I risultati permettono di intuire le ragioni che, verosimilmente, stanno dietro a mudus operandi con il quale il governo ha adottato questa importante norma, evitando di porre la questione al centro del dibattito politico e sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica.
In conclusione, è di questi giorni un’opinione del governatore veneto, Luca Zaia, che torna a dire un secco no allo sfruttamento petrolifero dell’Adriatico e alle rischiosissime conseguenze, sul piano ambientale ed economico, che le trivellazioni avrebbero per i nostri territori costieri, a causa soprattutto della subsidenza che le perforazioni provocherebbero e agli enormi danni che subirebbero i settori del turismo e della pesca:
“Abbiamo già detto no in modo netto alle trivellazioni in Adriatico e continuiamo a ribadire con fermezza la convinta contrarietà del Veneto all’uso delle perforatrici nel nostro mare, anche facendo fronte comune insieme all’Abruzzo e alle altre regioni italiane che si oppongono alle scellerate norme sulle concessioni dei titoli minerari contenute nello Sblocca Italia”.
e ancora,
“Il governo italiano – rincara Zaia – abroghi queste norme e Renzi abbia il coraggio e la decisione di porre la questione a livello europeo, affinché sia precluso su entrambe le sponde dell’Adriatico lo sfruttamento insensato di una risorsa di straordinario valore naturalistico e paesaggistico, ma anche economico e occupazionale”.