri è quindi indispensabile informarsi sullo stato di attività e sui pericoli connessi. Ad ogni modo, visto il terreno impervio, l’ambiente selvaggio e solitario è consigliato rivolgersi a Guide autorizzate ed esperte; per salire ai crateri sommitali, oltre i 3000 metri, diventa invece obbligatorio essere accompagnati dalle guide.
Risalendo in auto il versante sud dell’Etna, si raggiunge il rifugio Sapienza (m 1900), graziato nel 2002 dalla colata lavica che si fermò ad appena 50 metri di distanza. In corrispondenza dell’incrocio con la SP92, un cancello verde in ferro (a sinistra) indica l’inizio del sentiero, a quota 1800.
Inizialmente ripido, sale in mezzo a un rimboschimento a pino laricio, ma dopo poche centinaia di metri si perviene a un pianoro dove subentra la vegetazione endemica: lo Spinosanto, il Senecio, la Viola dell’Etna, il Romice, la Saponaria, l’Erysimum bonannianum, l’Antemide, il Crespino dell’Etna, il Cerastio, la Robertia e varie graminacee che, assieme alle tante piante esclusive delle alte quote, formano qui le estese praterie d’altitudine che danno vita ad un vero giardino posto a quasi 2000 metri slm.
Si prosegue in falso piano, sulla destra si apre una stupenda prospettiva del versante Sud dell’Etna, con i numerosi coni secondari che ne movimentano il paesaggio. Il sentiero sinora seguito termina poi improvvisamente contro una ripida scarpata che bisogna superare in “fuori pista”.
Quasi subito ci si trova a costeggiare due grandi cavità perfettamente circolari: si tratta delle bocche del 1792, dalle quali, poco più di due secoli fa, ebbe origine l’enorme e fluidissima colata che rischiò di raggiungere Zafferana. Svanito nuovamente il sentiero ci si ritrova nella prateria d’alta quota che si estende dinanzi come un tappeto uniforme, dolcemente inclinato verso Sud-Ovest.
Si prosegue in leggera salita progressivamente verso sinistra. Dopo alcune centinaia di metri si apre il sipario sulla Valle del Bove: appare improvvisa sotto i piedi del trekker. Ci si trova all’altezza del Canalone dei Faggi, sulla cresta, sotto della quale verticali o variamente inclinati dicchi millenari, incrociandosi in tutte le direzioni raccontano la storia degli antichi vulcani che hanno preceduto l’Etna attuale. Da qui lo sguardo spazia dalla Montagnola ai crateri sommitali, dalla valle del Leone alla Serra delle Concazze e, in mezzo, l’enorme spoglia distesa del fondo della Valle del Bove, con le mille tonalità di nero e grigio che contraddistinguono le colate. Ancora uno sguardo in direzione di questo grandioso spettacolo, a Est, verso la costa lontana, e si riprende la via del ritorno, ripercorrendo in senso inverso il cammino sin qui percorso.
Testo di Vincenzo Romano