L’opinione degli Italiani sulle Trivellazioni

18 marzo 2020 - 12:03

Cosa pensano gli Italiani delle Trivellazioni? E soprattutto erano a conoscenza del provvedimento?

Dopo il dossier pubblicato ieri sul Decreto Sblocca Italia, che ha riaperto sotto il massimo silenzio alla trivellazioni in Italia e nel Mediterraneo, pubblichiamo alcune slide che riportano il risultato di un sondaggio condotto da IPR e commissionato dalla Fondazione UniVerde, con il quale si sono posti agli intervistati alcune domande su questa vicenda.


I risultati permettono di intuire le ragioni che, verosimilmente, stanno dietro a mudus operandi con il quale il governo ha adottato questa importante norma, evitando di porre la questione al centro del dibattito politico e sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica. 

Sondaggio sulle trivellazioni petrolifere, effettuato un su un campione di mille cittadini Italiani nel Maggio del 2015

 

La prima slide mostra in maniera piuttosto inequivocabile come, da una parte, la gran parte dei soggetti che hanno risposto alle domande non fossero a conoscenza del provvedimento introdotto con Decreto Governativo e, dall’altra, manifesta il forte ostracismo verso una politica energetica di questo tipo e l’opportunità di un tale provvedimento.

Le opinioni degli Italiani sul provvedimento

 

Il quesito che si mostra nella slide successiva ha un maggior grado di approfondimento e cerca di indagare le opinioni sull’utilità delle trivellazioni e dell’estrazione del petrolio sull’economia nazionale, raffrontando i risultati con quelli ottenuti, su analoghi quesiti, nel settembre del 2011. Le risposte degli intervistati non lasciano dubbi e spazi per interpretazioni diverse, solo tre persone solo il 3% delle persone ascoltate hanno riconosciuto effetti potenzialmente positivi per l’economia a questi interventi per l’estrazione di idrocarburi. Invece un 74% delle risposte è andata in una direzione fortemente contraria alle trivellazione, sia per i pericoli per natura e ambiente, sia per lo sviluppo delle energie rinnovabili, diventate ormai valide e convenienti.
Inoltre il numero delle persone contrarie a queste politiche energetiche è ulteriormente cresciuto rispetto al 2011, segno di una crescente consapevolezza ambientale e conoscenza delle problematiche connesse a questi temi.

 

L’ultima slide riporta i risultati di una domanda, a mio parere, centrale nel dibattito, ovvero l’opportunità dell’introduzione di un provvedimento di questo genere, attraverso l’occultamento della norma all’Art 36 e 38 di un Decreto Legge avente ad oggetto una miriade di altre misure, di fatto cercando di far passare sotto traccia un cambio di rotta a dir poco epocale nelle politiche energetiche Italiane. In questo caso il risultato mostra come il 70% degli Italiani ritenga sia forte e fondamentale la necessità che decisioni di questo peso siano condivise e assunte solo a seguito del confronto fra tutte le parti politiche e gli enti territoriali che potrebbero essere coinvolte, oltre che con i cittadini.

 

In conclusione, è di questi giorni un’opinione del governatore veneto, Luca Zaia, che torna a dire un secco no allo sfruttamento petrolifero dell’Adriatico e alle rischiosissime conseguenze, sul piano ambientale ed economico, che le trivellazioni avrebbero per i nostri territori costieri, a causa soprattutto della subsidenza che le perforazioni provocherebbero e agli enormi danni che subirebbero i settori del turismo e della pesca:

“Abbiamo già detto no in modo netto alle trivellazioni in Adriatico e continuiamo a ribadire con fermezza la convinta contrarietà del Veneto all’uso delle perforatrici nel nostro mare, anche facendo fronte comune insieme all’Abruzzo e alle altre regioni italiane che si oppongono alle scellerate norme sulle concessioni dei titoli minerari contenute nello Sblocca Italia”.

e ancora,

“Il governo italiano – rincara Zaia – abroghi queste norme e Renzi abbia il coraggio e la decisione di porre la questione a livello europeo, affinché sia precluso su entrambe le sponde dell’Adriatico lo sfruttamento insensato di una risorsa di straordinario valore naturalistico e paesaggistico, ma anche economico e occupazionale”.

Articolo di
Massimo CLEMENTI

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