Le Alpi: un ecosistema sempre più fragile e a rischio

28 ottobre 2020 - 8:03

Il cambiamento climatico negli ultimi 20 anni ha avuto un forte impatto sull’ambiente alpino, l’innalzamento delle temperature ha provocato lo scioglimento di moltighiacciai perenni.

Questo ha reso le montagne più fragili, negli ultimi anni crolli e fenomeni franosi sono sempre più frequenti e la causa principale è la mancanza di ghiaccio.

Gli studiosi hanno rilevato che dal 1990 ad oggi la temperatura media nelle Alpi si è alzata di circa 2,2° centigradi, circa il doppio dell’innalzamento delle temperatura media globale.

Le conseguenze dell’aumento delle temperature medie

Queste temperature hanno provocato una riduzione del permafrost, ovvero quei ghiacciai perenni che ricoprivano le vette più alte della catena montuosa.

Gli studiosi dell’Università Savoie Mont-Blanc, hanno verificato come questo fenomeno indebolisca le montagne.

Il ghiaccio perenne all’interno delle fessure tra le rocce agisce come cemento, tenendole ferme e compatte, quando si scioglie le rocce diventano più fragili e soggette a sgretolamento.

Insomma, secondo gli studiosi francesi, i ghiacciai hanno un ruolo fondamentale nella protezione della montagne alpine, proteggendole da fenomeni atmosferici e rendendole più solide. Senza la loro azione la roccia frana, infatti questi fenomeni negli ultimi anni sono sempre più frequenti, con un rischio elevato per trekker e alpinisti.

Se gli Stati non intervengono per contrastare l’innalzamento delle temperature medie, gli scienziati hanno stimato che nel giro di qualche decennio le queste potrebbero alzarsi di ulteriori 5° centigradi, provocando sostanzialmente la scomparsa di gran parte dei ghiacciai perenni alpini, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi.

Per capire meglio quello che sta accadendo è utile considerare uno studio condotto dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc, che ha monitorato la variazione della quota minima delle nevi perenni in estate.

Nel 1990 la quota minima era a circa 3200 metri, appena tredici anni dopo, nel 2003 per trovare le nevi perenni in estate si dovevano toccare 4000 metri di altitudine. Un cambiamento enorme avvenuto in pochissimi anni e che non accenna a rallentare.

Un alpinista italiano, intervistato dal giornalista Agostino Petroni di Nexus Media, magazine che si occupa dei cambiamenti climatici, ha raccontato come le arrampicate sulle Alpi e sul massiccio del Monte Bianco siano diventate più pericolose per le frane frequenti e l’instabilità della roccia.

Cambiamenti che rendono le montagne pericolose

Lorenzo Pernigotti, l’alpinista intervistato, ha raccontato un incidente accaduto qualche anno fa, nel corso di un’arrampicata, quando uno spuntone di roccia, all’apparenza un solido appoggio, si è spezzato sotto il peso del suo corpo facendolo cadere per qualche metro. Nessuna conseguenza grave ma un campanello dall’arme per lo stato di salute delle montagne.

Alcune guide alpine intervistate dal quotidiano americano, hanno raccontato di aver smesso di accompagnare le persone sulle vecchie vie di arrampicata ormai pericolose a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Uno di questi, Roberto Rossi, ha lottato per introdurre un sistema di prevenzione del rischio frane simile a quello ideato per le valanghe, che in presenza di alcuni fattori particolari assegna un certo grado di pericolosità della montagna.

Questi professionisti degli ambienti montani, che passano gran parte della loro vita sulle vette, hanno verificato direttamente questi accadimenti. Le frane sono sempre più numerose e spesso in versanti e aree considerate sicure.

Anche per questo la fondazione Montagna Sicura, organizzazione che si pone l’obiettivo di rendere l’alpinismo più sicuro, nei suoi corsi di formazione ha introdotto un modulo specifico dedicato ai rischi del cambiamento climatico. La formazione degli operatori è un fattore essenziale per prevenire i pericoli e incidenti.

Questi studi, i dati e le esperienze dei professionisti rendono chiaro come i cambiamenti climatici rappresentino un enorme rischio per ogni ecosistema, perfino per una catena montuosa come le Alpi.