Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte e di invalidità permanente per i giovani e questo rappresenta un costo enorme per lo Stato. Nonostante gli sforzi già compiuti per recuperare le posizioni di altri Paesi europei, occorre non abbassare la guardia, intensificare l’azione preventiva sul sistema della mobilità e disporre di dati affidabili e di qualità affinché le politiche per la sicurezza stradali siano basate su evidenze scientifiche afferma il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, che aggiunge: Produrre informazioni di qualità è un’attività complessa ed anche costosa, ne sono consapevoli tutte le istituzioni pubbliche che contribuiscono alla rilevazione degli incidenti stradali. Anche per rendere un servizio sempre più utile al Paese, è necessario mantenere alta l’attenzione e rafforzare gli sforzi per aumentare la tempestività e la qualità delle informazioni trasmesse all’Istituto Gli ultimi dati derivanti dalle inchieste sui pedoni, vittime del traffico in città, pubblicate dall’Istat segnalano un lieve calo delle vittime tra pedoni e ciclisti, in seguito ad incidenti stradali, ma le statistiche mostrano dati, in valore assoluto, ancora sconcertanti. Si riporta al centro del dibattito una politica della sicurezza stradale che richiede misure strutturali e una forte azione di sensibilizzazione verso gli automobilisti. I dati ASAPS, portale della sicurezza curato dalla Polizia stradale, sono da bollettino di guerra, gli incidenti stradali sono tra le maggiori causa di decesso tra giovani e giovanissimi. Molti comuni, anche tramite finanziamenti specifici di regioni e province, portano avanti campagne sulla sicurezza stradale che coinvolgono anche le scuole; è fondamentale sviluppare la consapevolezza che soprattutto in città l’uso della macchina deve essere sobrio e il rispetto del pedone e del ciclista al centro delle nostre attenzioni. Allora torna sempre più d’attualità il progetto Città del Trekking, un approccio diverso all’ambiente urbano, da vivere con le nostre gambe lungo percorsi sicuri, tracciati sia per i cittadini che per i turisti. Genova è stata la prima città ad aderire al progetto portato avanti da FEDERTREK e dalla rivista TREKKING&Outdoor, altre ne seguiranno a breve; le istituzioni nazionali e locali ne dovrebbero fare tesoro. Provate solo per un momento a immaginare questi circuiti pedonali come se fossero sentieri escursionistici, con la descrizione del percorso, tempi di percorrenza precisi e tracciati indicati sul GPS e sui palmari. Mettere in sicurezza i percorsi cittadini da fare rigorosamente a piedi, ha costi contenuti, soprattutto nelle città dove i passaggi pedonali sono ampi e curati, dove non mancano spazi naturali, ville e giardini pubblici che rappresentano finestre sul verde rilassanti e sicure. Roma ha ampie aree destinate a università, ministeri, ospedali, dove si sviluppano corridoi pedonali e ciclabili; sarebbe sufficiente inserire nelle politiche per la mobilità sostenibile misure specifiche per la pedonalizzazione del centro, ma anche arterie vivibili che vanno verso le zone periferiche. Non mi stancherò mai di ricordare i dati dell’OMS sui benefici del camminare in città, riportati più volte nei miei articoli. Quando guidiamo l’automobile, stressati dal traffico, dobbiamo pensare che sulle strisce pedonali potremmo esserci noi anziché la persona anziana con difficoltà motorie che cerca di fare una passeggiata per distrarsi e godersi ancora la città; dovremmo riflettere su come l’automobile possa renderci schiavi e poco sensibili al rispetto delle persone. Paolo Rumiz scriveva, qualche anno fa su Repubblica, la sua esperienza di ciclista da turismo, in diverse occasioni trattato con molta arroganza dall’autista di turno. In particolare mi ha colpito l’episodio del tassinaro che ha usato parole dure contro quei poveri ciclisti che in pieno centro gli ostacolavano la corsa. Rumiz ha preso ed è sceso dal taxi e l’ha lasciato senza fiato, per fargli capire che stava sbagliando e di grosso. Ecco, anche rispetto ai pedoni che attraversano con calma le strisce a loro dedicate, ne ho sentite di tutti i colori con accompagnamento di strombazzi: forse è giunto il momento di cambiare registro e alzare forte la voce verso le istituzioni. I partiti su questo fronte di tutela degli ecologisti per antonomasia, i camminatori, dove stanno? Forse perché siamo pochi e non facciamo lobby dobbiamo continuare a subire le quotidiane tragedie.
Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte e di invalidità permanente per i giovani e questo rappresenta un costo enorme per lo Stato. Nonostante gli sforzi già compiuti per recuperare le posizioni di altri Paesi europei, occorre non abbassare la guardia, intensificare l’azione preventiva sul sistema della mobilità e disporre di dati affidabili e di qualità affinché le politiche per la sicurezza stradali siano basate su evidenze scientifiche
Produrre informazioni di qualità è un’attività complessa ed anche costosa, ne sono consapevoli tutte le istituzioni pubbliche che contribuiscono alla rilevazione degli incidenti stradali. Anche per rendere un servizio sempre più utile al Paese, è necessario mantenere alta l’attenzione e rafforzare gli sforzi per aumentare la tempestività e la qualità delle informazioni trasmesse all’Istituto
Gli ultimi dati derivanti dalle inchieste sui pedoni, vittime del traffico in città, pubblicate dall’Istat segnalano un lieve calo delle vittime tra pedoni e ciclisti, in seguito ad incidenti stradali, ma le statistiche mostrano dati, in valore assoluto, ancora sconcertanti. Si riporta al centro del dibattito una politica della sicurezza stradale che richiede misure strutturali e una forte azione di sensibilizzazione verso gli automobilisti. I dati ASAPS, portale della sicurezza curato dalla Polizia stradale, sono da bollettino di guerra, gli incidenti stradali sono tra le maggiori causa di decesso tra giovani e giovanissimi.
Molti comuni, anche tramite finanziamenti specifici di regioni e province, portano avanti campagne sulla sicurezza stradale che coinvolgono anche le scuole; è fondamentale sviluppare la consapevolezza che soprattutto in città l’uso della macchina deve essere sobrio e il rispetto del pedone e del ciclista al centro delle nostre attenzioni.
Allora torna sempre più d’attualità il progetto Città del Trekking, un approccio diverso all’ambiente urbano, da vivere con le nostre gambe lungo percorsi sicuri, tracciati sia per i cittadini che per i turisti. Genova è stata la prima città ad aderire al progetto portato avanti da FEDERTREK e dalla rivista TREKKING&Outdoor, altre ne seguiranno a breve; le istituzioni nazionali e locali ne dovrebbero fare tesoro. Provate solo per un momento a immaginare questi circuiti pedonali come se fossero sentieri escursionistici, con la descrizione del percorso, tempi di percorrenza precisi e tracciati indicati sul GPS e sui palmari.
Mettere in sicurezza i percorsi cittadini da fare rigorosamente a piedi, ha costi contenuti, soprattutto nelle città dove i passaggi pedonali sono ampi e curati, dove non mancano spazi naturali, ville e giardini pubblici che rappresentano finestre sul verde rilassanti e sicure.
Roma ha ampie aree destinate a università, ministeri, ospedali, dove si sviluppano corridoi pedonali e ciclabili; sarebbe sufficiente inserire nelle politiche per la mobilità sostenibile misure specifiche per la pedonalizzazione del centro, ma anche arterie vivibili che vanno verso le zone periferiche.
Non mi stancherò mai di ricordare i dati dell’OMS sui benefici del camminare in città, riportati più volte nei miei articoli. Quando guidiamo l’automobile, stressati dal traffico, dobbiamo pensare che sulle strisce pedonali potremmo esserci noi anziché la persona anziana con difficoltà motorie che cerca di fare una passeggiata per distrarsi e godersi ancora la città; dovremmo riflettere su come l’automobile possa renderci schiavi e poco sensibili al rispetto delle persone.
Paolo Rumiz scriveva, qualche anno fa su Repubblica, la sua esperienza di ciclista da turismo, in diverse occasioni trattato con molta arroganza dall’autista di turno. In particolare mi ha colpito l’episodio del tassinaro che ha usato parole dure contro quei poveri ciclisti che in pieno centro gli ostacolavano la corsa.
Rumiz ha preso ed è sceso dal taxi e l’ha lasciato senza fiato, per fargli capire che stava sbagliando e di grosso. Ecco, anche rispetto ai pedoni che attraversano con calma le strisce a loro dedicate, ne ho sentite di tutti i colori con accompagnamento di strombazzi: forse è giunto il momento di cambiare registro e alzare forte la voce verso le istituzioni.
I partiti su questo fronte di tutela degli ecologisti per antonomasia, i camminatori, dove stanno? Forse perché siamo pochi e non facciamo lobby dobbiamo continuare a subire le quotidiane tragedie.