Pregliasco sul vaccino: “Non raggiungeremo immunità di gregge, ma diminuiranno effetti gravi del Covid”
Quando raggiungeremo l'immunità di gregge? Quando potremo abbandonare l'uso delle mascherine? I vaccini sono efficaci contro la nuova variante indiana del virus? Di questo ed altri temi parliamo in questa intervista con Fabrizio Pregliasco.
Siamo in un momento cruciale della lotta al Covid 19.
La campagna vaccinale, in Italia e in gran parte del mondo occidentale, ha raggiunto una buona velocità di crocierae i contagi e i decessi calano un po’ ovunque.
Al tempo stesso nuove varianti, a partire da quella indiana, si affacciano sullo scenario della pandemia e suscitano interrogativi sull’efficacia dei vaccini e sui rischi delle riaperture.
Su questo e altri temi facciamo il punto con Fabrizio Pregliasco, docente all’Università Statale di Milano.
Prof. Pregliasco, i nuovi contagi stanno diminuendo. Merito delle restrizioni degli ultimi mesi o è la vaccinazione di massa che comincia a far sentire i suoi effetti?
Sicuramente il lockdown è servito e stiamo ancora usufruendo dell’effetto residuo delle restrizioni. Vedremo se qualche atteggiamento qua e là un po’ troppo “libertino” non ci danneggerà nel prossimo futuro, perché il rischio di un aumento dei contagi resta. D’altra parte le condizioni meteo della bella stagione aiutano, perché si è visto che la bassa umidità, il sole e l’assenza di sbalzi termici non favoriscono la diffusione del virus.
E poi appunto, a questo giro, a differenza dell’anno scorso, c’è il vaccino.
Sì, e la campagna vaccinale sta dando, nella realtà, risultati migliori di quanto ci attendessimo. Quello che osserviamo sul campo, in termini sia di protezione che di riduzione degli effetti più pesanti della malattia, è anche più promettente di quanto fosse indicato dagli studi della comunità scientifica.
Quindi cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane?
Possiamo aspettarci nel prossimo futuro un lieve rialzo dei nuovi contagi, ma anche una riduzione degli effetti più tristi della malattia.
Da questo punto di vista, possiamo guardare a quello che succede nel Regno Unito come una sorta di anticipazione di quanto avverrà da noi?
Assolutamente sì. È un po’ come due persone che guardano lo stesso film, ma una in ritardo rispetto all’altra. Noi siamo al primo tempo, il Regno Unito è al secondo, ai titoli di coda, ma il film è appunto lo stesso, è solo una questione di tempistica della campagna vaccinale.
Vediamo lo stesso film anche per quanto riguarda le varianti?
Esatto. Per ora i dati ci dicono che i vaccini proteggono anche dalle attuali varianti, però non si sa mai che nuove varianti possano arrivare.
In effetti, nel Regno Unito, la media settimanale dei nuovi positivi sta tornando a crescere. Il punto, quindi, è verificare quanti di questi nuovi contagi si tradurranno in casi gravi?
Proprio così. L’obiettivo della vaccinazione è innanzitutto salvare vite e limitare i casi gravi. Poi, chiaramente, c’è una parte della popolazione, quella giovane, che non è vaccinata, quindi è normale che aumentino i nuovi positivi. Però diminuisce la probabilità di ospedalizzazioni e decessi. Quindi, diciamo che non ci sarà più la proporzionalità attuale: tot casi, tot decessi, ma i decessi dovrebbero diminuire in rapporto ai casi.
Questo possiamo dirlo anche per la variante indiana?
Sì, per ora possiamo dirlo.
Con la campagna vaccinale che avanza in tutto il mondo, vengono meno alcune restrizioni. Negli Stati Uniti l’agenzia federale CDC (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha tolto la raccomandazione all’uso della mascherina per i vaccinati. Che ne pensa?
Gli americani sono sempre stati un po’ “libertini”nella gestione della pandemia, però ora sono più avanti dal punto di vista della campagna vaccinale, quindi anche noi potremo farlo quando arriveremo ad un analogo punto di copertura della popolazione.
Possiamo immaginare in quale momento di questo processo daremo anche noi l’addio all’obbligo delle mascherine?
Quando saremo al 40-50% della copertura vaccinale, che potrebbe essere a luglio. A quel punto, almeno all’aperto, potremmo pensare di abbandonare l’obbligo all’uso delle mascherine.
Quindi diciamo che, se tutto va bene, a settembre, col rientro a scuola e alle attività economiche, potremo parlare di un ritorno alla quasi-normalità?
Esatto, sempre mantenendo alta l’attenzione.
Visto l’andamento della campagna vaccinale in Italia, si può prevedere quando raggiungeremo l’immunità di gregge?
L’immunità di gregge non la raggiungeremo, nessuno la raggiungerà, è un obiettivo teorico. Finché non vaccineremo i giovani, cosa che avverrà più avanti, il virus continuerà a circolare. Il vero obiettivo realistico non è l’azzeramento della malattia, ma una convivenza più civile col virus, senza gli effetti più gravi, non so se rendo l’idea. Poi, probabilmente, faremo dei richiami vaccinali, perché il virus circolerà, ce l’avremo tra i piedi almeno per 1 o 2 anni ancora.
Riaprono piscine, centri sportivi e palestre. Se ne discute spesso e abbiamo sentito pareri diversi: esistono dati che dimostrano la trasmissione non solo con droplets, ma anche aerosol in ambienti chiusi?
Direi che è una certezza. Poi, certo, uno può dire: in piscina o in palestra o nel ristorante non è successo mai niente. Ma questo perché è difficile individuare il momento esatto in cui si contrae l’infezione. È il numero di contatti che conta. In questo momento, con questo virus, ogni contatto interumano deve essere considerato a rischio. Più hai contatti, più aumenta il rischio di inciampare in quello sfortunato.
Attività fisica: protegge? E quanto?
L’attività fisica è fondamentale perché migliora la risposta immunitaria. Ovviamente, deve essere adattata alle capacità e caratteristiche di ciascuno. È vero però che negli ambienti chiusi bisogna tener conto dell’ “effetto spogliatoio”: per un paio d’ore infatti, dopo uno sforzo fisico importante, c’è un temporaneo calo delle difese immunitarie. Questo, combinato con l’ambiente caldo e umido degli spogliatoi, crea una situazione di rischio. Tuttavia, al di là di questo effetto contingente a cui fare attenzione, l’attività fisica regolare rafforza la risposta immunitaria.
Fabrizio Pregliasco fa attività fisica, le piace camminare?
Sì, assolutamente. Amo la montagna, trascorro le mie vacanze in Val Sarentino, Trentino Alto Adige. Faccio passeggiate outdoor e trekking senza esagerare, diciamo che non vado ad arrampicare, ma sicuramente cammino e mi piace farlo sui sentieri delle montagne in provincia di Bolzano, dove ho lavorato per anni e ho un po’ lasciato il cuore.
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