Il Museo della Ceramica di Mondovì

17 marzo 2020 - 23:57

Nato dalla collaborazione tra il Comune di Mondovì e la Fondazione Museo della Ceramica Vecchia Mondovì, attualmente presieduta da Guido Neppi Modona, nipote di Marco Levi, il Museo è stato realizzato con il contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, della Compagnia di San Paolo e della Cassa di Risparmio di Torino e con il patrocinio e il sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte, Regione Piemonte e Provincia di Cuneo.

 Alla direzione del museo Christiana Fissore autrice del volume “La ceramica a Mondovì nell’Ottocento”, Umberto Allemandi ed., 2009.

Il progetto dell’allestimento è dell’architetto Ferdinando Fagnola, mentre le installazioni multimediali sono di Studio Azzurro.

Sono oltre seicento le ceramiche esposte, distribuite su quasi 600 metri quadrati; duemila pezzi sono  poi custoditi nei depositi visitabili, destinati a studiosi, collezionisti, cultori della materia. Le ceramiche   provengono dalle collezioni di Marco Levi (1910-2001), ultimo proprietario e direttore della fabbrica “Vedova Besio e figlio”, e di Carlo Baggioli.

Quella di Baggioli – la più ricca collezione di ceramiche del distretto monregalese –   era stata acquistata negli anni Novanta del secolo scorso da Marco Levi, che l’aveva poi donata insieme alla propria alla Fondazione Museo della Ceramica “Vecchia Mondovì”.  Sin da allora Marco Levi aveva coltivato il sogno  di preservare e trasmettere la memoria storica di una plurisecolare esperienza artistica e industriale e  di farla rivivere in una prestigiosa sede museale.

A quasi dieci anni di distanza dalla scomparsa di Marco Levi e dopo il lungo periodo di lavori di restauro, quel sogno si è tradotto in realtà.

L’avventura del distretto industriale monregalese della ceramica inizia in età napoleonica e si esaurisce alla fine degli anni Settanta del Novecento. La produzione della terraglia, materiale innovativo della rivoluzione industriale usato per stoviglie a costi contenuti, segna nell’Ottocento e nel Novecento la cultura e l’economia della città di Mondovì e di un ampio distretto (Villanova, Roccaforte, Chiusa di Pesio, Vicoforte, Mombasiglio), generando simboli visivi caratteristici e inconfondibili, tra cui il galletto dalla coda variopinta e le vivaci decorazioni a spugna intagliata.

Visitare il museo significa ripercorrere le tecniche produttive e i filoni decorativi che si sono succeduti  nel corso di quasi due secoli. La storia dello sviluppo industriale, artistico e culturale del distretto ceramico monregalese sarà raccontata con il supporto di pannelli espositivi e  con un linguaggio accessibile ed accattivante, arricchito da impianti multimediali di forte e immediato impatto scenografico.

Al primo piano sono collocate le sale  dedicate al ciclo produttivo. L’allestimento è concepito come un viaggio all’interno di una fabbrica: nella centrale sala degli Stemmi, ove  è collocata l’installazione multimediale Fare ceramica, un percorso orizzontale introduce il visitatore nelle diverse fasi della lavorazione della terraglia e nelle tecniche della decorazione, coinvolgendolo in modo diretto nei suoni, nelle immagini e nelle sensazioni della fatica e della sapienza manuale.                                                                

La prima sala illustra la storia del distretto ceramico con una mappa ed una grande linea cronologica, restituendo al visitatore l’importanza e la diffusione del fenomeno industriale monregalese; la seconda documenta, grazie a interventi di scavo archeologico effettuati sul territorio, la presenza  di reperti ceramici di età romana, medioevale e post-medioevale.

La terza sala è costruita attorno al primo inventario di una fabbrica di Mondovì (1809), straordinario e prezioso documento archivistico che consente di ricostruire le tracce della primissima produzione  secondo i modelli di cream ware dell’inglese Wedgwood.

Le sale successive descrivono  le diverse tecniche della foggiatura e della decorazione caratteristiche della ceramica locale: pittura a pennello, tamponatura “a velo” o “a merletto”, transfer print, foggiatura con parti a rilievo, decorazione a stampino, mascherina e aerografo. Accanto ai pezzi rappresentativi di ogni singola tecnica sono esposti gli strumenti per realizzarla, provenienti dalle fabbriche storiche del distretto.

L’ultima sala del primo piano è  concepita come un mercato, in cui sono esposte le più diverse tipologie ceramiche, pronte per soddisfare le esigenze della clientela. Sotto il superbo affresco barocco che rappresenta il mito di Fetonte fatto cadere dal carro del Sole dai fulmini di Zeus,  l’attenzione è catturata dai vari aspetti del commercio, il  viaggio, la  pubblicità, l’esposizione.

Dalla finestra che si apre sul versante sudorientale del Palazzo è possibile vedere direttamente i luoghi originari del fenomeno industriale monregalese: i castagneti per il combustibile, le cave di argilla di Vico, l’inizio della pianura piemontese, i dolci rilievi delle Langhe e la valle del Tanaro verso la Liguria, direttrici tradizionali di scambio.

Il secondo piano è dedicato alla storia  industriale del distretto. La sala multimediale che fa da centro ideale all’esposizione, Apparecchiare la tavola, testimonia il successo della terraglia monregalese, capace di creare servizi da tavola secondo esigenze e gusti legati anche ai diversi contesti sociali. Il visitatore sceglie da una consolle un manufatto ceramico, lo appoggia su una mensa virtuale  e così dà vita, una ad una, a otto tavole che si apparecchiano da sé, con gesti densi di poesia, semplici e quotidiani.

Le successive sei sale descrivono  le quattro grandi fasi della storia del distretto industriale monregalese utilizzando, oltre alla produzione tipica delle singole fabbriche, immagini fotografiche e didascalie: il radicamento ad opera di Francesco Perotti e di Benedetto Musso nella prima metà dell’Ottocento (prima sala), la grande espansione dopo il 1850 (seconda sala), la crisi economica negli ultimi quindici anni del secolo a Mondovì (terza sala) e nei centri del distretto (quarta sala).

Alla fase del  Novecento  sono dedicate le ultime due sale: la prima ripercorre la storia e la produzione delle diverse fabbriche, la seconda illustra il tentativo di foggiatori e decoratori, spesso riuscito, di inseguire le correnti artistiche europee della prima metà del secolo. Si spazia  tra suggestioni ottocentesche, Liberty, Art Déco, Futurismo e design industriale: un prezioso patrimonio destinato ad esaurirsi con la crisi progressiva e inarrestabile delle principali manifatture ceramiche del distretto fra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.

Orari di apertura:
venerdì e sabato ore 15 – 18
domenica ore 10 – 18

laboratori didattici per le scuole alla mattina

visite su richiesta per gruppi e scuole anche fuori dagli orari di apertura

Informazioni:
Ufficio turistico – tel. 0174 40389
Comune di Mondovì – tel. 0174 559274
e-mail: turistico@comune.mondovi.cn.i
 

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