Si parte dalla miniera Perd’e Pibera: un’orma lasciata dalla storia. Oggi non più in attività ma, con grande amore e tempestività, riportata al suo antico splendore. Essa ci introduce in quello che per noi può anche sembrare un viaggio in un passato che ancora, in questi monti, viene svelato dalle opere che l’uomo ha creato e che qui ha lasciato a testimonianza di una grande era.
Lasciando le affascinanti costruzioni della miniera, ci inoltriamo nel bosco per una strada forestale in salita che, in direzione sud/est, ci porta al passo di Genna FarYacceus (691m).
Da qui si gode uno splendido panorama sulla pianura del Campidano su cui si eleva il caratteristico Monte Arcuentu. Verso sud monti frastagliati tagliati da gole inaccessibili su cui scorrono impetuosi corsi d’acqua che, di tanto in tanto, formano piccole o grandi cascate. E’ questo uno dei luoghi più selvaggi dell’isola dove solo le poche strade forestali ci ricordano il passaggio dell’uomo.
Proseguendo in direzione sud ovest, sempre percorrendo una carrareccia ben battuta, si arriva a quota 956 metri dove il Corpo di Vigilanza ambientale della Regione Sarda ha costruito una struttura adibita a vedetta antincendio.
Gli incendi mettono in allarme ogni estate la Protezione Civile impegnata a cercare di ridurre al minimo i danni che potrebbero subire i boschi, anche se nelle ultime due stagioni, sia per le condizioni meteorologiche favorevoli sia per l’enorme impegno degli uomini del Servizio Antincendio, il trend è in netto calo.
Sempre in direzione sud ovest si giunge ad un punto in cui finisce la strada percorribile da mezzi motorizzati ed inizia un sentiero che, ben segnalato, conduce verso il passo di Genna Eidadi a quota 1026 metri. Qui lo sguardo viene attirato dalle creste sommitali di Punta Perda de sa Mesa, Punta sa Cabixettas e la rocciosa e quasi inaccessibile Punta Cammedda.
Chi vuole, a questo punto, può cambiare direzione ver-so nord e risalire alla Genn’e Impì (1035m) dalla quale si possono raggiungere in breve tempo le anzidette Punta Perda de Sa Mesa (1236m) e Punta sa Cabixet-tas. (1202m) dove, se si ha la fortuna di trovare una giornata senza foschia, il panorama spazia fino ai monti del Gennargentu.
Ma è a Genna Eidadi che, circondati da un intenso profumo di timo, discendiamo questo sentiero che pare più un letto di torrente. La discesa è, impegnativa, soprattutto se gli zaini sono carichi, ed è necessario fare attenzione ad ogni passo; dopo circa 300 metri si rientra nel bosco e, nonostante il sentiero si sia fatto meno difficoltoso, ora bisogna tenere la giusta direzione come ci dicono la carta e la bussola.
Bisogna evitare strade che, anche se danno l’impressione di essere ben battu-te, non portano da nessuna parte o che comunque al-lungano il nostro trekking. Un cartello ci indica che il sentiero che stiamo percorrendo è quello giusto; siamo in località Figus.
lmmersi in una natura davvero selvaggia (sono ore che non vediamo anima viva e solo qualche capra che, curiosa, ci osservava dalla Genn’ e Impì) ci si può ristorare e rinfrescare presso una delle tante cascate d’acqua che, di tanto in tanto, attraversiamo nel nostro percorso. Siamo non molto distanti dall’ovile Linas che è il nostro primo traguardo.