I giardini del levante

18 marzo 2020 - 9:39

Suggestioni lungo il percorso

Siamo
nella Liguria pura e dura, almeno
nella prima parte di questo itinerario lungo più di 14 chilometri. La
Liguria che è si “una terra leggiadra” come diceva il poeta Vincenzo
Cardarelli, ma è anche una terra molto ripida.

Iniziamo dalla
leggiadria: il paesaggio marino e collinare di Sant’Ilario e di Nervi è
uno dei più belli di questa bellissima regione, di questa bellissima
città. La passeggiata di Nervi dona una serie di sensazioni fisiche –
visive, olfattive, uditive – che possono essere esaltanti, sia sotto il
sole accecante delle giornate serene d’inverno sia quando lo scirocco
soffia violento e riempie di spruzzi salati l’aria e il respiro.

I
Parchi di Nervi con le loro ville-museo sono luoghi dove sarebbe bello
trascorrere un’intera giornata di ozio, anzi di otium in senso latino,
godendosi la duplice bellezza della natura e delle opere d’arte.

Le
creuse che si arrampicano a gradoni sulla collina di Sant’Ilario si
circondano dei panorami sconfinati sul Mar Ligure e sui monti della
Riviera, si inebriano dei mille verdi e dei mille profumi degli olivi,
delle palme, dei cespugli di rosmarino, mentre il giallo violento dei
fiori delle mimose illumina le giornate di gennaio e mitiga il fiatone
del viandante. Che non è solo l’escursionista turista, su queste salite
spezzagambe si incontrano tranquille signore di mezza età un po’
sovrappeso cariche di sacchetti della spesa che chiacchierano tornando
a casa.

Come nel centro città, solo che alle loro case non si arriva in
auto – al massimo in Vespa – e al posto del garage c’è l’oliveto.

Genova
si rivela poi quella città rivierasca che è nel lungo percorso
dell’Aurelia lungo le scogliere e le spiagge dei quartieri residenziali
del levante Quinto, Quarto, Sturla, che un tempo furono borghi marinari
e agricoli e qua o là se lo ricordano ancora; come se lo ricorda il
delizioso, famosissimo ma nonostante ciò affascinante borgo di
Boccadasse.

La seconda parte dell’itinerario è più cittadina ma è una
parte di città non troppo antica e piuttosto di classe: Albaro è il
quartiere più chic di Genova e conserva ottimi ricordi di quando i
nobili dell’oligarchia finanziaria seicentesca venivano qui a
trascorrere la villeggiatura in villa. E la sottostante piana del
Bisagno, il quartiere della Foce, sembra un pezzo di Torino trapiantato
vicino al mare, con le strade rettilinee e i viali alberati.

Descrizione dettagliata dell’itinerario

Si
parte da un angolino teoricamente molto famoso di Genova ma in realtà
assai nascosto e tranquillo: la stazioncina dismessa di Sant’Ilario
(WP01), che è sulla bocca di tutti coloro che cantano le canzoni di De
Andrè, ma pochi sanno che esiste davvero.

Siamo quasi al confine
orientale della città, e prima che Genova finisca c’è spazio per salire
in via Aurelia, che costituisce il tratto estremo di levante della
sinuosa, colorata, graziosa e stretta strada principale del quartiere di
Nervi. Poche decine di metri verso destra, in direzione est, anzi,
verso levante (come direbbe un genovese Doc!), lungo via Aurelia per
andare a visitare una villa-museo ricca di opere d’arte preziose, Villa
Luxoro (WP02) affacciata sul mare di Capolungo all’interno di un piccolo
parco romantico.

Terminata la visita, si torni indietro lungo via
Aurelia fermandosi brevemente alla piccola chiesa di Sant’Erasmo di
Nervi (WP03), poi ancora un po’ di via Aurelia e infine, scendendo verso
il mare lungo le strette e pedonali via Romero e via Bonanno, si
raggiunge la spiaggia di Capolungo (WP04), una delle numerose piccole
spiaggette di ciottoli e gozzi da pesca di cui è ricca l’intera riviera
genovese. C’è anche una simpatica osteria con veranda affacciata proprio
sulla spiaggia.

Qui inizia la bella Passeggiata Anita Garibaldi,
tagliata sulla scogliera di Nervi, che offre magnifici panorami verso il
mare e la Riviera di Ponente sino alle Alpi Marittime. Dopo aver
percorso un tratto non molto lungo della passeggiata, si scorge sulla
sinistra un cartello che invita ad entrare nell’ambiente verdissimo e
lussureggiante dei Parchi di Nervi (WP05) che formano una vasta area
verde intorno a tre ville nobiliari, due delle quali sono sede di altri
musei d’arte, le Raccolte Frugone e la Galleria d’Arte Moderna.

Quello
di Nervi è uno dei veri grandi parchi genovesi – gli altri sono
all’estremo ponente della città – con grandi alberi d’alto fusto,
scoiattoli e un celebre roseto, che in primavera dà sfoggio di colori e
profumi. Terminata che sia la visita ai due musei e goduto che si abbia
dell’atmosfera riposante e rinfrescante dei parchi, si può scendere
nuovamente sulla passeggiata, tornando sui propri passi, per dirigersi
verso il quarto museo di Nervi: la Wolfsoniana (WP06), dedicato all’arte
del Novecento. Dalla passeggiata la si raggiunge salendo Via Serra
Groppallo, facile da trovare perché inizia nei pressi un bar coperto (e
perché le indicazioni per il museo sono ben visibili).

Conclusa la
visita al museo, si può dare inizio alla salita verso la collina di
Sant’Ilario, splendida per panorami e ambiente naturale e abitata dai
genovesi più ricchi e più famosi. Uscendo dalla Wolfsoniana si gira a
sinistra e si sale verso la main street di Nervi – che qui non si chiama
più via Aurelia bensì Via Capolungo – la si attraversa e si com,inciano
ad affrontare le creuse (le stradine pedonali in salita tipiche della
liguria, che dal mare si inerpicano verso l’interno). Si risalgono
quindi i gradini e le salite di via G.Pasqua e – verso destra – via
Buriano, si raggiunge via Donato Somma, la si attraversa al semaforo e
si imbocca il tratto alto di via Sant’Ilario, quasi l’unica strada, fra
quelle che salgono verso le “alte quote” dell’omonimo quartiere, ad
essere abbastanza per il passaggio di auto e bus.

Occorre
camminare per un po’ in salita lungo questa strada, per poi affaticarsi
su per i gradini di via Roveti – la si trova a sinistra rispetto alla
via “grande”. Via Roveti incontra nuovamente via Sant’Ilario in un suo
tratto più a monte; la si attraversa per imboccare, appena più in basso,
un’altra creusa, Salita alla Chiesa di Sant’Ilario, che diventa poi via
dei Tasso, in cima alla quale, infine, girando a sinistra e procedendo
finalmente in piano, si raggiunge la chiesa di Sant’Ilario (WP07), la
massima “emergenza architettonica” del quartiere, circondata da fasce
agricole e da splendidi panorami. Non è un caso che Sant’Ilario sia il
quartiere dove abitano i “grandi ricchi” di Genova, cantanti, attori,
agitatori politici, calciatori, insigni professionisti…

Il
trekking prosegue in questo contesto fortemente campestre e
agricolo-residenziale lungo Via dei Marsano (inizia proprio di fronte
alla chiesa) e prosegue in discesa ora lieve ora ripida sui mattoni e
gradini talvolta sconnessi di via dai Noffi ai Marsano, via Gattego, via
San Rocchino di Nervi, via Crocifisso, salita Gaiello, via Gaiello (ha
un segnavia escursionistico con due triangoli rossi), via superiore dei
Lucchi: questi i nomi delle viuzze di campagna, delle creuze de mä di
deandreiana memoria, accessibili solo ai pedoni e in alcuni  tratti agli
scooter, che, fra panorami davvero splendidi e alberi di olivo,
riportano verso il centro di Nervi.

Si attraversa via Donato Somma
e la si segue verso ponente per breve tratto, indi per via Campostano
si scende alla chiesa plebana di San Siro di Nervi (WP08), di
antichissime origini; poi via alla Chiesa Plebana scende alla strada
principale di Nervi, che in questo tratto prende il nome di via Oberdan,
coi suoi negozi eleganti e i palazzi con le facciate dipinte nel
miglior stile ligure. Si segue un tratto di via Oberdan in direzione
levante, quindi verso sinistra, si raggiunge piazza Pittaluga, da cui la
discesa del Viale delle Palme (WP09) – cuore della Nervi del turismo
d’elite di inizio Novecento – porta alla stazione e di nuovo alla
Passeggiata Anita Garibaldi (WP10), da seguire nel suo percorso a picco
sulla scogliera verso ponente sino al porticciolo di Nervi (WP11), che
mantiene quasi intatta la sua atmosfera di porto di pescatori e gatti,
ai quali si aggiungono spesso e volentieri i frequentatori dei locali
serali, i canoisti, i turisti e i genovesi “di città” in cerca del
profumo del mare e del calore del sole invernale, che qui a Nervi
splende e riscalda con maggiore intensità.

La breve antica via
Provana di Leyni, al lato opposto del porticciolo, passa accanto
all’imponente edificio del Collegio degli Emiliani (WP12) e conduce al
tratto terminale di via Oberdan, dove troviamo la quattrocentesca chiesa
di Santa Marta (WP13), sul lato a monte, e la famosa Gelateria Cremeria
Gaggero (WP14) affacciata sul mare.

Siamo entrati così sul
tracciato dell’Aurelia, la strada costiera aperta nel XIX secolo per
collegare le località delle Riviere liguri fra loro e con la Toscana e
Roma. Da qui la seguiremo attraverso i quartieri costieri residenziali –
ex borghi marinari e agricoli – di Quinto al Mare, Quarto dei Mille e
Sturla, tenendo alla sinistra il mare, gli scogli, le piccole spiagge, e
alla destra ville, chiese, palazzi, parchi privati.

Un punto che
merita una anche breve sosta durante questa lunga camminata è la
spiaggetta di ciottoli, barche e – da maggio a ottobre – bagnanti in
costume che si trova lungo il tratto che ha nome via Gianelli subito a
ponente dei giardini di Piazzale Rusca, a Quinto (WP15). E’ questa una
delle più frequentate piccole spiagge del Levante genovese, ottima per
un’ora di abbronzatura e un bagno rinfrescante anche nei giorni feriali,
durante la pausa pranzo degli uffici o nel fresco del tramonto.

Poco
dopo, alta su un piccolo promontorio, ecco la chiesa di Sant’Erasmo di
Quinto (WP16), che parla di mare, di marinai, di tempeste e di salvezze
miracolose. Arrivando a Quarto si passa accanto all’Antica Osteria del
Bai (WP17), in un’ansa della strada, quasi sul mare: qui cenò Garibaldi
la sera prima di imbarcarsi per la folle e felice spedizione dei Mille.
Ancora avanti lungo “l’Aurelia” – che qui si chiama via Quarto – verso
ponente, verso il centro città, sino a superare il Capo di san Rocco e
scendere accanto a  un’altra celebre e apprezzata spiaggia di barche,
ciottoli e costumi da bagno, quella di Priaruggia (WP18), affollatissima
nelle domeniche d’estate, deliziosa e tranquilla durante il resto
dell’anno. Gli scogli da cui Garibaldi salpò con i Mille sono poco
oltre, dove l’Aurelia si chiama via 5 Maggio: sono segnalati dal
monumento (WP19) e dal cippo piantato sulla roccia quasi nelle onde del
mare; il monumento a Garibaldi è un’insigne opera della scultura del
Primo Novecento, inaugurata da Gabriele D’Annunzio nel 1915; anche qui è
possibile scendere sugli scogli – attrezzati con piazzole e un
frequentato baretto.

Proseguendo per via 5 Maggio si passa accanto
all’Istituto Giannina Gaslini, uno dei più importanti ospedali
infantili d’Italia, interessante anche dal punto di vista
architettonico, nel suo elegante stile Razionalista.  Superato il
torrente Sturla nei pressi della sua foce, la lieve salita di via dei
Mille attraversa il quartiere di Sturla; dove via dei Mille diventa
Piazza Sturla si passa accanto alla ex-Casa Littoria (WP21), uno dei più
importanti edifici di stile Razionalista della città. Qui si prende
sulla sinistra scendendo per via Chighizola e via Argonauti per
raggiungere la piccola spiaggia di pescatori di Vernazzola (WP22). Più
barche che bagnanti, qui, anche in estate.

La stretta via Urania
sale al suggestivo solitario panoramico capo di Santa Chiara; prendendo a
sinistra su via al Capo di Santa Chiara si ammira uno dei più bei
“castelli” di quel genio dell’architettura eclettica-fintomedievale
novecentesca che fu Gino Coppedè, il Castello Türke (WP23). Una panchina
sul capo invita a fermarsi un poco e lasciar spaziare lo sguardo verso
l’orizzonte del mare e verso il profilo montuoso della vicina Riviera di
Levante, con la successione di quartieri costieri appena percorsi, il
monte Fasce retrostante, il promontorio di Portofino più distante.

Inizia
ora la breve discesa al famosissimo e bellissimo borgo di Boccadasse,
con la piccola piazza  Nettuno (WP24), la spiaggia, le barche, i gatti,
il ricordo di Gino Paoli, le gelaterie… Salendo per via Aurora si
raggiunge il solare piazzale della chiesa di Sant’Antonio di Boccadasse
(WP25) con i suoi ex-voto marinari, e qui si procede lungo il vasto
marciapiede colorato di Corso Italia, la principale promenade a mare di
Genova, fra stabilimenti balneari, ville e palazzi novecenteschi,
ragazzi che pattinano, locali della movida estiva. A metà di Corso
Italia si oltrepassa l’abbazia di San Giuliano (WP26), una delle poche
testimonianze rimaste dell’antica fascia costiera del quartiere di
Albaro (anzi, dell’ex comune di San Francesco d’Albaro). Subito a
levante dell’abbazia occorre attraversare Corso Italia e portarsi sul
suo marciapiede di monte; qui l’itinerario lascia il mare per
inoltrarsi, verso destra e verso monte, lungo via Nazario Sauro (è
facile capire qual è, c’è un evidente cartello stradale che ne riporta
il nome in bei caratteri); la via in lieve pendenza si inoltra  verso i
dolci rilievi di Albaro, che con Nervi e Sant’Ilario si contende il
titolo di quartiere più chic di Genova. Si percorrono vie e creuse che
costeggiano i giardini delle grandi ville sei-settecentesche e di alcuni
monasteri raccolti e tranquilli.

A monte di via Nazario Sauro si
attraversa via Gobetti e si sale per via Bosio e via Parini, deliziosa
creusa di crinale, sino a piazza Leopardi che immette in via Albaro,
asse viario principale del quartiere. Sul lato a mare della piazza, la
chiesa di Santa Maria del Prato (WP27) crea un angolo “pittoresco” con
sentori d’altri tempi, medievali e romantici. Lungo via Albaro si
affacciano chiese e ancora grandi ville patrizie – come la chiesa di San
Francesco d’Albaro, la celebre Villa Giustiniani-Cambiaso (più verso
levante) di Galeazzo Alessi (WP28) e la sede del Conservatorio Musicale
Niccolò Paganini (verso ponente, sempre su via Albaro) – ma anche
raffinate e rinomate pasticcerie, come la Pasticceria Svizzera (WP29) di
fama quasi internazionale. Le più occidentali di queste ville si
affacciano al limite della collina verso la piana del torrente Bisagno e
il centro della città.

Procedendo verso ponente, via Albaro
diventa via Francesco Pozzo e la scalinata Giorgio Borghese (WP30) –
panoramica sulle luci e sui grattacieli del centro – ci fa scendere in
piazza Tommaseo (WP 31) fra monumenti equestri e palazzi con decorazioni
Liberty. Qui inizia corso Buenos Aires, rettifilo che taglia il
quartiere ortogonale e pianeggiante della Foce, l’unico quartiere
pianeggiante e ortogonale di Genova, edificato sulla piana costiera del
torrente Bisagno secondo un piano regolatore ottocentesco di evidente
impronta piemontese-sabauda.

Il corso interseca il viale di Corso
Torino (WP32) e raggiunge la grande mole della chiesa di Santa Zita
(WP33), presso quello che era nel XIII secolo un quartiere commerciale e
tessile dei mercanti lucchesi.

A questo punto, basta una breve
deviazione lungo via Antonini che costeggia il lato di ponente della
chiesa e a sinistra in via di santa Zita per raggiungere la celeberrima
Fabbrica di Cioccolato Zuccotti (WP34).

Tornati sui propri passi
in corso Buenos Aires, sul lato a monte della strada si alzano moderne e
imperiose le torri in vetro della Corte Lambruschini (WP35) col Teatro
della Corte, sede della Compagnia Stabile di Genova.  Seguendo verso
monte le torri sino alle bandiere di Piazza delle Americhe si raggiunge
infine la stazione Brignole (WP36), termine di questo lungo itinerario
nel levante genovese

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