Verdon Canyon in the Provence in the south of France.
L’itinerario dunque, rappresenta una bellissima passeggiata, quasi in piano, di 14 km circa, che si snoda a mezza costa o sul fondo della gola tra boschi di querce e lecci.
I pochi tratti esposti non presentano particolari difficoltà tecniche.
Il percorso, ben segnalato, presenta qualche moderato saliscendi ed è alla portata di tutti; nel canyon in caso di temporale bisogna evitare le scale metalliche e prestare attenzione alla caduta di sassi.
Occorre dotarsi di torce e di almeno 2 litri di acqua nel periodo estivo. Non si possono portare cani poiché in due tratti sono presenti scale a pioli di ferro.
Sul lato destro del canyon, lungo il panoramico “Circuito delle Creste”, il Rif. de La Maline rappresenta l’ideale punto di partenza sia per il Sentiero Martel che per il Sentiero dell’Imbuto.
Il percorso con un ampio semicerchio scende verso il baratro partorito dal Verdon e ad un bivio prosegue a sinistra (a destra ci si immette nel meno noto ma spettacolare Sentiero dell’Imbuto).
Ora il sentiero corre sul fondo del canyon o attraversa a mezza costa un ambiente selvaggio, dominato dalle alte pareti calcaree, impressionanti nella loro verticalità quando la fitta vegetazione di querce, cerri e bossi si apre consentendone la vista.
La gita è arricchita dalle tante deviazioni che portano al torrente nelle cui acque, per quanto gelide, si è invogliati a bagnarsi (il costume rappresenta, nel periodo estivo, una scelta indovinata).
Dai meandri del Verdon, innalzando il capo, spicchi di cielo si aprono tra le spettacolari falesie bianche, tanto amate dagli arrampicatori.
Formazioni rocciose forgiate dall’incensante azione erosiva dell’acqua, che ha originato anche grotte che possono rappresentare un buon riparo in caso di temporali improvvisi.
Entrambi rinserrati tra le alte pareti delle rispettive gole, il Verdon e l’Artuby formano alla loro confluenza un piacevole arenile (deviazione sulla destra, 30 minuti a/r), lambito da un’acqua color giada, ricca di fluoro, elemento che agisce sulle microalghe determinando l’insolita tonalità che ha sancito il nome del torrente.
Tornati sul sentiero principale si avanza sugli erti scalini che superano lo sperone roccioso della Mescla e, giunti al belvedere della Breccia Imbert, si affronta la ripida discesa grazie ad una scala metallica di 252 gradini, prestando la necessaria prudenza e attenzione.
Oltre le tre caratteristiche Torri di Trascaïres, si è ormai prossimi alla cintura di rocce che tra il 1902 e il 1912 furono interessate da lavori di scavi per un progetto di condutture forzate mai terminato.
Superato il primo tunnel, quello di Trescaire, di appena 100 metri, si percorre un tratto di sentiero particolarmente affascinante che s’insinua nel canalone di Sansone.
Qui la forra si restringe e le acque del torrente diventano particolarmente impetuose.
La seconda e ultima galleria del Baou, rappresenta un ostacolo insormontabile per chi è sprovvisto di torcia: 670 metri al buio, con rare aperture laterali che offrono una vista a strapiombo sulle gole (da una di queste finestre scende una scalinata fino alla Grotta dei Piccioni la cui arcata enorme sembra inghiottire il Verdon).
Una volta giunti al Ponte Sublime, dove si trova il parcheggio d’accesso al canyon vero e proprio – il belvedere Samson (600 m) – si può prendere la corriera oppure percorrere a piedi gli 8 km di strada asfaltata del “Circuito delle Creste”, che separano l’escursionista dal Rif. de La Maline.
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