A fronte di questa disponibilità, il dato terrificante è rappresentato dall’aumento della popolazione umana nell’ultimo secolo: a metà del 1700 eravamo un miliardo e duecento milioni; agli inizi del 1900 un miliardo e settecento milioni, ma ben sei miliardi nel 1999 e il 31 ottobre 2011 le stime dicono che abbiamo sfondato il tetto dei sette miliardi. Sul fronte dei consumi i dati sono “eufemisticamente” altrettanto catastrofici! Il XX secolo ha registrato un aumento del 600% dei consumi idrici e oggi siamo, a livello planetario, sulle soglie del collasso.
Ovviamente questa emergenza e conseguente crisi da tempo annunciata riguarda il mondo occidentale evoluto, poiché nei paesi poveri – Africa, Sudest asiatico, alcune aree del Sudamerica, etc – la carenza d’acqua è cronica da sempre e rappresenta un limite forse invalicabile per lo sviluppo e l’emancipazione di queste aree dalla sete e dalla miseria.
La logica vorrebbe che l’acqua – indispensabile per la vita – venisse considerata un bene comune e un diritto inalienabile per ogni uomo, e la sua tutela e distribuzione affidata a organismi pubblici super partes.
L’avidità, la corruzione, l’egoismo e l’infame ignoranza del business senza volto che governa ormai le logiche di questo mondo sta invece tramando per impossessarsi – e in parte ci è già riuscito – di questo patrimonio comune con scopi unicamente speculativi, considerandolo un “bene” da sfruttare e assoggettare alle più estreme leggi del mercato, che si possono tradurre in un semplice concetto:
chi paga beve, chi non paga muore
Questo tentativo di impossessarsi per lucro di un bene indispensabile, al pari dell’aria, per la vita di ogni essere vivente, è perpetrato a livello planetario da questi poteri occulti che governano la società “civilizzata” nel quasi totale disinteresse della società civile.
Lanciando la Giornata Mondiale dell’Acqua, che si celebrerà il 22 marzo 2016, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha ricordato che “muoiono più persone a causa dell’acqua non sicura che non a causa di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra”.
Oggi, infatti, 8 milioni di persone all’anno perdono la vita per carenza idrica, ma secondo le stime nel vicino 2030 sarà metà della popolazione mondiale a correre questo rischio: la siccità e la carenza ormai cronica di acqua, la contaminazione e l’inquinamento delle falde idriche, la mancanza di accorgimenti igenico-sanitari esporranno a rischi mortali oltre tre miliardi di esseri umani.
Acqua pulita significa vita, salute, benessere. Se nei paesi progrediti l’aspettativa di vita è passata, in un secolo, da 44 a 80 anni, si deve al fatto che nelle nostre case c’è l’acqua potabile. Salva più gente l’acqua pulita che la penicillina. Ecco perché, se il secolo scorso è stato quello dell’oro nero, il petrolio, il nostro sarà il secolo dell’oro blu, l’acqua.
Lo slogan di questa Giornata Mondiale dell’Acqua sottolinea quanto, insieme alla tutela di questo bene inalienabile, sia importante la protezione delle risorse idriche dall’inquinamento. Nel rapporto “Acqua malata” divulgato nel programma sull’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), l’agenzia ONU ricorda che “circa due milioni di tonnellate di rifiuti, che si traducono in oltre 2 miliardi di tonnellate di acqua inquinata, sono scaricati quotidianamente nei fiumi e nel mare creando enormi “zone morte” che soffocano pesci e barriere coralline mettendo a repentaglio l’ecosistema marino di oggi e di domani”.
Questi rifiuti arrivano in gran parte dalle acque reflue e dall’inquinamento industriale, ma anche dai pesticidi diffusi nell’agricoltura e dai rifiuti di origine animale. La mancanza di acqua pulita, si legge nel rapporto, uccide ogni anno 1,8 milioni di bambini sotto i cinque anni d’età per tifo, colera, dissenteria e gastroenterite. E la diarrea, dovuta principalmente all’acqua sporca, fa almeno 2,2 milioni di vittime l’anno. Inoltre, il documento ONU sottolinea che “oltre la metà dei letti d’ospedale è occupata da pazienti che soffrono di malattie legate al consumo d’acqua contaminata”.
Da qui l’appello-raccomandazione all’utilizzo di sistemi di riciclaggio delle acque e alla costruzione di fognature, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Difficile pensare all’assenza di acqua, e all’inevitabile necessità di tutelare questo patrimonio da sprechi e inquinamenti, quando basta aprire un rubinetto per avere, pronta e subito, qualsiasi quantità d’acqua si ritenga necessaria. Eppure, anche nella “civilissima” Italia, l’emergenza idrica in alcune aree del paese è una quotidiana lotta per avere il minimo indispensabile ad una vita normale.
Ma i numeri sono tragici in intere macroaree del pianeta: il continente africano è il più esposto, con 250 milioni di persone coinvolte nell’area sub-sahariana. Segue il Medio Oriente, in cui è presente meno dell’uno per cento delle risorse idriche a livello mondiale, e i Paesi arabi, il cui cinque per cento costituisce la regione più arida al mondo.
Di quell’uno per cento di acqua disponibile, come abbiamo visto dai numeri iniziali, per la vita di uomini e animali sul pianeta, ben il 93% viene impiegato per usi agricoli, e solo il 7% per placare la sete degli esseri viventi. Il fabbisogno biologico minimo per la sopravvivenza umana e di 5 litri d’acqua al giorno, ma per poter parlare di condizioni di vita accettabili occorrono almeno 50 litri/giorno pro capite.
Un’utopia per miliardi di esseri umani, con differenze aberranti e spaventose: si passa dai 425 litri al giorno a disposizione di uno statunitense ai 10 litri disponibili per un abitante del Madagascar. La media europea è compresa tra i 237 litri di un italiano e i 150 di un francese. Le stime medie dei consumi segnano 350 litri d’acqua utilizzati da una famiglia canadese, 165 per una europea e solo 20 litri per un nucleo familiare africano.
L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – valuta sofferenze per mancanza d’acqua a carico del 40% della razza umana, causate da carenza idrica e da condizioni igieniche sotto la soglia della sopravvivenza. Un abitante su due di questo pianeta, infatti, vive in abitazioni prive di servizi igienici e sistemi fognari.
Potremmo pensare che sia un problema “lontano”, che riguarda unicamente aree sottosviluppate del pianeta, e invece, sempre dai dati dell’OMS, scopriamo che il 16% della popolazione nell’evoluta Europa non ha disponibilità di acqua potabile e ben 140 milioni di europei non hanno accesso ad acqua pulita e servizi sanitari. Nel Vecchio Continente sono oltre 13.500 i bambini che perdono la vita ogni anno per malattie correlate alla carenza d’acqua.