Risale a Novembre dello scorso anno la storica conferenza sul clima di Parigi COP 21, al termine della quale si è giunti ad uno storico accordo, che per la prima volta nella storia ha visto concordare le più grandi potenze economiche mondiali sulla necessità di intervenire per contrastare il cambiamento climatico.
In questo accordo, sinteticamente, si è statuito che:
Sicuramente la COP21 è stato un passo storico mai, prima d’ora, erano stati messi nero su bianco impegni così precisi, così come non c’era mai stata unità di vedute sulle possibili conseguenze di un incremento della temperature medie globali. Dalla Russia all’America, dall’Europa alla Cina, gli scienziati di tutti i paesi industrializzati sono ormai concordi nel considerare la soglia dei 2 gradi come punto di “non ritorno” del surriscaldamento globale.
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Si può dire che questo fattore è stato tra i più determinanti per la trovata intesa tra i paesi seduti al tavolo, la consapevolezza della conseguenze e la loro vicinanza nel tempo sono state spinte decisive per superare ostacoli e storiche avversità politiche.
Ma ora siamo al passo successivo, l’Accordo di Parigi non è vincolante per gli Stati aderenti, non prevede sanzioni per gli eventuali trasgressori, si tratta più che altro di una dichiarazione di intenti. Propria questa è la maggiore criticità di questo accordo, non vincola gli stati e non prevede nemmeno strategie comuni, in pratica si è stabilito un obbiettivo lasciando libero ogni paese di perseguirlo secondo strategie proprie. Si tratta a tutti gli effetti di un trattato internazionale che, per essere vincolante, deve essere ratificato da ciascuno dei paesi che lo hanno sottoscritto.
Ecco perché la COP22 è un appuntamento cruciale, l’agenda del primo giorno della conferenza ha segnato un importante appuntamento intitolato “The Paris Agreement One Year On”, probabilmente si analizzerà e discuterà di cosa si è fatto in questo anno, quali iniziative hanno portato avanti i paesi e se si stia percorrendo la giusta strada. Il vero obbiettivo di questa COP22 sarà proprio quello di trovare delle strategie comuni per dare concreta attuazione a quanto previsto nell’accordo di Parigi.
Il primo aspetto che sarà necessario affrontare, il principale campo su cui si combatte la battaglia per il clima, sarà la riduzione delle emissioni di CO2 dei paesi industrializzati. Sarà necessario fare di più e mettere in campo delle azioni concrete, che passino attraverso passi e step definiti per la riduzione delle emissioni, non solo intenti ma strategie e tattiche concordate che portino al risultato voluto. Il rischio di lasciare alla libertà dei singoli paesi la decisione sulle modalità di abbattimento delle emissioni potrebbe portare al fallimento dell’obbiettivo fissato a Parigi, con conseguenze imprevedibili.