Latte ligure a chilometri 0? Non per la Parmalat

18 marzo 2020 - 4:45

ULTIMA ORAFinalmente una bella notizia, a poche ore dal colpo basso inflitto dalla Parmalat, al latte dei soci della Cooperativa Val Polcevera sembra piacere al Caseificio Pugliese, con sede a Lauriano, in provincia di Torino. “Venerdì sarà sottoscritto l’accordo per il conferimento del latte genovese – informa l’assessore regionale all’Agricoltura e all’Allevamento Stefano Mai”. “Grazie all’impegno di Coldiretti e al lavoro di squadra che abbiamo intrapreso – ha detto l’assessore Mai – è stato possibile individuare una soluzione ‘tampone’ che consentirà di evitare lo scempio del nostro latte gettato ‘in concimaia’. Auspico di arrivare a una soluzione definitiva del problema e di interrompere il circolo vizioso innescato dalle dinamiche europee, che penalizzano i nostri produttori di eccellenza, sottoponendoli alla concorrenza sleale di operatori esteri. Occorre una rivoluzione alle radici del sistema”.

 

Colpo basso per le produzioni lattiero-casearie liguri.

60 aziende zootecniche riunite in cooperativa che conferivano latte rischiano di chiudere. La Parmalat manda in crisi non solo i produttori locali, ma anche i consumatori che vogliono essere tutelati sulla genuinità del prodotto e la sua rigorosa tracciabilità, garantita solo dalla seria professionalità dei nostri allevatori liguri!

A quanto pare business e qualità alimentare non si sposano bene insieme, oggi le dure leggi di mercato, equazioni economiche indifferenti agli interessi dei produttori e dei consumatori, hanno stravolto gli equilibri ambientali e umani, andando a colpire gli allevatori delle nostre valli e una “cultura del territorio” che va estinguendosi.

Il colosso francese del gruppo Lactalis non può garantire la qualità del prodotto se acquista il latte nell’Est Europa, dove i costi di produzione sono più bassi per via di regolamenti e leggi meno “severe” su alimentazione degli animali e provenienza dei mangimi.

Un’agricoltura tradizionale, più vicina a quella biologica che a quella intensiva delle zone di pianura, si registra in tutta la Liguria, soprattutto in Val di Vara e nelle valli Stura e Orba, dove il lavoro di qualità di aziende zootecniche selezionate, superiore rispetto alla media nazionale, non costituisce alcuna novità. Sfruttando le peculiarità del territorio, le valli liguri hanno messo da parte l’allevamento animale basato sugli antichi retaggi storici, sposando i progressi zootecnici, fondamentali per il sostegno dell’allevamento e dell’agricoltura ecocompatibile.

L’introduzione di nuovi macchinari e la tecnologia non hanno soffocato le tradizioni, anzi, operando un controllo capillare sull’intera filiera di produzione sono garantiti i canoni di genuinità e qualità, oggi più che mai necessari, fattori di indiscusso valore che la produzione di latte proveniente da alcuni Paesi europei ed extraeuropei non può garantire!

L’evoluzione della zootecnia può contribuire a salvaguardare questo mondo perfetto, offrendo nuove prospettive alle future generazioni di allevatori e casari, che però hanno ricevuto in questi giorni un “colpo basso” dai cugini francesi: la società del gruppo Lactalis, proprietaria del marchio Parmalat e Latte Oro, ha scelto di non rinnovare il contratto ai produttori delle Valli Genovesi perché rifiutano di vendere il loro prodotto a 25 centesimi al litro, meno di quanto costi produrlo!

Una decisione che provoca danni incalcolabili per allevatori e casari che avevano investito di tasca loro per rifare le stalle e adottare gli impianti fotovoltaici, in un territorio dove c’è la più grande concentrazione di allevamenti bovini della Liguria.

Se il colosso francese non farà marcia indietro, i nostri allevatori dovranno abbandonare l’attività con ripercussioni gravi sul piano economico-occupazionale e sul piano sociale; questo perché il nostro allevamento ha sempre messo al primo posto le caratteristiche e le peculiarità del territorio. In passato attorno al latte e i suoi derivati si sono sviluppate culture genuine e autentiche, rappresentazione della Liguria.

Sui social network si è levata una protesta generale,  l’invito è quello di sostenere gli allevatori delle valli genovesi acquistando il latte là dove nasce. I consumatori e le Associazioni invitano a non acquistare  i prodotti della Parmalat che sembra importare il latte proveniente da Cina e Romania, quindi un prodotto che non può avere le stesse caratteristiche di qualità che avrebbe se provenisse “a chilometro zero”.

Noi alle nostre eccellenze ci teniamo, noi vogliamo latte genuino e controllato, in rete s’invita le persone a comprare dal distributore-erogatore di latte crudo più vicino a casa così da sostenere il “prodotto a chilometri zero” e valorizzare i caseifici e le aziende zootecniche delle Valli Stura, Scriva, Aveto e Polcevera. Il latte crudo può essere acquistato a Bolzaneto nel circolo di acquisto solidale, nei mercati comunali coperti di Terralba, Romagnosi, del Carmine e in via Varenna a Pegli, a Campo Ligure in via don Minzoni, a Casella in via Aldo Moro, a Busalla in piazza Macciò, a Rossoglione in via Roma, a Masone in via Vittorio Veneto, a Campomorone in via Martiri della Libertà. Alcuni siti come Milk map forniscono informazioni sulla rete di distribuzione del latte crudo.

La Regione dovrà intervenire con azioni dirette a sostegno dei produttori e dei consumatori finali, non può ignorare le conseguenze sociali ed economiche sul territorio dovute alla decisione del gruppo Lactalis, che coinvolge anche famiglie e consumatori che si trovano senza garanzie sulla qualità e genuinità del prodotto finale. Non resta che aspettare che il colosso francese faccia un passo indietro!

La cultura del latte

Per chi ama la civiltà contadina, le tradizioni locali, i sapori della terra, quale occasione migliore se non l’itinerario turistico-tematico delle “Valli del Latte”! Attraverso quattro tappe che toccano i comuni delle valli Stura ed Orba (Campo Ligure, Masone, Rossiglione, Tiglieto) si affrontano gli aspetti didattico-culturali e vengono promossi gli artigianati di qualità, le attività agrituristiche, i piatti tipici, gli elementi di interesse ambientale, paesaggistico e architettonico del territorio. In particolare a Campo Ligure l’elemento caratterizzante della cultura rurale è rappresentato dal pascolo sociale del Pavaglione, gestito dalla Cooperativa “Centro Allevamento Zootecnico” della Valle Stura, che associa tutti gli allevatori del territorio.

A 800 metri s.l.m. il pascolo d’estate, in occasione del “Festival Folk” e della “Festa del Pascolo”, non si anima solo delle 130 manze all’alpeggio, ma anche della tanta gente che lo raggiunge dalla loc. Montegrosso dopo una breve escursione di mezz’ora. Ma è tutto il comprensorio di Campo Ligure, “corridoio ecologico” compreso tra il Parco Regionale ligure del Beigua e quello piemontese delle Capanne di Marcarolo, a regalare al turista una natura incontaminata che, come rilevatore della qualità ambientale, presenta un particolare “metro”: il miele esclusivo, dolce ed amarognolo allo stesso tempo, formato da una composizione flogistica esclusiva di castagno che lo rende fluido anche per un periodo superiore all’anno.

Testo e foto di Enrico Bottino

 

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