Irlanda: l’isola tra cielo e mare
Sul velluto blu dell’Atlantico è posata una gemma rara, che ci rivela una storia travagliata e una natura fiera e magnifica.
La chiamano “l’isola di smeraldo”,ma questa terra di santi e di appassionati peccatori, di bassi rilievi e di strapiombi sul mare ha in sé molto più di quanto non appaia. Divisa dalla storia e dai conflitti, è unita dalla bellezza dei suoi colori e dal cuore aperto della sua gente, che la rendono indimenticabile.
Ognuna delle 32 contee ha le sue caratteristiche, il suo accento e le sue storie: Limerick e le sue poesie beffarde, Meath con gli affascinanti reperti della civiltà celtica, Down, dove il giovane che divenne San Patrizio fece la sua prima predica – sono però le contee di nord-est a poterci sorprendere con la semplice bellezza dei loro paesaggi, mutevoli nelle linee come nei colori.
Il trionfo della natura riesce ad unire ciò che le vicende degli uomini hanno diviso, nel corso dei secoli: i chilometri di costa da Galway a Belfast, indifferenti al confine che li separa, ci accompagnano al ritmo della fisarmonica tra Parchi naturali (come il Connemara National Park o il Glenveagh National Park), scogliere dai tagli estremi (nell’Antrim, da Portrush) e panorami inattesi (le spiagge bianche di Inishbofin, il monte Benbulben e la Giant’s Causeway).
È una terra perfetta da scoprire a piedi, assecondando l’istinto di seguire una svolta fuori dal percorso per creare ricordi unici e personali, permettendosi, per una volta, di non guardare l’orologio e di lasciarsi guidare da ritmi antichi.
Gli irlandesi amano raccontare storie, che trattino di eroi o di loro stessi: e così, partiti turisti, ci si riscopre viaggiatori, scegliendo vie meno battute o mete conosciute a pochi, solo per aver seguito il cenno sorridente di un uomo intento al suo lavoro nella torbiera o la mappa abbozzata da un ragazzo con una matita spuntata.
Un passato difficile, una bellezza eterna
La storia recente della “isola verde” è segnata da immani tragedie e violenze: dalla Grande Carestia della metà del XIX secolo, che colpì le diffusissime colture di patate, principale fonte di sostentamento delle classi meno abbienti, e che causò l’impoverimento e lo spopolamento del Paese, ai più recenti Troubles fra cattolici e protestanti nell’Ulster, l’Irlanda sembra aver conosciuto poca tranquillità e serenità.
Eppure, sono proprio queste le sensazioni percepite dal visitatore di oggi, che passeggi per le vie di Dublino, Cork o Belfast, o che esplori la selvaggia regione del Mayo. Ogni passione outdoor qui trova perfetta espressione: l’escursionismo a cavallo è diffuso anche grazie alle due razze autoctone, l’Irish Hunter e il Connemara Pony, e alla passione irlandese per la disciplina, gli sport d’acqua trovano espressione nei tranquilli fiumi dell’interno (come lo Shannon) e lungo le coste atlantiche, il cicloturismo è una possibilità più che concreta grazie a percorsi come il Ring of Kerry, suddivisi in tappe adatte a tutti.
Non ultimo, l’escursionismo: una fitta rete di percorsi e sentieri si snoda attraverso luoghi che non si fatica ad immaginare popolati da elfi e fate, o risuonanti delle urla di una battaglia fra antichi clan o, perfino, dominati da giganti iracondi come quel Finn che costruì la Giant’s Causeway, la Passeggiata del Gigante appunto, per il capriccio di sfidare un rivale scozzese.
La tutela ambientale e naturalistica, pur sempre presente nella cultura locale, è oggi sempre più anche una preziosa risorsa e un’eredità di bellezza per tutti noi: l’impegno e la cura nella protezione del patrimonio culturale e paesaggistico sono davvero notevoli, con una rinnovata energia che passa anche per la promozione dell’antica lingua irlandese (o gaelico).
Allo stesso modo, le attività artigianali della tradizione sono portate avanti con passione e riguardo alla storia del Paese: il tweed del Donegal è tessuto ancora a mano su telai di legno, e i maglioni di lana delle isole Aran hanno le fantasie classiche delle famiglie di marinai di un tempo, mentre con il legno di torbiera vengono creati oggetti ornamentali.
Tra splendori naturalistici, fauna e flora di grande interesse, attività all’aria aperta e retaggio culturale, sono davvero mille i motivi per perdersi tra i sentieri d’Irlanda, come mille volte si dà il benvenuto a chi arriva con il saluto Céad míle fáilte!
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L’Itinerario
Patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO, le scogliere della Giant’s Causeway sembrano un vero scherzo della natura, tanto che nell’Ottocento alcuni pensavano fossero state costruite dall’uomo. Una foresta di basalto che si attraversa su un comodo sentiero adatto a grandi e piccini.
Partendo da Bushmills, si raggiunge Beach Road (nel cui parcheggio si può lasciare l’auto) e, superato il Ballintrae Boat Club, scendere sulla spiaggia e allungare così l’escursione di un paio di chilometri. Percorsa la lunga spiaggia color bronzo, abitata da varie specie di uccelli, si arriva facilmente ad un sentiero che, tra alti canneti, indica la stazione del trenino della Giant’s Causeway, che collega con il centro di Bushmills.
Poco dopo la stazione sorge il centro visitatori del sito, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, dove vengono fornite a chi lo desidera audioguide e mappe. Non essendo chiarissimo, ricordiamo che l’accesso alla Passeggiata del Gigante è gratuito (il biglietto dà diritto alla visita guidata e all’uso del pullmino).
Questa affascinante distesa di circa 37 mila colonne basaltiche è nata, se date ascolto alla leggenda irlandese, per una sfida fra giganti, che dovevano sfidarsi a mezza via tra Irlanda e Scozia…secondo gli scienziati, invece, si è formata nell’era Terziaria, a seguito di un’esplosione vulcanica.
Oggi, possiamo osservare varie forme e strutture, seguendo un facile sentiero ben indicato e con pannelli esplicativi: da non perdere l’Organo, serie di altissime colonne che fa somigliare un tratto della scogliera allo strumento musicale, e lo Stivale di Finn, curiosa roccia che ricorda la storia dei due Giganti. La passeggiata si conclude rientrando verso Bushmills per lo stesso percorso.