Lupi e predatori: un pericolo o una risorsa? Interviene il CAI
Due cani uccisi in Trentino Alto Adige e avvistamenti vicino alle città hanno sollevato paure ed ansie nelle comunità sul territorio. Dobbiamo davvero preoccuparci? Sul punto è intervenuto il CAI, con un'analisi e alcune proposte
Ancora lupi: pericolo o risorsa per l’ambiente e le comunità?
Si torna a parlare di lupi.
Come abbiamo scritto in un articolo di qualche giorno fa, l’uccisionedi due cani in Trentino Alto Adige ad opera di branchi di lupi ha rinfocolato le polemiche su questo predatore.
La politica, a vari livelli, si è fatta sentire, proponendo più o meno esplicitamente piani di contenimento (leggi: abbattimento) della popolazione esistente.
Ricordiamo che non vi è stato alcun ripopolamento della specie da parte dell’uomo.
La maggior diffusione dei lupi sul territorio italiano, fatto innegabile, si deve invece a una serie complessa di fattori, per lo più virtuosi, a partire dalla progressiva estensione delle aree protette.
Come gestire quindi le paure di chi vive in territori dove il lupo è tornato?
Come affrontare i comprensibili timori degli allevatori, o banalmente quelli più elementari di chi vuole farsi un trekking in tranquillità, magari in compagnia del proprio cane?
Sul punto è intervenuto il CAI, con un comunicato stampa dal titolo chiaro: “Lupi e grandi carnivori: il CAI richiama alla coesione sociale”.
Il CAI: le polemiche strumentali mettono a rischio la coesione sociale
Nel comunicato il CAI riconosce che “sono sempre più numerose le segnalazioni di lupi che si spingono verso le pianure, i fondovalle e i centri urbani anche di grandi dimensioni”.
Tuttavia, nonostante questo fenomeno sia incontestabile, definisce allarmistici e fuorvianti alcuni articoli, usciti soprattutto sulla stampa locale toscana e friulana.
Secondo il CAI “si tratta di un fenomeno dovuto da molteplici fattori, tra cui l’aumento numerico delle
popolazioni di lupi insediate nel nostro territorio.
Ma allo stesso tempo si tratta di una situazione complessa e articolata che va vissuta con conoscenza, consapevolezza e pragmatismo. Esistono normative da rispettare, situazioni contingenti da considerare ed errori che spesso involontariamente vengono compiuti proprio dall’uomo stesso”.
Il Vicepresidente del CAI Francesco Carrer fa appello a razionalità, pacatezza e moderazione.
“Appare evidente” – dice Ferrer – “come la questione stia sempre più divaricando le posizioni, generando conflitti
che rischiano di precludere ogni possibile e dovuta ricerca di soluzioni praticabili, condivise e ispirate al pieno rispetto delle norme vigenti”.
In altri termini: le polemiche strumentali mettono a rischio la coesione stessa delle comunità che vivono sul territorio.
Le soluzioni proposte dal CAI per salvare il lupo e le comunità
Quali allora le soluzioni auspicate dal Club alpino italiano?
Ecco i punti posti dal CAI al centro del dibattito pubblico su questo tema:
● superamento, in sede di Conferenza Stato-Regioni, dei blocchi che impediscono l’adozione di un coerente Piano nazionale di gestione del lupo
● assicurare una gestione sempre più attenta e rapida delle situazioni in cui si presentino casi di ibridazione cane/lupo
● consolidamento del ruolo di ISPRA come ente di carattere scientifico, coordinatore delle attività di monitoraggio nazionale e ricerca applicata
● adozione da parte delle Regioni di omogenee politiche agricole territoriali coerenti che non marginalizzino le attività di montagna, con specifica attenzione alla pastorizia
●assunzione di responsabilità da parte delle categorie agricole interessate affinché, con una presenza attiva, siano partecipi ai necessari processi decisionali
● realizzare una forte e coerente azione di promozione e sostegno al percorso verso la coesistenza, da parte del sistema delle Aree Protette
● impegnarsi ad abbassare i toni della discussione da tutte le parti interessate, invitando in particolar modo la politica nazionale e locale nonché gli organi di stampa nazionali e soprattutto locali a non stimolare divisioni sociali.