Giornata Mondiale degli Oceani: SOS, il mare sta morendo
Il mare è l’immagine ricorrente delle nostre escursioni lungo la costa e la domanda sorge spontanea: in che condizioni versa questa immensa distesa d’acqua?
IlWorld Ocean Day vuole sensibilizzare l’attenzione sull’importanza delle risorse marine e sulla tutela del mare e stimolare la mobilitazione dei Governi per la preservazione degli oceani che costituiscono una risorsa imprescindibile per l’Umanità!
Il polmone della Terra!
L’8 giugno si festeggia la Giornata Mondiale degli Oceani, sono loro i polmoni della Terra. La maggior parte dell’ossigeno che respiriamo proviene soprattutto dal mare che copre tre quarti del nostro pianeta. Infatti, la grande distesa blu è all’origine del 70% dei processi di fotosintesi che avvengono su tutto il pianeta. Stiamo parlando soprattutto degli oceani Pacifico (estensione in kmq 165.241.000), Atlantico (82.439.000 kmq), Indiano (73.452.000 kmq), Artico (13.986.000 kmq); anche il Mediterraneo partecipa all’ossigenazione del mondo, seppure con un contributo minimo essendo la sua estensione di “soli” 2.505.000 kmq.
Non solo: gli oceani veicolano il 90% dei commerci mondiali e sono ricchi di biodiversità, quindi non poteva essere diversamente: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato l’8 giugno Giornata Mondiale degli Oceani. Divulgazione, educazione e ricerca scientifica sono azioni che mirano a focalizzare l’attenzione degli Stati e del pubblico sul cattivo stato di salute dei nostri mari: la diagnosi trova le principali cause nell’inquinamento da plastica e nell’innalzamento globale delle temperature. E purtroppo dagli scienziati arrivano conferme affatto rassicuranti su una tendenza difficile da arrestare…
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Un mare di plastica
Il mare sta soffocando. Sacchetti e contenitori sono il pericolo numero uno per gli oceani individuato dall’Onu! L’inquinamento da plastica caratterizza le acque oceaniche e se la politica dei Governi verso la salute dei nostri mari continuerà all’insegna dell’indifferenza più totale, gli scienziati hanno previsto che nel 2050 gli oceani conterranno più plastica che pesci… Questo perché solo il 5% della plastica viene riciclata in modo corretto mentre il 40% finisce nelle discariche e un terzo negli ecosistemi fragili, come gli oceani. Nel nostro Paese la plastica rappresenta fino all’80% dei rifiuti in mare aperto e sulle coste. In definitiva, i nostri mari rischiano di soffocare dalla plastica! Salvaguardare la loro salute è dunque essenziale per assicurare non soltanto la sopravvivenza delle specie che li abitano, ma anche la nostra e delle generazioni future.
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Quanta plastica nei nostri oceani: in questo video realizzato nell’Oceano Indiano i sommozzatori sono avvolti dalla plastica.
Il mare ribolle di calore
Nulla di nuovo all’orizzonte: la salute dei nostri mari è minacciata anche dal riscaldamento globale e da uno sfruttamento delle risorse ittiche ormai non più sostenibile. Le acque degli oceani sono fondamentali termostati globali ma continuano a registrare temperature anomale, in rialzo. In poco più di 25 anni la superficie della calotta polare dell’Artico è diminuita fortemente e le statistiche indicano che a fine 2019 un anomalo riscaldamento delle acque del Pacifico centrale e orientale comporterà le conseguenze drammatiche che tutti noi abbiamo imparato a conoscere in un nome: El Niño
Questo fenomeno climatico noto come El Niño si manifesta mediamente ogni 5 anni. Sarà interessato il clima di tutto il pianeta, con tempeste estreme, alluvioni e inondazioni in Sud America, incendi boschivi e siccità prolungate in Africa, Asia Orientale e Centrale, Australia, Indonesia e Filippine. El Niño comporterà conseguenze anche a livello sociale, politico, alimentare e sanitario, con aumento di conflitti internazionali, aumento dei profughi e aumento di epidemie, specialmente nei paesi vicini all’Equatore.
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Il riscaldamento globale e la Barriera Corallina
Testo di Enrico Bottino