Warka Water: l’albero della vita che disseta il mondo!

18 marzo 2020 - 11:53

La società moderna, nella sua costante e spasmodica ricerca del “progresso” ha prodotto grandi squilibri e vive innumerevoli paradossi, ma se dovessi ricercare un concetto che sia in grado di sintetizzare la radice di tutte queste dinamiche, lo individuerei nel vocabolo “indifferenza”.

Quella minoranza di esseri umani che hanno la fortuna di vivere nella parte del mondo che può permettersi di buttare via gli avanzi di un pranzo domenicale o di potersi fare tre docce al giorno col solo scopo di combattere l’afa estiva, è protagonista di una sorta di illusione di massa, derivante in buona parte da un continuo e costante bombardamento mediatico, di circo della tragedia, che ci ha reso talmente abituati alla disgrazia, da diventarne immuni.

Ogni tanto capita però di imbattersi in alcune notizie in grado di riaccendere un raggio di speranza nella nostra società, capaci di risvegliare le nostre coscienze che, se non stimolate, corrono il serio rischio di addormentarsi cullate dal nostro benessere.

Provate a ripensare a quella giornata in cui, a causa di qualche guasto nelle tubature, il vostro bel quartiere era rimasto completamente privo di acqua, ricordate la spiacevole sensazione di alzarsi la mattina, ancora rapiti dal sonno, recandosi in cucina per bere un bicchiere di acqua e notare, con grande disappunto, che dal lavandino non ne scende nemmeno una goccia.

Proprio come la saggezza popolare insegna, ci si rende conto dell’importanza di un bene solo quando si smette di averlo a disposizione, in quegli istanti si assiste infatti a delle vere e proprie scene di isteria di massa, famiglie che prendono d’assalto i centralini dell’azienda di gestione della rete idrica, chiedendo immediati interventi risolutivi del problema, perché va bene tutto ma “senz’acqua non si può stare!”.

Ed è proprio questo il nocciolo del discorso, senz’acqua non si può stare! La realtà beffarda, però, ci smentisce mostrando invece come milioni di persone non abbiano accesso a questa vitale risorsa, non per un giorno, ma per una vita! Nonostante l’occidente, figlio del benessere, nasconda la testa dietro un velo d’indifferenza.

L’ONU, ormai da diversi anni, ha posto la lente d’ingrandimento sull’emergenza idrica, affermando come “..a causa dei cambiamenti climatici ma anche della rapida crescita demografica, quasi la metà della popolazione del pianeta vivrà in regioni ad alto stress idrico, tra cui in particolare l’Africa che avrà fra i 75 e 250 milioni di abitanti sottoposti a tale pressione”; secondo l’Onu la situazione idrica mondiale è già preoccupante in quanto più di un miliardo e duecento milioni di persone non hanno accesso sufficiente alle fonti di acqua pulita e quasi altri due miliardi di esseri umani vivono senza servizi igienici.

L’acqua è un bene essenziale per l’esistenza, per la stessa continuazione della specie umana, in Africa l’impossibilità per molte popolazioni di avere accesso ad acqua pulita miete più vittime di ogni altra guerra dimenticata o malattia pubblicizzata per una delle tante raccolte fondi con le quali il personaggio di turno tenta di riabilitare la propria immagine.

Noi siamo la parte del mondo targata “opportunità”, ne abbiamo molte ogni giorno: di cambiare abitudini, di cambiare vita, di cambiare città e ne abbiamo il tempo! Perché l’occidente è abitato dagli “uomini che vissero due volte” visto che la nostra aspettativa di vita è, a grandi linee, il doppio di quella media delle popolazioni dell’Africa subsahariana, ma guardiamo solo al nostro piccolo orto ignorando i reali problemi che si trovano appena al di la del mare nostrum.

LA FORZA DI UN’IDEA PER IL CAMBIAMENTO

Ma non tutti ignorano, non tutti sono indifferenti alla questione, perché la storia dell’umanità ci ha insegnato che spesso quando il tracollo sembra inevitabile, silente inizia una moto di cambiamento, un’evoluzione che torna a dare al mondo una nuova speranza.

Spesso sono proprio quelle persone in grado di mettere le ali alla propria fantasia e di guardare oltre, disinteressandosi di limiti e confini imposti dalla realtà, quelle che riescono ad avere la geniale intuizione, l’idea semplice e rivoluzionaria al tempo stesso, in grado di concedere una grande opportunità a chi non ne ha.

Può accadere che un affermato architetto, che nel corso della sua attività professionale ha lavorato nell’ambito di progetti spaziali mirati a creare laboratori abitati su altri pianeti, in condizioni completamente ostili alla vita umana, decida di mettersi in gioco per cercare di cambiare le cose.

Stiamo parlando di Arturo Vittori, i cui studi si sono incentrati proprio sull’ottimizzazione energetica, mirata a permettere la vita umana in contesti privi di qualsiasi risorsa e, prima fra tutte, l’acqua.

Nel corso di un viaggio in Etiopia l’architetto Vittori, immune alla piaga dell’indifferenza, è rimasto profondamente colpito nel vedere con i propri occhi donne e bambini camminare per chilometri sotto il caldo soffocante, con il solo obiettivo di procurarsi l’acqua potabile, trasportata con pesanti taniche fino ai villaggi, in una sorta di rito pagano per la sopravvivenza, che si ripete incessantemente, giorno dopo giorno, per una vita intera.

Un grande architetto, come gli inventori delle antiche civiltà, sviluppa la capacità di risolvere i problemi grazie allo spirito di osservazione della natura circostante, che molto spesso custodisce le risposte ad enigmi che paiono ai più insuperabili, in grado di essere colte solo dai più attenti e ricettivi.

WARKA WATER: L’ALBERO DELLA VITA

“L’ispirazione nasce dall’osservazione della natura, ci sono animali e piante che hanno sviluppato tecniche, strategie, per sopravvivere negli ambienti più ostili. Ad esempio lo scarabeo del deserto della Namibia raccoglie l’acqua dall’aria mediante il

guscio, durante la notte, o i cactus che vivono nelle aree più aride del pianeta.”, proprio da queste radici è cresciuto il progetto “Warka Water”, un’idea geniale per risolvere il problema dell’acqua potabile in aree che non hanno accesso ad altre fonti, risultato dell’esperienza maturata dall’architetto Vittori in campo spaziale, nello studio e progettazione di soluzioni per la riduzione e la rigenerazione delle risorse idriche.

Stiamo parlando di una torre della vita, che deve le sue forme all’albero di Warka diffuso nella savana etiope, una struttura alta circa dieci metri, per un peso di soli 60 chili, che presenta numerosi aspetti innovativi e al tempo stesso pratici, il funzionamento della struttura si basa infatti su un principio elementare della fisica, la condensazione dell’aria, che si realizza grazie agli effetti dell’escursione termica giorno/notte, elemento climatico peraltro molto accentuato in Africa.

Il costo della struttura è molto contenuto – circa 500 dollari – e l’assemblaggio molto agevole, quattro uomini possono installarla in pochi giorni, i materiali necessari sono facilmente reperibili (canne di bamboo, filo di ferro come connettore e del tessuto in polyethylene).

L’ideatore ha sempre messo al centro dei propri studi la ricerca di soluzioni innovative in grado di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo in ogni ambiente e con il progetto Warka Water l’obiettivo è stato raggiunto in pieno; è facilmente intuibile quale grande opportunità possa essere per un villaggio africano avere una struttura in grado di produrre circa 100 litri di acqua potabile al giorno, sfruttando semplicemente l’umidità dell’aria.

Questo progetto è ancora in fase sperimentale, nei sogni dell’architetto Vittori vi è una distribuzione in larga scala, in Etiopia prima e in tutto il continente africano poi, ma questa prospettiva si scontra con un ostacolo difficile da superare, ovvero l’impossibilità di tramutarsi in un redditizio business, come spesso accade con lucrose iniziative travestite con mal celati panni umanitari.

La Warka Water è un’idea semplice, è una struttura che può essere realizzata direttamente dalle popolazioni locali che, una volta apprese le basi per la sua installazione, possono diffonderne la conoscenza senza troppi interventi esterni ma, tutto ciò, rende poco appetibile tale iniziativa per le grandi aziende.

Gli ideatori del progetto sperano di poter trovare nel crowdfunding le risorse necessarie alla realizzazione di questo sogno, ciò significa che è necessario il contributo di ciascuno di noi, o almeno di coloro che ancora hanno fiducia in un’umanità non autodistruttiva ma realmente “sociale”, con l’obbiettivo di rendere l’acqua, e perciò il diritto alla vita, di fatto un principio fondamentale.

Credo, più in generale, che ognuno di noi abbia l’obbligo di dare un contributo al miglioramento dell’ambiente in cui viviamo, io mi esprimo attraverso i miei progetti” la diffusione di Warka Water in tutto il continente africano sarebbe sicuramente un passo deciso verso un mondo migliore, attraverso uno dei doni più preziosi che si possa fare ad un continente assetato, non qualche cisterna d’acqua, ma una conoscenza che sia un passo verso l’autosufficienza.

Il progetto: La struttura è alta circa dieci metri, pesa appena 60 chili ed è in grado di raccogliere la rugiada che si forma di notte, producendo fino a 100 litri di acqua potabile al giorno. Il progetto si basa sull’escursione termica giorno notte, ricavando acqua dalla condensazione che si crea nell’aria. I materiali utilizzati sono canne di bamboo, filo di ferro come connettore e del tessuto in polyethylene. La struttura deve essere eretta da 4 persone, ha la possibilità di essere aggiustata senza grandi difficoltà ed incorpora un pannello solare collegato ad una luce per l’illuminazione notturna.

WARKA WATER

Ideatore: Architetto Arturo Vittori

Sito web: http://www.architectureandvision.com/warkawater/

 

DOSSIER ACQUA
Di Massimo Clementi

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