Lo Sponz Fest è arrivato alla “Luce dei siensi”. Oggi la carovana di asini e muli, musica e musicanti, percorrerà l’ultimo giorno di un cammino durato una settimana. Un viaggio costruito intorno all’idea del camminare, al passo dell’uomo e dell’asino, per auscultare il ronzio dei “siensi” perduti. Quei siensi che – come scrive Vinicio Capossela nel suo ultimo libero edito da Feltrinelli – rappresentano i senni dell’intelletto, fonte della saggezza, che fanno conoscere come si è fatti e come è fatto il mondo.
Dopo il grande concerto di sabato notte, in cui Vinicio ha celebrato “La notte d’argento” per i suoi 25 anni di carriera nello straordinario scenario della stazione di Conza, la giornata di domenica prende il via a Calitri dove tra canti tradizionali Padre Alex Zanotelli celebrerà la messa intorno alle 9,30 alla chiesa dell’immacolata concezione.
Il missionario comboniano, famoso per le sue prediche di fuoco e attivista per i diritti degli ultimi da sempre, per 10 anni – dalle colonne della rivista Nigrizia – ha denunciato il sistema di aiuti ai Paesi del Terzo Mondo, il traffico delle armi, le distruzioni ambientali e altri scandali di ogni tipo.
Nel primo pomeriggio è prevista l’ascensione a Cairano “Il paese di Coppoloni” e la colazione ancestrale, dove intorno alle 15 sarà offerta ai viandanti l’acqua sala, piatto tipico che consiste in fette di pane bagnate con acqua bollente salata e arricchite con uova sode e olio soffritto, con aglio e peperoncino piccante.
La passeggiata è organizzata da Irpinia Trekking (informazioni al numero 338-9701983). L’inizio previsto è alle 16 nella stazione di Conza – Cairano – Andretta, con arrivo previsto alle 18,30 a Cairano.
Nel tardo pomeriggio, l’appuntamento è “ALLA RICERCA DEI SIENSI PERDUTI, SOPRA LA RUPE DI CAIRANO, DOVE SI COLTIVANO I SIENSI IN FORMA DI MOSCONI”. Sul pianoro delle tombe a fossa della civiltà arcaica di Oliveto Cairano, il dio solare Baal consegna i Siensi in forma di mosconi e lascia il posto alla luna.
A parlare delle antiche civiltà in Irpinia sarà l’archeologo Giampiero Galasso, forte di un’esperienza ultraventennale nei beni culturali. Galasso collabora dal 1988 in qualità di archeologo esterno per la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno ed è direttore del Museo Archeologico di Bisaccia. Esperto di archeologia preventiva e valutazione del rischio archeologico, è consulente di fiducia di enti locali e autore di numerose pubblicazioni, dal 1999 corrispondente della rivista Archeo.
Al calar del sole, al sorgere della luna, arriva l’evento “I SENNI PERDUTI, SENNI RITROVATI. IL CAMMINO DELL’UOMO CON I SENNI DELLA CONOSCENZA”. Il celebre matematico Piergiorgio Odifreddi parlerà di astrofisica, fasi lunari, scienza e superstizione. Odifreddi ha insegnato logica presso l’Università di Torino e la Cornell University e collabora a “la Repubblica” e “Le Scienze”. Nel 2011 ha vinto il premio Galileo per la divulgazione scientifica.
Con l’arrivo della notte, e la luna al 100% nei cieli di Cairano, arrivano le “VOCI E FANTASMI DA ‘IL PAESE DEI COPPOLONI’”, un reading musicato di Vinicio Capossela, vode l’autore farà parlare la sua opera le voci, o i rumori, le musiche e le canzoni che la attraversano accompagnato dal suo stretto collaboratore “Asso” Stefana (chitarra, rumori) e da Antonis Xylouris, Psarantonis (lira cretese) uno dei principali rappresentanti della musica greca all’estero. “Un mito vivente. Una specie di Zeus con la lira” – dice di lui Capossela e prosegue:
Sulla sommità, dietro al paese, davanti alla trebbiatrice volante, sporta e appesa alla rupe dei siensi, un unione di mitologie, da un olimpo all’altro, l’aedo cretese di Anoghia, il paese alle pendici del monte Ida, che ha dato i natali a Zeus, unisce la sua lira cretese al racconto de ‘il paese dei coppoloni’, nei luoghi sospesi di un immaginario mitico.
Come l’immaginario mitico del libro, domenica lo Sponz Fest chiude la sua giornata con il volo della trebbiatrice volante verso la luna e la liberazione dei Siensi.
La trebbiatrice volante, progettata sapientemente dal “Tenente Dum” Marco Stefanini, è l’opera simbolo del Festival: una specie di macchina dell’immaginazione che simbolicamente riprende il tema biblico della separazione. Divide il grano dalla pula, separando metaforicamente ciò che davvero ci nutre, ciò che è davvero importante, dal superfluo e dall’inutile.