Dopo non poche polemiche partiranno ai primi di dicembre gli abbattimenti programmati nelle isole di Maddalena e Caprera, un paradiso nel cuore del Mediterraneo.
Ad oggi si calcola che nelle due isole siano presenti circa1500 esemplari di cinghiali, un numero che è stato giudicato insostenibile.
In particolare la situazione si sarebbe aggravata a causa della introduzione, a partire dagli anni ’80, di specie non autoctone per finalità venatorie e zootecniche.
Queste avrebbero inoltre dato vita a esemplari ibridi particolarmente fertili.
Il Piano operativo per l’eliminazione dei cinghiali è stato approvato dal Consiglio Direttivo del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena in Agosto.
Ha ricevuto il nulla osta dalla Regione Sardegna.
L’operazione sarà coordinata dal Parco Nazionale in collaborazione con altri enti.
Se ne occuperanno il Comune, la Forestale, la locale Asl, l’Assessorato Regionale all’Ambiente, Carabinieri Forestali, Vigili Urbani, Compagnia Barracellare e Protezione Civile.
Per l’abbattimento sono stati seleziona circa 40 cacciatori che hanno fatto dei corsi regionali per essere inseriti in appositi elenchi da cui essere pescati.
Gli interventi saranno tutti notturni, 3 o 4 volte a settimana e i cacciatori utilizzeranno fucili e visori che consentono di scandagliare l’oscurità.
La prima settimana l’intervento sarà sull’isola di Maddalena, successivamente a Caprera e quindi si procederà a settimane alterne fino al mese di marzo.
Finita questa prima fase si procederà a stabilizzare la situazione disponendo delle apposite trappole.
È stato proprio il Parco Nazionale della Maddalena a richiedere l’intervento.
Come scritto dall’Ente, “l’impatto dei cinghiali ibridi nell’Arcipelago è una grave emergenza che sta seriamente mettendo a rischio quelle che sono alcune peculiarità dell’area Parco. Le numerose segnalazioni inviate da organi di stampa e cittadini, testimoniano inoltre quanto il problema sia vissuto anche a livello sociale, soprattutto per il rischio di incidenti stradali e per i danni a persone e cose”.
“Il piano di durata quinquennale” – scrive ancora il Parco – “punta ad eradicare completamente la specie dell’ibrido nel territorio del Parco attraverso la sinergia delle tecniche di cattura e l’abbattimento a distanza al fine di salvaguardare la biodiversità del Parco e conservare le specie selvatiche autoctone”.