Sacra di San Michele, muretti a secco e tartufo: le nuove candidature italiane all’Unesco

19 marzo 2020 - 13:12

La commissione italiana per l’Unesco ha presentato le nuove candidature per l’inserimento nella prestigiosa lista del Patrimonio mondiale dell’umanità. Tartufi, laPerdonanza Celestiniana dell’Aquila ma anche i muri a secco del Sud Italia e le abbazie benedettine: ecco le nuove proposte

Una serie di beni materiali e immateriali che spaziano geograficamente da un capo all’altro dell’Italia. Sono le ultime proposte avanzate dalla commissione italiana per l’Unesco, che verranno portate a Parigi in attesa di un’eventuale approvazione.

L’Italia, che detiene la medaglia d’oro nella lista con i suoi 51 siti, ha presentato sia beni materiali che i cosiddetti patrimoni immateriali. Proprio tra questi ultimi si inserisce la cultura del tartufo, proposta caldeggiata vivamente dalla comunità di Norcia gravemente danneggiata dai danni dei terremoti del 2016, per sottolineare la rilevanza di questo prodotto della terra e del ruolo d’eccellenza che esso ricopre nella cucina tradizionale.

Foto di Terre dei Trabocchi.

L’importanza del tartufo quindi non solo come prodotto della terra ma simbolo di una civiltà agricola e di un rapporto indissolubile tra uomo e ambiente, come ha anche sottolineato il viceministro Olivero, in particolar modo nelle aree rurali di Umbria, Lazio e Marche.

Il 27 marzo la commissione italiana ha candidato anche la Perdonanza Celestiniana, l’evento religioso che ogni anno si tiene all’Aquila e che termina con l’apertura della Porta Santa il 28 agosto.

Tra i patrimoni materiali sono stati invece presentati i muretti a secco che disegnano il paesaggio del Sud Italia, dalla Valle dell’Itria alla pianura salentina, dalla Costiera Amalfitana alle Cinque Terre. Realizzati per dividere gli appezzamenti dei terreni utilizzando solo ciò che la natura mette a disposizione, quella dei muretti a secco è una candidatura internazionale avanzata da Cipro, Grecia, Italia, Spagna, Francia e Svizzera.

Foto di Giovanni Gambaro

Dulcis in fundo, la prestigiosa commissione internazionale si troverà a vagliare un gruppo di sette abbazie benedettine sparse su tutto il territorio italiano. “Paesaggio culturale degli insdiamenti benedettini dell’Italia medievale”, questo è il nome del gruppo di maestosi edifici che – legati da un fil rouge storico e religioso – uniscono veri e propri simboli dell’architettura medievale come la Sacra di San Michele in Piemonte, l’abbazia di Montecassino in Lazio e l’abbazia di Sant’Angelo in Formis in Campania.

Foto di Fulvio Spada

Già inserita nella “tentative list”, la candidatura è già stata recepita nel corso della conferenza internazionale Unesco di Parigi nell’ottobre 2016.

Sarà il 2018 l’anno chiave per comprendere se questi beni – materiali e immateriali – così importanti per la cultura italiana, vedranno sul proprio biglietto da visita il simbolo Unesco. Gli effetti dell’inserimento hanno grande valore su diversi piani: dallo sviluppo di un turismo attento e consapevole all’integrazione territoriale, fino alla diffusione di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini delle infinite ricchezze che permeano il territorio italiano.

In apertura: la sacra di San Michele, foto di Topotto.