Il turismo lento e outdoor ormai da molti anni è in crescita costante. Il trekking, il cicloturismo e i cammini sono ormai la scelta di viaggio e vacanza preferita da migliaia di persone ogni anno.
Gli anni della pandemia, che hanno messo in crisi il turismo di massa, hanno permesso a molte persone di scoprire per la prima volta un nuovo modo di viaggiare.
Lo slow tourism, o turismo lento in italiano, è un modo di vivere diversamente il viaggio, a passo lento e rispettando i territori e le destinazioni visitate. Un segmento turistico la cui crescita è oggi certificata dai dati.
Una recente ricerca promossa dal Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi (Ce.R.T.A.) dell’Università Cattolica di Milano riporta come il turismo lento sia uno dei quattro adattamenti del turismo al momento pandemico – insieme con le motivazioni, la scelta dei compagni e la tipologia di alloggio – destinati a diventare trend strutturali.
Sempre secondo il Ce.R.T.A., da un sondaggio internazionale emerge che il turismo lento cresce sempre più tra le motivazioni di viaggio: lo prende in considerazione il 54% dei potenziali viaggiatori.
Ancora lontano dalle tradizionali vacanze al mare (82%) o viaggi culturali (76%), ma ormai praticamente alla pari con il turismo enogastronomico (55%).
Ma cosa significa esattamente fare un viaggio slow? Un buon esempio è il turismo dei cammini, una nicchia che ha visto un vero e proprio boom negli ultimi anni.
Dai più noti come la Via Francigena ai meno conosciuti come il Cammino Basiliano in Calabria, fino al percorso forse più conosciuto al mondo, ovvero il Cammino di Santiago, la motivazione di viaggio è molto spesso spirituale.
Ma esistono anche cammini più focalizzati sul benessere e le attività all’aria aperta come, solo per citarne alcuni, il Cammino dei Briganti (100 km tra Abruzzo e Lazio), il Sentiero del Viandante (45 km sul Lago di Como), la Via del Sale (440 km sull’appennino ligure tra Pavia e Camogli) o la Via degli Dei (da Firenze a Bologna).
Un altro pilastro del turismo lento è il cicloturismo, che da anni vede molto attive, tra gli altri, l’Abruzzo con la Ciclovia dei Trabocchi e la Bike to Coast, ma anche l’Emilia Romagna con la ciclovia del Sole e molte altre Regioni italiane che stanno puntando su questo segmento di turismo.
Grande successo continua ad avere il turismo dei borghi che, da qualche anno, hanno un’opportunità in più: il cosiddetto “turismo delle radici” dei discendenti degli emigrati.
Una nicchia che ha attirato l’attenzione anche dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO) e che, secondo uno studio delle Università della Calabria, di Torino e di Mar del Plata in Argentina, solo da Canada, Brasile, e USA muove oltre 670 mila arrivi per un valore che supera i 650 milioni di euro.