Da Rossano prendere la strada per la Sila, superato il bivio a destra per il Patirion, dopo circa 3 chilometri percorsi si oltrepassa una fontana sulla destra e si scende a sinistra nella Valle del Colognati (cartello con scritto “Sant’Onofrio”).
Questi 6 chilometri, seppure percorribili, sono malmessi, soprattutto nell’ultimo tratto. La discesa nel bosco si fa più ripida, con una serie di tornanti e magnifiche vedute sulla valle.
Raggiunta una radura con la graziosa chiesetta di Sant’Onofrio, sorta su un antico luogo di culto bizantino (fontana), si parcheggia per percorrere la stradina a fondo naturale che risale a mezza costa, lungo il corso del Colognati.
Si guadano due fossi, poi dritti fino ad un bivio (la stradina a destra conduce ad uno stazzo con un bellissimo “pagliaru”, un antico rifugio di pastori), si guada un terzo fosso e si risale ripidamente, fino ad una selletta con le cosiddette Pietre Pizzute a destra, un belvedere a picco sulle gole del Colognati a sinistra.
Una breve ma impegnativa digressione sulla sinistra (50 metri circa), nella scarpata sottostante la strada, accompagna l’escursionista alle prime cascate del Colognati, alte una ventina di metri. Fare attenzione per assenza di segnali e sentiero.
Tornati sui propri passi si ridiscende lievemente guadando un quarto fosso proveniente dalla destra.
Ora, dopo una breve salita e discesa, si incontra il fosso del Cerasìa (sempre proveniente dalla destra); da qui si può risalire il torrente lungo un labile camminamento posto sulla pendice di sinistra della valletta, che consente di aggirare l’alveo.
Dopo occorre arrampicare su alcune pareti di roccia e aggirare nuovamente una zona impervia sulla sinistra, sino alla base delle alte cascate. Le frane in atto possono modificare con frequenza il percorso.
Rientrati sulla stradina si può tornare indietro o continuare a risalire lungo la valle con ulteriori magnifici scorci (strettoie, anse, pozze, rapide, boschi).
In questa zona affiorano tra i graniti, nascosti tra dirupi e una folta vegetazione, splendidi frammenti di una megabreccia rossastra, contenenti grandi esemplari di ammoniti, fossili del giurassico (località Torno).