L’importanza dei sentieri e della rete escursionistica per i territori
In tempi passati la gente viaggiava a piedi, a dorso di mulo o a cavallo, tra mille difficoltà, pericoli e privazioni, lungo sentieri e strade tortuose, raramente selciate,con accentuati dislivelli in prossimità dei passi, niente a che vedere con l’invidiabile rete stradale di oggi.
Così invidiabile che per trovare il verso significato delle parole “sentiero” e “mulattiera” dobbiamo consultare niente po’ po’ di meno che il Codice della Strada.
Proprio così!
L’unica definizione giuridica di sentiero si trova all’articolo 3 (Definizioni stradali e di traffico), comma primo, n. 48, che lo definisce: “Sentiero (o mulattiera o tratturo): strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni e di animali”.
Altre definizioni scaturiscono dalla giurisprudenza: “Il sentiero è individuato in quel tracciato che si forma naturalmente e gradualmente per effetto del calpestio continuo e prolungato (Cassazione, maggio 1996, n. 4265), ad opera dell’uomo o degli animali, in un percorso privo di incertezze e ambiguità, riportato nelle mappe catastali (Cassazione, 29 agosto 1998, n. 8633; Cassazione, 21 maggio 1987, n. 4623). In caso di incidenti occorsi sui sentieri la responsabilità giuridica può ricadere sui progettisti, sugli enti gestori, sugli accompagnatori o sui proprietari dei terreni.”
Il 31 agosto 2017 è stato proposto un emendamento per la modifica al Codice della Strada con alcune specificazioni che distinguono i sentieri dalle mulattiere (non è introdotta però una specifica definizione di tratturo).
Si precisa infatti che la larghezza del sentiero è tale da permettere il passaggio di una sola persona per volta in uno dei due sensi di marcia (larghezza uguale o inferiore a 1,2 m), La mulattiera è tale da permettere il passaggio di una fila di animali da soma a pieno carico in uno solo dei due sensi di marcia per volta (larghezza uguale o inferiore a 2,5 m).
Insomma, al sentiero in passato non si sono dedicate le debite cure e attenzioni e nel diritto italiano, almeno nella sua accezione di norma scritta, sia nella legislazione nazionale, sia in quella regionale, non si offre alcuna disciplina specifica riguardo la realizzazione e la manutenzione dei sentieri e anche i contributi della dottrina scarseggiano.
Manutenzione dei sentieri: comanda il cuore
La manutenzione e la gestione della rete sentieristica vede il coinvolgimento di diverse realtà guidate da passione e operanti sul territorio in collaborazione con Enti, nonché l’adesione di diverse associazioni – in primis il Club Alpino Italiano e della Federazione Italiana Escursionisti – che si avvalgono dell’apporto diretto dei loro soci per segnare e curare i sentieri. Insomma, da Nord a Sud il colore bianco-rosso è diventato simbolo dell’escursionismo!
Fortunatamente l’opera di volontariato raccoglie sempre più consensi tra i trekker che frequentano l’ampia rete sentieristica.
Associazioni, comitati e gruppi di amici s’incontrano per metter mano agli attrezzi del mestiere – decespugliatori, rastrelli, roncole, motoseghe e pennelli – ma anche per coinvolgere altri conoscenti e renderli partecipi dell’importanza di questo compito.
C’è anche chi ha adottato un sentiero, oppure un tratto d’itinerario, chi spinge all’aggregazione creando un evento significativo e unitario per richiamare l’attenzione dei cittadini e degli amministratori pubblici al valore dei sentieri e delle aree protette per la loro frequentazione, tutela e valorizzazione.
Anche noi possiamo fare la nostra parte per mantenere fruibili i percorsi nella natura seguendo e rispettando i segnavia, evitando scorciatoie e informando i Parchi nazionali e regionali, i gestori dei rifugi e le Sezioni locali del CAI di eventuali danni o problemi lungo i sentieri. Ben vengano tutte le iniziative che portano nuove forze alla causa.
Rispetta la natura: segui i sentieri
Il sentiero si insinua nel territorio con delicatezza e rappresenta uno strumento di conoscenza migliore perché il ritmo lento del camminare consente una maggiore percezione di quello che ci circonda. Il sentiero addirittura è uno strumento di controllo e presidio del territorio stesso.
Non tutti però la pensano allo stesso modo: ci sono persone che ritengono la rete escursionistica troppo invasiva. In verità nel nostro paese raramente si può osservare l’immensità e l’armonia degli spazi aperti come succede nei Parchi nazionali americani.
Da noi non ci sono veri e propri ambienti wilderness privi di fonti luminose e di opere che riconducono a qualsiasi tipo d’intervento umano, dove è possibile mantenere lo stato d’integrità paesaggistica totale, rinunciando a qualsiasi scelta di sviluppo di tale area che deve restare intatta, intonsa.
L’unica eccezione è rappresentata dalle zone A, ossia le aree a protezione integrale dei nostri Parchi e Riserve naturali, sono però spazi decisamente ridimensionati rispetto alle grandi aree protette degli Stati Uniti.
Insomma, da noi sono rari i luoghi che rispondono al principio della conservazione e al vero significato della parola wilderness, non sinonimo di “natura selvaggia” ma più semplicemente di “luogo naturale”.
Quindi, in Italia i sentieri più che “invadere” la natura diventano uno strumento di controllo e tutela dell’ambiente, infatti la segnaletica invita gli escursionisti a camminare dentro il sentiero e il sentieri contribuiscono a valorizzare e tutelare al tempo stesso l’area che si vuole conoscere.
Ecco perché gli strumenti legati alla rete escursionistica (segnavia, paline, pannelli) si configurano come strategici e risolutivi per invitare gli escursionisti a camminare con la testa e a non prendere scorciatoie che potrebbero offendere l’integrità della natura.
In poche parole, la rete escursionistica mantiene integro il rapporto sinergico escursionismo e tutela della qualità ambientale.
Il sentiero amico dell’economia
Quasi tutti i percorsi discendono da direttrici storiche di collegamento tra paesi, alpeggi e per gli spostamenti lungo le vie del sale.
Nel tempo però hanno perso il loro scopo originario e oggi le Alpi, gli Appennini e i Parchi hanno ereditato una rete estesissima di percorsi che oltre a rappresentare un vero capolavoro di ingegneria, hanno regalato agli amanti del camminare un numero incalcolabile di sentieri nella natura.
Il recupero di queste antiche vie, oltre ad avere un significato in ambito culturale e toccare la sfera motivazionale ed emozionale dell’escursionista, creano una maggiore interconnessione con il mondo del turismo verde, quindi fungono da volano per gli operatori che lavorano sul territorio (dalle guide alle strutture ricettive).
Quindi, oltre ai temi dell’enogastronomia, dell’artigianato o alle espressioni artistiche locali, le ricadute economiche sul territorio dipendono anche dall’operatività dei parchi, dei rifugi, dei media che diffondono il verbo del “camminare”, insomma, di quel tessuto produttivo e promozionale legato al mondo outdoor che trova nei sentieri il principale attrattore per turisti amanti delle attività all’aria aperta.
Ricordiamoci che l’attività escursionistica è un’importante risorsa economica delle aree rurali e montane.
Una conclusione ineccepibile, ma a questo punto, da un punto di vista pragmatico, non resta che preoccuparci del nostro principale volano… la rete sentieristica.
La rete sentieristica e il Club Alpino
L’interesse degli Enti per lo sviluppo della rete escursionistica è cresciuto in proporzione alla crescita del trekking, una pratica culturale e salutare sempre più diffusa e oggi riconosciuta anche come opportunità importante per la valorizzazione del territorio e delle attività economiche connesse.
Naturalmente non è tutto rose e fiori: ci sono problemi di ordine storico-culturale e di tipo pratico e progettuale, legati alla gestione dei sentieri e alla segnaletica.
In Italia il garante per una gestione oculata di questa risorsa è il Club Alpino Italiano, la più antica e vasta libera associazione nazionale di appassionati di montagna, fondata a Torino nel 1863 per iniziativa di Quintino Sella.
L’esperienza del CAI e la documentazione in merito alla rete sentieristica nazionale messa a disposizione a partire dagli anni ’90, rappresenta un buon punto di partenza per gli operatori turistici e le amministrazioni pubbliche che desiderano migliorare e accrescere la fruibilità a piedi del loro territorio.
La rete curata dal CAI direttamente o in convenzione con altri Enti è stimata oggi in circa 60mila chilometri.
Sentieri: gli errori del passato
Il Club Alpino Italiano è un punto di riferimento importante, anche alla luce degli errori commessi all’inizio degli anni Novanta da Enti di promozione turistica.
La mancanza di competenza ed esperienza determinò la progettazione e realizzazione di itinerari inadeguati al trekking per la mancanza di una segnaletica funzionale e univoca, una ricettività insufficiente e inidonea agli escursionisti, l’assenza della messa in sicurezza dei percorsi, ecc.
Lo stesso adattamento di sentieri nati per il passaggio pedonale in percorsi per la mountain bike o l’ippoturismo è stata in alcuni casi una scelta sbagliata.
Ad esempio, il fondo di un percorso può venire danneggiato dal passaggio dei pneumatici delle mountain bike o dal calpestio degli zoccoli dei cavalli.
Oppure, una ridotta larghezza del sentiero e i tratti acclivi non consentono il passaggio in condizioni di sicurezza di biker ed escursionisti a cavallo.
Le stesse strutture ricettive possono essere inadeguate ad accogliere gli appassionati di queste due attività outdoor: lungo una ippovia il rifugio deve offrire biada e una tettoia ai cavalli per passare la notte e chiunque pedali su due ruote sa che a fine giornata c’è bisogno di una regolare manutenzione della bicicletta.
Per questo la struttura che voglia offrire ospitalità ai cicloturisti deve essere provvista di un piccolo spazio riservato all’officina e un locale dove depositare casco e tute infangate.
In Italia, allo stato attuale, non ci sono norme che obbligano il transito delle biciclette o dei cavalli solo su percorsi più larghi, quali carrarecce, tratturi o simili.
Solo il Trentino ha imposto il passaggio con le biciclette su piste con pendenza moderata (inferiore al 20%), fondo non facilmente erodibile e piste sufficientemente ampie da permettere la presenza contemporanea di escursionisti e ciclisti.
La mancanza di una disciplina specifica per regolarizzare la creazione e manutenzione dei sentieri ha contribuito alla confusione generata dalla duplicazione della segnaletica sullo stesso sentiero, pensata per altre attività outdoor: mtb, ippoturismo, ciaspole e nordic walking.
Se poi ci aggiungiamo il collage di segnalazioni nel passaggio da una regione all’altra (vedi Liguria – Piemonte) la confusione è davvero totale.
Fortunatamente la situazione va migliorando, ma la presenza di una segnaletica non univoca, con l’uso di segnavia diversi nella forma, nei colori e nei numeri, crea non pochi problemi sui sentieri.
Dagli anni Novanta ad oggi
I problemi riportati nel paragrafo precedente sono la conseguenza dell’assenza di una politica nazionale sui sentieri. Solo negli anni ’90, sulla scia del Sentiero Italia si è iniziato a fare un po’ di ordine, uniformando la segnaletica su tutto il territorio nazionale, dalle Alpi agli Appennini, isole comprese.
Nel 1996 la Commissione Centrale per l’Escursionismo del CAI determinò i principi e i criteri cui le Sezioni CAI dovevano attenersi nello svolgimento dei loro compiti legati alla sentieristica!
Nel 2003 il CAI ha pubblicato, nella Collana dei Manuali del CAI, il manuale nr 10 “Catasto dei Sentieri” per offrire degli strumenti finalizzati alla creazione e organizzazione delle reti sentieristiche e in prospettiva alla creazione del catasto nazionale dei sentieri.
Inoltre, poco più di una decina di anni fa si è avviato un progetto definito REI (Rete Escursionistica Italiana), per sviluppare con progettualità la rete escursionistica su scala provinciale e/o regionale e andare a coprire uniformemente tutto il territorio nazionale.
La tendenza è comunque quella di impegnarsi nel recupero e mantenimento della rete sentieristica esistente attraverso una regolare manutenzione che garantisca nel tempo la percorribilità dei sentieri e solo quando è davvero necessario pensare alla realizzazione di nuovi percorsi, valutando fin dall’inizio la disponibilità di risorse umane e finanziarie per garantirne la fruibilità nel corso degli anni.
Ma come provvedere alla manutenzione dei sentieri? Diciamo da subito che dovrebbe essere un onere di tutti gli amanti dell’escursionismo dedicare parte del proprio tempo libero alla manutenzione della rete sentieristica e alla pulizia di tratti di mulattiere, piste e fiumi.
Non solo: portare a valle i rifiuti, asportare un ramo che sporge sul sentiero o raddrizzare una palina segnaletica sono piccole e semplici azioni che nel tempo potrebbero risultare significative se assunte da tutti. Fortunatamente chi legge questo articolo prova amore per la natura e la rispetta.
Ci sono poi le Associazioni di volontari è provvedere diligentemente a pulire decine di chilometri di sentieri e mantenerli percorribili, se però bisogna intervenire con azioni strutturali importanti devono essere i Comuni, le Province e le Regioni a coprirne i costi.
L’azione corretta è quella di dimensionare la rete sentieristica alle effettive necessità del territorio e alla possibilità degli Enti locali d’intervenire economicamente per la manutenzione straordinaria.
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