Inquinamento da PFAS nelle acque di tutte le regioni italiane: l’inchiesta di Greenpeace

Un'indagine di Greenpeace Italia svela una contaminazione diffusa da PFAS delle acque di tutte le regioni italiane. Dal 2019 al 2022, quasi 18 mila campioni sono risultati positivi: una questione di salute pubblica, visti i rischi per la salute di queste sostanze

30 maggio 2024 - 10:29

La Contaminazione da PFAS sta diventando una questione di salute nazionale

Una recente inchiesta di Greenpeace Italia, fondata su dati forniti dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ha portato alla luce un quadro allarmante: la presenza di PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) è stata riscontrata in tutte le Regioni italiane in cui sono stati effettuati i controlli tra il 2019 e il 2022.

Questi dati sono il frutto delle analisi fatte su decine di acque, come quelle di fiumi, laghi e falde sotterrane, che hanno mostrato una contaminazione diffusa da parte di queste sostanze tossiche e cancerogene, che necessita di interventi urgenti e sistematici.

Secondo il rapporto di Greenpeace Italia, intitolato “La contaminazione da PFAS in Italia”, quasi 18 mila campioni, pari al 17% delle analisi, sono risultati positivi ai PFAS.

Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia ha commentato: “I dati confermano un’emergenza nazionale fuori controllo, che colpisce non solo le aree già note, come alcune province del Veneto e l’alessandrino in Piemonte, ma anche numerose altre aree del Paese.”

 

Che cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi

I PFAS sono un gruppo di sostanze chimiche utilizzate in vari processi industriali e prodotti di consumo per la loro resistenza all’acqua, al grasso e alle macchie.

Si trovano in moltissimi prodotti di uso domestico come pentole e padelle, ma anche in detergenti, lucidanti per pavimenti e vernici al lattice.

Alcuni PFAS sono utilizzati per impermeabilizzare tessuti e rivestimenti, ma anche in prodotti come teli e camici chirurgici per renderli resistenti alle macchie.

Tuttavia, queste stesse proprietà rendono i PFAS altamente persistenti nell’ambiente e nell’organismo umano, causando gravi conseguenze per la salute.

L’esposizione ai PFAS è stata associata a numerosi effetti negativi sulla salute, tra cui problemi al fegato, malattie tiroidee, complicazioni riproduttive e un aumento del rischio di alcuni tipi di cancro.

 

Controlli disomogenei e assenza di una strategia

L’inchiesta ha evidenziato una disomogeneità preoccupante nei controlli effettuati a livello nazionale.

Dal 2019 al 2022, il 70% delle analisi è stato eseguito in quattro Regioni del Nord Italia (Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia), mentre il restante 30% è stato distribuito tra le altre 12 Regioni.

In Puglia, Sardegna, Molise e Calabria non sono stati eseguiti controlli dal 2017 al 2022.

Le Regioni con la più alta percentuale di positività ai PFAS sono Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%). Anche Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo e Campania hanno registrato tassi di positività superiori al 10%.

“La situazione rappresentata dai dati ISPRA è grave e la realtà potrebbe essere anche peggiore perché si tratta di dati parziali. Cosa aspetta il governo Meloni a promuovere un provvedimento che limiti, a livello nazionale, l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze?”, conclude Ungherese.

La contaminazione da PFAS rappresenta una minaccia invisibile ma pervasiva che richiede una risposta coordinata e decisa a livello nazionale per proteggere l’ambiente e la salute pubblica.

Leggi il rapporto completo di Greenpeace Italia, “La contaminazione da PFAS in Italia”, per ulteriori dettagli e dati specifici.

 

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