Giungendo da nord, per esempio, la porta d’ingresso in Italia per i pellegrini in viaggio era il Passo del Gran San Bernardo, ma si poteva anche valicare il confine attraverso il Piccolo San Bernardo, il Monginevro e il Moncenisio, che davano accesso al territorio di Susa.
Come ora la conosciamo, la Via Francigena, chiamata così in quanto proveniva dalla Francia, è quella descritta con accuratezza da Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, nel suo diario cui pose mano nel viaggio di ritorno del 994 d.C., descrivendo in esso le 79 tappe toccate lungo un cammino di quasi 1600 chilometri (“de Roma usque ad mare”, da Roma al mare) che lo condusse dalla città dei Papi, dove da Giovanni VI fu omaggiato del pallio, il mantello simbolo dell’investitura vescovile, sino in Inghilterra.
In Italia, l’ultimo territorio toccato da Sigerico durante il suo viaggio di ritorno fu proprio quello della Valle d’Aosta, che racchiude in sé quelli che sono i tratti caratteristici di questo millenario itinerario di fede. Come la Roma Imperiale dei Cesari, infatti, anche Aosta mostra tracce dell’antico dominio, di cui il Teatro Romano e l’Arco di Augusto sono i due simboli più caratterizzanti.
Salendo da Pont-Saint-Martin verso il San Bernardo, inoltre, si attraversano montagne, colline, vigneti, fortilizi, castelli e luoghi di culto, elementi che si ritrovano, tappa dopo tappa, lungo tutto il percorso della Francigena in Italia, così che la via di Sigerico in Valle d’Aosta viene ad essere una sorta di sunto paesaggistico e culturale del percorso.
Pont-Saint-Martin e il Gran San Bernardo, dunque, poli estremi di un percorso che si snoda attraverso il cuore della regione.
Da sempre, proprio per il suo ruolo di varco verso la Vallée, Pont-Saint-Martin è considerato un luogo di tradizioni secolari, di affascinanti simbolismi non solo religiosi, circondato da un territorio dominato da rilievi montuosi e da corsi d’acqua, di cui il Lys è quello principale, elementi della natura che saranno tipici di tutta la Via Francigena valdostana. Non solo.
Qui, come altrove in tutta la regione, le tracce del dominio romano sono evidenti, rappresentate al meglio dal celebre Ponte Romano eretto intorno al 25 a.C., gli stessi anni in cui nasceva Augusta Praetoria, l’odierna Aosta.
Proprio il ponte è il simbolo di una religiosità mista a leggenda, un tratto tipico di molti luoghi della Francigena, tanto che si narra che fu costruito da Lucifero in persona che, dopo aver stipulato un patto con San Martino, chiese che gli venisse data in cambio l’anima della prima creatura che fosse passata sul ponte.
Spunti di religiosità e paganesimo appartengono anche alla porta verso nord della Francigena, il Colle del Gran San Bernardo. Un luogo che i romani, mutuando una tradizione pagana, consideravano sacro agli dei, tanto da venerarvi Jupiter Poeninus, come testimoniato da molti reperti archeologici rinvenuti.
Un valico, inoltre, celebre per il passaggio di Carlo Magno nel 775 d.C. e per quello di Napoleone Bonaparte che, in sella al suo cavallo Jésus, venne immortalato da una tela di Jacques-Louis David. Anche se, a testimoniare l’afflato religioso che caratterizza il colle, nel 1050 d.C. San Bernardo di Mentone, arcidiacono di Aosta, vi fece costruire il famoso ospizio, testimonianza secolare di una fede millenaria.
Il primo territorio che il moderno pellegrino incontra entrando in Valle d’Aosta, è caratterizzato da luoghi selvaggi e montuosi, dominati dai ghiacciai, dagli immensi boschi di abete rosso, larice, pino cembro e di latifoglia, con i declivi tappezzati da botton d’oro, rododendro, stella alpina, genziana e viola. Un universo verde abitato da cervi, caprioli, camosci, stambecchi, ermellini, lepri, scoiattoli, linci e volpi, dominato dalle moli del Grand Combin, della Dent d’Hérens e della Becca di Luseney.
Valicando il Colle del Gran San Bernardo, il benvenuto è dato dal famoso ospizio, tutt’ora abitato da monaci agostiniani, fatto costruire nell’XI secolo da San Bernardo e ampliato nei secoli, rinomato anche per il suo allevamento di cani San Bernardo.
Dando le spalle proprio all’ospizio, si procede verso ovest sino a incontrare una strada ricavata nella roccia: da questo punto parte il sentiero che porta ad Aosta. Il percorso del pellegrino prosegue verso località Cantine de Fonteinte, dove, attraversata la carrozzabile, il sentiero prosegue fino a Saint-Rhémy, paese già noto in epoca romana, da cui si prosegue per Saint-Léonard.
Successivamente si transiterà per Cerisey, Chez-Barral, Saint-Oyen ed Etroubles; in questo comprensorio, il territorio è solcato e caratterizzato dai rus, i canali d’irrigazione ricavati dal terreno e dalla roccia in secoli di operoso e costante lavoro (famoso è il ru neuf ). Proprio il tragitto del ru Neuf è da seguire, in parte, per arrivare sino a Gignod, importante borgo sin dal Medioevo.
Si procede in seguito attraverso i frutteti e i villaggi di Cré, Caravex, Chez-Courtil, Chez-Henry, Chez-Roncoz. Oltrepassando Variney, Grand Signayes e località Talapé, si giunge ad Aosta dove il percorso si snoda lungo le vie del centro storico, passando dalla Cattedrale di Maria Assunta e continuando verso il Teatro Romano e l’Arco di Augusto.
Il percorso si divide normalmente in due tappe:
Vie Francigene: Tappa nr 1 – Dal Gran S. Bernardo a Echevennoz
Località di partenza: Colle del Gran San Bernardo / Località di arrivo: Echevennoz / Dislivello: 1230 metri a salire / Tempo di percorrenza: 4 ore / Lunghezza totale: 14.9 km
Vie Francigene: Tappa nr 2 – Da Echevennoz ad Aosta
Località di partenza: Echevennoz, ostello / Località di arrivo: Aosta, Cattedrale / Dislivello: 103 metri a salire 770 metri a scendere / Tempo di percorrenza: 3.30 ore / Lunghezza totale: 13,6 km
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