Sono passati ormai più di 10 giorni dall’incidente che ha provocato la fuoriuscita di petrolio da una piattaforma petrolifera nei pressi delle isole Kerkenna, nel governatorato di Sfax, ma nonostante ciò la notizia non è stata diramata dai grandi canali di informazione. Secondo l’Ente tunisino che monitora le attività petrolifere (Etap) il greggio sarebbe fuoriuscito da alcune condotte sottomarine di proprietà della Thyna Petroleum Services, che è una società mista composta dall’azienda tunisina National Oil Company e della stessa Etap.
Acqua sporcata dal petrolio. Foto di Zack Hughen
Quello che è l’ennesimo disastro naturale causato nell’ambito delle estrazioni petrolifere in mare, è passato dunque in sordina anche per i media italiani, nonostante l’area dell’incidente si trovi a meno di 150 chilometri dalle coste di Lampedusa.
La fuoriuscita di petrolio ha subito causato gravi danni al territorio – la cui economia locale si basa soprattutto sulla pesca – ricoprendo in particolar modo le spiagge di Sersina e Sidi Fradj.
Una delle spiagge sulle isole Kerkenna. Foto di Gianni Ceccano
Fin da subito le autorità locali e gli abitanti del luogo, si sono adoperati per limitare i danni e ripulire le spiagge su cui il petrolio si era riversato, ma la maggior parte del liquido inquinante si è disperso in mare. Le operazioni di bonifica, ha annunciato l’agenzia nazionale di protezione ambientale della Tunisia, termineranno solo dopo il weekend, mentre il Ministero dell’Ambiente tunisino ha fatto richiesta di una sanzione da 50.000 euro nei confronti della società responsabile dell’incidente.
La pesca è la principale fonte economica degli isolani. Foto di Abir Arous
Il fatto assume una particolare rilevanza proprio in questo periodo, a poche settimane dal Referendum sulle Trivelle di cui abbiamo già parlato in questo articolo.