Cos’è il Glifosato, il diserbante cancerogeno che mette a rischio l’agricoltura europea.

18 marzo 2020 - 4:24
In apertura: distribuzione di diserbante nel Regno Unito. Foto di Chafer Machinery

Il Glifosato – uno dei diserbanti più utilizzati al mondo – è al banco degli imputati di fronte alla Commissione Europea, la quale deve decidere se autorizzare o proibire il suo uso in agricoltura. Ma che cos’è questo pesticida potenzialmente cancerogeno di cui si fa molto parlare negli ultimi mesi?

CHE COS’È IL GLIFOSATO

Il Glifosato (formula chimica C3H8NO5P) è un composto scoperto intorno agli anni 50 che si diffuse in agricoltura dagli anni 70. È definito “diserbante non selettivo” in quanto è una sostanza che impedisce indistintamente lo sviluppo dei vegetali. Inizialmente utilizzato in tutte quelle aree fortemente interessate da massiccia presenza di infestanti, il Glifosato venne introdotto nel settore agricolo in seguito allo sviluppo di alcune cultivar (varietà botaniche di piante coltivabili) in grado di resistere alla sostanza.

Abbinando il Glifosato al diserbante era dunque possibile eliminare la presenza di qualsiasi altra tipologia di infestante senza andare ad intaccare la coltura principale. La produzione del potente erbicida era appannaggio esclusivo della multinazionale Monsanto fino al 2001, che lo commercializzava con l’etichetta RoundUp, mentre dai primi anni Duemila, la scadenza dei brevetti hanno consentito la libera produzione dell’erbicida. Nell’Unione Europea l’autorizzazione all’utilizzo di Glifosato è scaduta il 31 dicembre 2015 ed è stata temporaneamente prorogata fino al giugno 2016 in attesa di una nuova decisione.

PERCHÈ LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE VOGLIONO PROIBIRE L’USO DI GLIFOSATO 

All’inizio erano 32 solo in Italia, ma il numero di associazioni ambientaliste e non che esprimono preoccupazione nei confronti dell’uso di questa molecola sta progressivamente crescendo. La principale accusa nei confronti del Glifosato consiste nel pericolo cancerogeno che è stato messo in luce da uno studio dell’IARC – Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo studio, pubblicato l’anno scorso, dichiara che il composto è “sicuramente cancerogeno per gli animali e fortemente a rischio anche per l’uomo”.

La Commissione e i vari Stati membri stanno esaminando i dossier con tutti i dati e le indicazioni riguardanti il Glifosato, e devono decidere se autorizzarne o negarne l’uso nell’area UE per altri 15 anni. Il rinvio della decisione è dovuto alle divergenze di posizione di IARC – che pronuncia la presunta pericolosità della molecola – e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare EFSA, che invece sostiene l’improbabilità che il Glifosato sia cancerogeno per l’uomo. In via cautelativa dunque, l’UE rimanda la decisione in merito impugnando il principio di precauzione.

Le associazioni ambientaliste (diventate nel frattempo 34), chiedono dunque il divieto definitivo di produzione di Glifosato così come la sua commercializzazione. L’8 marzo la Commissione Europea riunita per decidere il destino dell’erbicida, ha rinviato la decisione dopo che anche 4 Stati membri – Italia, Francia, Olanda e Svezia – si erano opposti al rinnovo della licenza.

Alla Svezia, l’unico paese che prima dell’8 marzo si era schierato contro il Glifosato, si sono dunque aggiunti altri tre stati, mentre ulteriori pressioni a favore del no sono state avanzate da alcuni gruppi politici del Parlamento europeo, tra cui Socialdemocratici e Verdi, a dimostrazione del fatto che la preoccupazione nei confronti di questa tematica stanno aumentando con il passare dei giorni. La decisione della Commissione è stata dunque rinviata al prossimo Comitato europeo in programma il 18 e 19 maggio.

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