Lo smart working sta pulendo l’aria del nord Italia

27 aprile 2020 - 13:55

L’emergenza è diventata un’occasione per testare smart working e formazione a distanza su larga scala

L’emergenza Covid-19 ha obbligato moltissimeaziende italiane a testare davvero lo smart working. Questa settimana gran parte dei lavori del nord Italia sono rimasti a casa e hanno continuato a lavorare da casa, facendo riunioni, incontri e conferenze attraverso i canali di comunicazione digitale.
Sono bastati pochi giorni per vedere un miglioramento della qualità dell’area in tutta la Lombardia e in particolare a Milano, le emissioni di CO2 sono diminuito e anche i livelli di polveri sottili sono scesi di nuovo a livelli accettabili.

Analizzando i dati si può capire di costa stiamo parlando. I livelli di pm10 hanno fatto segnare un meno 30%, dato simile per i livelli di NO2 scesi in due settimane del 31%. Questi dati sono forniti direttamente dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, elaborati  da Youthquake per la fondazione Univerde.

Smart Working: una soluzione concreta per contrastare l’inquinamento

Un primo stress test su scala globale dello smart working e della formazione a distanza, in ambito scolastico e universitario, che avuto un enorme impatto sulla qualità dell’aria in tutta Italia e, in particolare, nella pianura padana, da diverso tempo una delle aree più inquinate d’Europa.

Provvedimenti per rispondere ad un’emergenza senza precedenti, che può diventare l’occasione per il nostro Paese di capire davvero le priorità per gli sviluppi futuri. Prima di tutto invertire la tendenza ai tagli al sistema sanitario nazionale, che sta reagendo ad un carico di lavoro senza precedenti, in secondo luogo investire in modo organico sul lavoro e la formazione da remoto tramite strumenti digitali.

Oggi abbiamo le tecnologie e le infrastrutture che permettono di adottare queste soluzioni nella quotidianità lavorativa, scolastica e universitaria. Questo non vuol dire che non dovranno esserci più contatti fisici, ma semplicemente che si potranno razionalizzare gli spostamenti per motivi di lavoro e studio, con benefici per tutta la collettività.

 

 

Oggi siamo tutti concentrati su un altro enorme problema, ma non dobbiamo dimenticare dei dati altrettanto drammatici che riguardando l’inquinamento dell’aria pubblicati nel novembre 2019 dall’autorevole rivista scientifica the Lancet, secondi i quali nel nostro paese oltre 45.600 persone muoiono ogni anno per patologie legate all’inquinamento dell’aria.

Le risorse messe a disposizione dal governo devono essere volte a salvaguardare lavoratori e imprenditori dei settori più colpiti e rilanciare un’economia dell’innovazione e della sostenibilità.

Da situazioni di grandi crisi ed emergenze come quella che stiamo vivendo possono nascere opportunità di miglioramento e crescita per tutta la collettività, proviamo a non dimenticarlo quando tutto sarà finito.