Non sono buone notizie quelle che giungono dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che ha presentato il 5 luglio scorso a Roma un convegno dedicato ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del Mar Mediterraneo.
Secondo le ricerche dell’agenzia, le coste italiane potrebbero perdere decine di chilometri quadrati di territorio entro la fine di questo secolo, a causa dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento del Mediterraneo. Con i sette nuovi siti indicati, salirebbero a una ventina le aree a rischio.
Pescara, foto di Lorenzaccio
La mappa diramata il 5 luglio aggiunge 7 nuove aree dal Tirreno all’Adriatico: Pescara, Martinsicuro e Fossacesia in Abruzzo, Lesina in Puglia, Granelli in Sicilia, Valledoria in Sardegna e Marina di Campo sull’Isola d’Elba, in Toscana.
Vista sulle Isole Eolie, foto di Daniel Enchev
Tra le aree già indicate precedentemente dall’Enea, siti dall’incredibile valore storico e naturalistico: città come Venezia, Ravenna e Trieste, la Versilia, l’Agro Pontino e la Piana del Sele, il catanese e le Isole Eolie, i golfi di Taranto, Oristano e Cagliari.
Le rilevazioni con cui sono state valutate queste aree si basano sui dati dell’Ipcc, la maggiore istituzione per il clima a livello mondiale. L’Enea sta inoltre lavorando su un modello che metta in relazione questi valori con l’espansione termica degli oceani, con l’intensificazione degli eventi climatici estremi e i movimenti tettonici dell’Italia.
Marina di Campo, Isola d’Elba, foto di artq55
L’avvertimento degli studiosi è ormai noto ai più: solo una riduzione drastica delle emissioni di gas serra potrebbe limitare l’aumento del livello del mare atteso. A farne le spese sarebbe in primis un’ampia fetta di patrimonio naturale, storico e culturale della nostra Penisola.
Testo di Marco Carlone. In apertura: foto di Daniele Caneve