Bartender serves a fresh beer in a pub in the pandemic days, wearing protective face mask.
La Variante Delta del coronavirus, nota anche come variante indiana, continua ad avanzare in tutta Europa e l’Italia non fa eccezione.
I dati contenuti nel monitoraggio settimanale sull’andamento dei contagi dell’ Istituto superiore di sanità e del Ministero della Salute confermano questo trend preoccupante.
L’indice Rt – quello che ci dice quante persone sono potenzialmente contagiate da ogni infetto, è salito dallo 0,66 allo 0,91, non distante quindi dalla soglia d’allarme di 1.
In rialzo anche l’incidenza settimanale su base nazionale, salita a 14 casi su 100 mila abitanti, dai 9 casi del monitoraggio precedente.
Al momento la variante Delta rappresenta il 32% dei nuovi casi di infezione, ma in alcune Regioni questa percentuale è maggiore.
Nel Lazio, ad esempio, la variante Delta rappresenta già il 57% dei nuovi casi, vale a dire la maggioranza dei nuovi positivi.
Al momento nessuna Regione ha raggiunto la soglia dei 50 nuovi positivi su 100 mila che fa scattare la zona gialla.
Tuttavia l’indice di rischio generale è cambiato per molte regioni e alcune presentano un rischio più elevato di altre di passare al primo livello di restrizioni.
Mentre nel precedente monitoraggio tutte e 21 le Regioni italiane erano considerate a rischio basso, ora ben 19 su 21 sono considerate a rischio moderato.
Restano a rischio basso solo Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige.
Tra le 19 Regioni a rischio moderato, quelle con parametri più sfavorevoli, che potrebbero quindi in un futuro più o meno prossimo determinare il passaggio in zona gialla, abbiamo Sicilia, Sardegna, Veneto e Campania, Abruzzo e Lazio.
Al momento la situazione ospedaliera è sotto controllo.
Sono occupati al 2% sia i reparti ordinari che le terapie intensive.
Il monitoraggio ha inoltre rilevato che è aumentata la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi, oggi al 46,2%, mentre il 22,8% è stato diagnosticato attraverso attività di screening.
Confermato anche il dato rilevato negli altri paesi europei, di una estesa circolazione tra i più giovani, che rappresentano la fascia di età meno vaccinata.
Secondo indiscrezioni, il governo, d’accordo con CTS e governatori delle Regioni, potrebbe decidere di rivedere i parametri per il passaggio a zona gialla, arancione e rossa.
L’accento potrebbe cadere non più sui nuovi postivi ma sulle ospedalizzazioni.
In particolare si potrebbe decidere di allentare la soglia dei 50 nuovi positivi per 100 mila abitanti stringendo invece quelle dei ricoveri.
Si starebbe pensando di abbassare la soglia di occupazione dei posti letto Covid considerata critica per il passaggio in ziona gialla: dal 40 al 30 per cento per i ricoveri ordinari e dal 30 al 20 per quelli in terapia intensiva.
Nessuna novità sul fronte dell’obbligatorietà del Green Pass per accesso a locali pubblici sul modello francese.
Tuttavia in una intervista radiofonica il sottosegretario Costa ha fissato alcuni paletti molto importanti.
Ha escluso infatti tassativamente l’uso obbligatorio del Green Pass per accedere a bar e ristoranti, considerandolo invece positivamente per quanto riguarda l’accesso ad eventi sportivi, cinema, teatri e discoteche.
In base a queste dichiarazioni sembra che l’orientamento del governo, anche qualora si arrivasse ad introdurre un qualche obbligo di uso del Green Pass per accedere a servizi aperti al pubblico, sia nel senso di una modalità molto più soft di quella invece adottata in Francia.
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