18 marzo 2020 - 10:24

Le campagne di Vercelli, tra storia e colori

L’immagine delle campagne che circondano Vercelli durante la primavera inoltrata è di quelle che rimangono a lungo impresse nella memoria di chi ha la fortuna di ammirarle. Le parole non rendono pienamente giustizia allo spettacolo offerto dalle interminabili distese d’acqua che riflettono lo scorrere veloce di multiformi nuvole, creando particolari giochi di luci e di ombre. In estate poi, lo sguardo si confonde all’orizzonte tra i cromatismi creati dal verde intenso del riso acerbo miscelati a quelli tenui del cielo. In autunno i colori mutano ancora e il riso, ormai maturo, avvolge col suo dorato calore, ogni elemento del paesaggio.

È inevitabile parlare di Vercelli e dei suoi dintorni, iniziando dall’elemento che caratterizza maggiormente questi luoghi; le prime notizie circa l’arrivo del riso a Vercelli risalgono al 1400 e senza dubbio, si può asserire che fu un evento
cruciale nella storia vercellese, tale da modificare per sempre l’assetto economico del territorio, la morfologia del paesaggio, ma
soprattutto la vita degli uomini. Vita di uomini – ed in particolare di donne – magnificamente immortalata nel 1949 da Giuseppe De Santis nel film Riso Amaro, manifesto neorealista del cinema nostrano.
Il film, interamente girato nei dintorni di Vercelli, rappresenta un eccezionale documento storico per lo studio culturale e sociale della zona, tanto che la stessa Provincia di Vercelli, in tempi recenti, ha finanziato il restauro completo della pellicola.

Vercelli, oggi è soprattutto una città viva dal punto di vista culturale, infatti tra i tanti eventi che si svolgono durante l’anno,
forse il più importante e prestigioso è il “Concorso Internazionale di Musica” dedicato a Gian Battista Viotti, violinista e compositore nato nel 1755 a Fontanetto Po, vicino a Vercelli e morto a Londra nel 1824, dopo un’esistenza piuttosto travagliata. La manifestazione nacque nel 1950 per opera di un altro musicista vercellese, Joseph Robbone, e si rivolge a tutti quei giovani artisti, italiani e non, che vogliono avviarsi ad una carriera internazionale, basti ricordare che, in passato, parteciparono alla rassegna talenti come quelli di Claudio Abbado, Salvatore Accardo o Luciano Pavarotti, solo per citarne alcuni conosciuti anche al grande pubblico.
Un altro evento particolarmente attrattivo è l’Antico Carnevale che, capace di stimolare l’interesse di piemontesi e non, sta raccogliendo consensi crescenti ogni anno. Vi partecipano imponenti carri allegorici preparati con dovizia durante tutto l’anno da ogni rione della città e rappresentanze di altri carnevali con gruppi provenienti da ogni località italiana, ma anche dall’estero. Il momento saliente è l’elezione del “Bicciolano” e della “Bela Majìn”, le maschere simbolo della città.

Bicciolani, sono detti anche i biscotti tradizionali vercellesi, preparati da sempre dalle pasticcerie locali secondo l’antica ricetta;
ad un classico impasto di pasta frolla, viene aggiunta una particolare miscela di spezie, tra le quali spicca la cannella, capace di donare un deciso e originale retrogusto. Una specialità da provare assolutamente, per essere conquistati dalla sua finezza, difficilmente riscontrabile al di fuori del territorio vercellese. Un’altra particolarità culinaria della tradizione vercellese è la “panisa”, piatto completo di origini contadine, a base di riso, fagioli e “salam d’la duja”, salame fresco conservato sotto grasso.

Abbiamo sin qui parlato dell’economia e delle tradizioni di Vercelli, indissolubilmente legate alla coltivazione e alla conseguente produzione di riso che l’hanno resa capitale europea in questo particolare settore. Ma Vercelli è anche e soprattutto una bellissima città medioevale ricca di monumenti e di scorci suggestivi dove il turista può appagare la sua sete di cultura.

Iniziamo questa visita virtuale da quello che può essere considerato a tutti gli effetti il simbolo architettonico di Vercelli: la Basilica di Sant’Andrea, costruita tra il 1219 e il 1227. Definire un capolavoro questa Chiesa è riduttivo: si tratta infatti di una delle prime costruzioni in Italia a presentare i tipici elementi dell’arte romanica armoniosamente intrecciati a quelli dell’arte gotica.

Questo connubio dà vita ad una architettura slanciata, grazie al dinamico gioco di spinte e controspinte e di archi acuti contrastanti cui gli influssi normanni e provenzali attribuiscono una particolare eleganza. L’altro superbo edificio religioso della città, il Duomo, venne costruito intorno al 1370 per volere di Sant’Eusebio, all’epoca Vescovo della città e del Piemonte. Del progetto originale, rimane oggi solo il magnifico campanile, ornato di archetti pensili, mentre quella che era una
straordinaria basilica paleocristiana, realizzata sul modello di San Pietro in Roma, fu demolita nel 1570. Al piano terra dell’Arcivescovado è ospitato il Museo del Tesoro del Duomo, un’incredibile e preziosa raccolta che custodisce una delle più ricche collezioni esistenti di documenti sacri, oggetti di culto, preziosi reliquiari (i più antichi dei quali risalenti al VII secolo d.C.), urne di santi in argento ed evangeliari. Uno degli oggetti più interessanti è il Crocifisso Romanico risalente all’XI secolo. Questo vero e proprio gioiello in legno, lavorato in lamina d’argento sbalzata in oro, misura più di tre

metri di altezza; la figura del Cristo si fa apprezzare per una cura dei particolari davvero sorprendente per un’opera così antica: la corona tempestata di pietre preziose e sormontata da una piccola croce, la testa lavorata a tratti finissimi nei capelli e nella barba, le mani, ma in particolare gli occhi smaltati caratterizzati da un’espressività disarmante. Nella Biblioteca Capitolare del Duomo di Vercelli si trova un voluminoso e importante codice membranaceo contenente alcune Omelie e poesie in lingua anglosassone antica, conosciuto con il nome di “Vercelli Book”.

È ignoto come questo codicesia finito a Vercelli, ma il suo valore è inestimabile, trattandosi di una delle testimonianze più antiche in lingua inglese, riconosciuta alivello mondiale. Oltre alMuseo del Duomo, hanno sede in Vercelli,  altri due importanti spazi espositivi: il Museo Borgogna e il Museo
Leone. Il primo si trova nel cuore della città in uno splendido palazzo ottocentesco, riccamente decorato, appartenuto alla famiglia Borgogna.
Per la qualità e la quantità delle opere esposte, in gran parte provenienti dalla raccolta privata del collezionista e fondatore
Antonio Borgogna, è la seconda pinacoteca piemontese.

Vi si possono ammirare, quadri, sculture, stampe, disegni ed oggetti d’arte decorativa; per quel che concerne la pittura, notevoli sono le opere rinascimentali, soprattutto lombarde, venete e toscane, che spaziano da Tiziano a Bernardino Luini, dal Francia al Sodoma, fino a toccare la grande arte barocca italiana. Di grande interesse sono anche i dipinti fiamminghi e olandesi dello stesso periodo e quelli di arte contemporanea europea, che vanno dal romanticismo storico, con opere tra gli altri di Ussi e Induno, alla scena in genere, con Chierici e Favretto, e ancora all’orientalismo di Monti. Il Museo Leone, invece,
venne inaugurato nel 1910 e si sviluppa in due diversi edifici,anch’essi di elevato pregio architettonico: la cinquecentesca Casa
Alciati e il Palazzo Langosco, messi in collegamento tra loro nel 1939.
Il museo ha carattere principalmente storico, raccogliendo importanti reperti archeologici e opere di arte applicata, tra cui vanno menzionate la sala romana, al cui interno è possibile osservare la celebre stele celto-latina e tutta la documentazione sulla storia della città di Vercelli.

Proseguendo il nostro tour alla scoperta delle bellezze della città, giungiamo in piazza Cavour, l’antico forum romano. Salta subito agli occhi la torre dell’Angelo, costruzione ottagonale risalente al XIV secolo, arricchita da decorazioni in stile
gotico, in epoca più recente, che domina la piazza, poi lo sguardo si sposta sui portici sottostanti costruiti in epoche diverse, che
conferiscono all’insieme una sobria e armoniosa eleganza: i “brentatori” risalenti al Trecento con soffitti lignei a cassettone, la
“lancetta” che introduce alle arcate con volta a crociera, la Casa Tizzoni con i suoi portici quattrocenteschi decorati in cotto, quelli più recenti e maestosi di Palazzo Vicario Sant’Agabio.

Nel cuore dell’antico ghetto ebraico, si trova invece la Sinagoga costruita sul finire dell’Ottocento, seguendo antichi e precisi schemi arabo-moreschi. Quello che colpisce maggiormente è il maestoso interno a tre navate, rischiarato dai pittoreschi giochi di luce, creati dalle numerose finestre con vetri colorati. Poco lontano dalla Sinagoga, si giunge in piazza Palazzo Vecchio, chiamata anche piazza dei Pesci, dal momento che nel passato ospitava il mercato ittico cittadino.
Recentemente è stata oggetto di un recupero urbanistico ed oggi mostra tutta la bellezza della sua insolita forma trapezoidale con al centro una fontana circolare; qui si trova anche l’Antico Broletto, precedente sede del Comune di Vercelli, al cui interno si possono ancora ammirare le particolari decorazioni barocche e la luminosa sala a cupola dell’Arengo.

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