Gian Luca al campo Concordia, sullo sfondo il K2.
Gian Luca Gasca è giornalista, scrittore di montagna e viaggiatore. Nel 2015 organizza il suo primo viaggio, una traversata delle Alpi che ha cambiato la sua vita. In un viaggio di 54 giorni percorre tutto l’arco alpino da Trieste e Nizza, a piedi e con i mezzi pubblici. Dall’esperienza nasce il suo primo libro “54 giorni nel cuore delle Alpi” (Fusta, 2016).
Nel 2016 lascia le Alpi per camminare sugli Appennini, un lungo percorso dalla Bocchetta di Altare alle Madonie, lungo la spina dorsale d’Italia, un viaggio raccontato nel libro “Mi sono perso in Appennino” (Ediciclo Editore, 2018).
Nell’estate del 2017 decide di affrontare un percorso ancora più sfidante, parte da Torino per raggiungere a piedi e con mezzi pubblici il K2, seconda vetta del pianeta. Un viaggio promosso e finanziato dal Club Alpino Italiano e raccontato nel libro “Destinazione K2” (Alpine Studio, 2018).
Quest’anno, in collaborazione con il C.A.I., ha deciso di mettere in piedi un progetto per raccontare il Sentiero Italia CAI da un punto di vista diverso. Non percorrerà l’itinerario più lungo del mondo, con i suoi 6880 chilometri suddivisi in 368 tappe, o almeno non tutto il tracciato, non è questo l’obiettivo.
L’idea è mostrare come sia possibile camminare su questo lungo percorso, un’alta via che attraversa tutta la penisola, senza necessariamente percorrerlo per intero, ma gustandolo a piccoli tratti, magari partendo dalla propria città di residenza, senza nemmeno prendere la macchina.
Questo è un altro degli obiettivi che Gian Luca, col suo gruppo, si è posto. Riuscire a dimostrare che mobilità sostenibile e montagna sono compatibili, che non è necessario prendere l’auto per raggiungere le aree montane, ma si può partire dalla città col treno o con altri mezzi pubblici.
Parliamo dell’origine del progetto e del suo sviluppo proprio con Gian Luca Gasca, che ha raccontato a TREKKING&Outdoor alcuni dettagli interessanti.
Com’è nata la tua passione per la montagna e per l’outdoor?
Non saprei dirlo con certezza. Tutto è cominciato con l’adolescenza, con le prime camminate in montagna, le prime facili cime. Poi si è andata evolvendo, anche grazie alla letteratura che mi ha fatto sognare a occhi aperti permettendomi di viaggiare con la fantasia.
Se nasci ai piedi delle Alpi, come nel mio caso, la montagna è economica e a portata di mano. Diventa opportunità per vivere esperienze appaganti e a contatto con la natura a costo zero. È di tutti, richiede solo rispetto. Credo sia questo che me l’ha fatta amare fin da subito.
Negli ultimi anni hai fatto diversi progetti insieme al C.A.I., quando è iniziata questa collaborazione?
La prima occasione di collaborare risale al 2015, quando ho attraversato le Alpi. Un anno prima avevo inviato una mail di presentazione all’indirizzo generico che si può trovare online chiedendo un patrocinio al mio progetto.
Non mi aspettavo risposte e dopo qualche mese ci avevo quasi rinunciato, in fondo perché il Club Alpino Italiano avrebbe dovuto dare retta a un ragazzino di 22 anni? Mi sbagliavo.
Un giorno d’estate mi ha chiamato l’allora presidente del Comitato Scientifico Centrale (CSC), Carlo Alberto Garzonio, offrendomi il suo sostegno e quello del CAI. Mi ha cambiato la vita, letteralmente.
Si è aperto un capitolo nuovo, fatto di viaggi e progetti, quasi tutti supportati con il logo del Club. Per me è come se fosse una seconda famiglia, un sodalizio che ha voluto accogliermi alla cieca offrendomi un’opportunità unica, che nessun altro mi avrebbe dato.
In fondo se oggi il mio mestiere è scrivere di montagna il merito va a questo primo progetto. Mi sono spesso chiesto cosa avrei fatto in alternativa, non ho mai saputo darmi una risposta concreta.
Dalle Alpi la collaborazione ha continuato a evolversi prima lungo l’Appennino, poi verso il K2 e oggi alla scoperta del Sentiero Italia.
Il tuo prossimo progetto sarà incentrato sul Sentiero Italia C.A.I., come è nata l’idea di promuovere questo percorso? Un itinerario di circa settemila chilometri che abbraccia l’Italia intera, dalle Alpi agli Appennini senza dimenticare le due isole maggiori. Come fa a non emozionare? Pochi Paesi possono vantare itinerari di questa portata.
Dal 2018, quando il CAI ha dato via al rilancio del percorso, ho avuto occasione di approfondirne la conoscenza, di studiarne le origini e di camminarne qualche tratto. In breve è maturata in me la voglia di viverlo, sarebbe bello percorrerlo tutto… se solo ne avessi il tempo.
Quali sono le ragioni e gli obiettivi principali che intendi perseguire col progetto? Raccontare la bellezza del sentiero e dei territori che attraversa, ma anche stimolare all’utilizzo dei mezzi pubblici nella frequentazione delle montagne. Più in generale potrei dire che l’ambizione è quella di spronare a una maggiore consapevolezza ambientale, tema oggi sempre più dibattuto ma che è sempre bene rimarcare.
Unire turismo outdoor e mobilità sostenibile, temi che la pandemia ha portato in primo piano. Questo evento epocale ha cambiato le tue motivazioni iniziali? La pandemia o, meglio, i mesi di lockdown hanno contribuito a farmi tornare la voglia di viaggiare che stava scemando. Penso sia naturale e di non essere un caso isolato. È bello vedere che sempre più persone si stanno avvicinando all’outdoor, come ci ha dimostrato la passata stagione estiva, ma anche quella invernale.
Bisogna però farlo con attenzione e coscienza, sia per tutelare la propria salute che quella dell’ambiente. Cerchiamo luoghi insoliti, esploriamo i dintorni di casa, non fermiamoci ai posti più gettonati. Proviamo a capire come poter raggiungere la nostra meta senza prendere la macchina, potremmo scoprire un mondo oltre a risparmiare qualche Euro.
Le motivazioni alla base della mia scelta rimangono le stesse e come tutti non vedo l’ora di poter tornare a muovermi liberamente. Può sembrare assurdo ma, mi manca persino la calca sugli autobus o sui treni all’ora di punta.
Non sempre le aree interne sono facilmente accessibili, come avete organizzato gli spostamenti e quali difficoltà avete incontrato? Questo è uno dei principali problemi sia al turismo che alla vita nei paesi alpini e appenninici. L’assenza, o la scarsità, di mezzi pubblici unitamente alla perdita dei servizi essenziali alla vita disincentivano il ripopolamento delle terre alte. La famiglie con figli in età scolastica preferiscono i grandi, e meglio forniti, centri della pianura. Stessa cosa per chi sceglie di non avere un’auto.
Con i turisti succede la stessa cosa, soprattutto con quelli stranieri più abituati a utilizzare autobus e treni anche per camminare in montagna. Durante i miei viaggi sulle montagne italiane più volte ho condiviso i disagi del nostro sistema di mobilità pubblica con francesi, olandesi o tedeschi.
Venendo alla domanda, le difficoltà non sono state molte. Con un po’ di pazienza è più che fattibile trovare tutti i mezzi necessari per raggiungere l’attacco del sentiero, o le sue immediate vicinanze.
Magari non proprio nel punto sperato o nei tempi programmati, ma ci si riesce. Nella pianificazione dell’esperienza non ho mai dovuto stravolgere i programmi e sono sempre riuscito a rispettare la “tabella di marcia”. Una prima dimostrazione che, almeno in teoria, è fattibile. Nei prossimi mesi passeremo alla pratica.
Durante il vostro viaggio realizzerete 8 video e un documentario finale, cosa racconterete in questi filmati? Giacomo e Vito, i due videomaker senza cui questo progetto non avrebbe vita, documenteranno tutto. Racconteremo, con uno stile spesso scanzonato e allegro, alcuni luoghi unici del nostro Paese.
Ci muoveremo lungo le tappe del Sentiero Italia che attraversano parchi nazionali e naturali. Mostreremo come il più lungo cammino al mondo possa essere visto come un grande bacino di opportunità da scoprire utilizzando i mezzi pubblici.
Mancano ormai poche settimane alla partenza, siete pronti a mettervi in cammino? Prontissimi, anche se avremmo preferito farlo in un momento di maggior tranquillità e libertà. La nostra prima meta sarà la Sicilia, dove andremo alla scoperta dell’Etna e delle tappe del Sentiero che ne percorrono i versanti.
Quando e dove potremo vedere il documentario finale? Sui canali del Club Alpino Italiano e del Sentiero Italia CAI, ma anche qui su Trekking.it, potrete vedere le video pillole che verranno man mano prodotte. Per il documentario ci sarà da aspettare almeno fino all’autunno.
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