Governo Draghi: l’impronta green dei nuovi Ministeri

2 marzo 2021 - 8:35

Il neonato Governo Draghi ha già introdotto alcune importanti novità nella struttura dei Ministeri che lo compongono. È nato il Ministero per la Transizione Ecologica, il Ministero delle Infrastrutture si occuperà anche di mobilità sostenibile ed è tornato il Ministero del Turismo. Sulla carta l'impronta green ed ecologica dell'esecutivo si vede, ma saranno importanti i programmi e le azioni concrete per una reale svolta ecologica.

Il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi sembra essere a chiara impronta Green. Infatti già nella strutturazione dei Ministeri è evidente l’impronta ecologista e l’attenzionealla tutela dell’ambiente.

Il passaggio più discusso è stato la creazione del Ministero per la Transizione Ecologica con competenze trasversali in diversi settori, non solo nell’ambiente. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è diventato ora il M.I.M.S, ovvero Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile.

Interventi che sembrano delineare con chiarezza la linea del Governo, peraltro anticipata dal Premier Draghi nel corso del suo discorso al Parlamento, nel quale ha chiaramente specificato che il suo sarà un esecutivo ambientalista. Le prime scelte sembrano andare in questa indicazione.

Non mancano però i timori delle organizzazioni ecologiste che temono che queste siano operazioni di facciata, visto che  ancora non sono stati fissati obiettivi concreti e in linea con l’agenda ONU 2030.

Il programma delle Nazioni Unite che dovrebbe guidare l’azione della comunità internazionale verso uno sviluppo sostenibile e il contrasto ai cambiamenti climatici.

I cambiamenti nella struttura del Governo

Se ne è discusso molto durante le consultazioni, lo ha chiesto con decisione il Movimento 5 Stelle ed infine è diventato realtà.

Il Ministero per la Transizione Ecologica assorbe il vecchio Ministero dell’Ambiente prendendone tutte le competenze e sottraendo al Ministero dello Sviluppo Economico le competenze in materia energetica, essenziali per lo sviluppo sostenibile.

Alla guida del nuovo dicastero c’è il tecnico Roberto Cingolani, fisico e manager per anni alla guida dell’Istituto Italiano di Tecnologia, persona di indiscussa competenza anche se non specificamente in ambito ecologico.

Il Consiglio dei Ministri, per coordinare le azioni di Governo su questi temi, ha anche istituito il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, che avrà il compito di coordinare l’azione dei Ministeri, rispondendo in parte alle richieste di chi chiedeva una governance unitaria per la green economy. Questo organo sarà presieduto dallo stesso Presidente del Consiglio.

Non va sottovalutato nemmeno il cambio di denominazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che si occuperà ora anche di mobilità sostenibile.

Le infrastrutture sono centrali per la tutela dell’ambiente, in particolare per il consumo del suolo e quindi per il contrasto ai cambiamenti climatici.

Il dicastero sarà guidato da Enrico Giovannini, economista e persona da sempre impegnata nei temi dello sviluppo sostenibile, una garanzia agli occhi di gran parte delle associazioni ambientaliste.

Un settore nel quale la sostenibilità e la mobilità attiva giocano un ruolo centrale è il turismo, forse per questo è stato istituito dopo quasi 30 anno il Ministero del Turismo, di nuovo dicastero con portafoglio e quindi dotato di struttura di gestione e soprattutto di fondi propri.

La competenza sul turismo negli ultimi anni è passata di mano tra diversi Ministeri, l’ultimo è stato quello dei Beni Culturali, oggi l’istituzione del nuovo dicastero, guidato da Massimo Garavaglia, è accolta con grande favore dal mondo del turismo, un settore centrale per l’economia nazionale e per la rinascita delle aree interne.

Il sui compito sarà dare un’ulteriore spinta al turismo sostenibile, al rilancio delle aree interne e alla valorizzazione di itinerari, cammini e aree naturali nel nostro paese.

Un assetto di Governo in linea con il Recovery Plan

Un assetto di Governo che rispecchia con precisione le linee guida indicate per accedere ai fondi del Recovery Plan.

L’Unione Europea ha infatti specificato che buona parte delle somme del Recovery Fund, tra il 30 e il 40%, dovranno essere investite per il Green Deal europeo, il piano di transizione ecologica per un’economia sostenibile.

L’obiettivo è che l’enorme impegno finanziario messo in campo dall’Unione Europea permetta di raggiungere tutti gli obiettivi di sostenibilità ambientale e di contrasto ai cambiamenti climatici indicati dagli Accordi sul Clima di Parigi e dall’agenda ONU 2030.

Le associazioni ambientaliste hanno accolto con favore queste nuova conformazione del Governo e dei suoi dicasteri, un buon punto di partenza per impostare azioni che diano una reale svolta alle azioni per rendere sostenibile il nostro paese.

Non sono mancate voci critiche, che sono preoccupate dai possibili veti incrociati dovuti ad una compagine di Governo troppo variegata e divisa nei principi e nelle idee.

È indubbio che una vera svolta ecologista e per uno sviluppo sostenibile del paese richiede un’azione trasversale che investa tutto il programma di Governo.

Solo così si può realizzare quella Green Economy che dovrebbe guidarci verso un futuro più florido e sostenibile.

 

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