Marmolada, Mauro Corona: tragedia imprevedibile, attenzione all’Adamello
Mauro Corona a 360 gradi: sulla tragedia della Marmolada, che considera imprevedibile, sullo sfruttamento umano della montagna, causa di queste tragedie, sul numero chiuso in alta quota e sulla necessità di farsi accompagnare da guide esperte. Infine, un allarme sull'Adamello.
Mauro Corona: tragedia imprevedibile, colpa nostra: abbiamo fatto le cicale per anni
Mauro Corona interviene sulla tragedia della Marmolada, il crollo di partedel ghiacciaio che il 3 luglio ha fatto 11 vittime tra gli escursionisti.
L’alpinista e scrittore, noto anche per le sue apparizioni televisive, conosce quel pezzo di Dolomiti.
“Conosco molto bene il tracciato” – ha dichiarato in un intervista al Corriere della Sera – ” l’ho attraversato almeno quaranta volte, anche con gli sci, con le pelli di foca e i ramponi è bellissimo“.
Sulla prevedibilità o meno della tragedia non ha dubbi, nonostante il ghiacciaio non fosse in perfette condizioni: “Il ghiacciaio ormai è un po’ impolverato e sporco” – ha dichiarato – “ma quanto è accaduto non si poteva prevedere. Sabato scorso quel percorso era ancora più affollato e nell’estate 2021, pur con le stesse condizioni climatiche, non era emersa alcuna avvisaglia di ciò sarebbe potuto succedere».
In montagna sempre con esperti, no al numero chiuso, attenzione all’Adamello
Corona descrive quello che può essere successo: “Il ghiacciaio, stressato dal caldo eccessivo” – dice – ” ha ceduto e se ne è staccata una parte, che non sarà l’ultima. Un altro pezzo è pericolante e impedisce ai soccorritori di salire a cercare i dispersi.”
“É una situazione da film dell’orrore” – prosegue – ” mi fa paura pensare che ci siano sopravvissuti ma non si riescano a portare in salvo perché potrebbe venire giù un altro pezzo di ghiacciaio. Penso a quelle trenta macchine vuote lasciate dalle persone di cui ora non si sa più nulla: e parliamo di due o tre per auto. É atroce».
Non sorprende, conoscendo l’opera di Corona, la sua rabbia verso gli interventi dell’uomo sull’ecosistema montano.
“Abbiamo fatto le cicale per anni e adesso la terra ci presenta il conto. In montagna ci sono anche le rocce che si sgretolano, bisogna cambiare radicalmente il modo di affrontarla, abbandonando i vecchi, dolci, ricordi di un tempo. E questo vale per tutto, la natura si sta ribellando allo sfruttamento totale dell’uomo, l’abbiamo visto con Vaia, con la siccità, con le alluvioni. Sono arrabbiato. C’è un nichilismo da terzo millennio, un’anarchia che porta la gente a dire: io me la godo, sto bene, sfrutto tutto quello che posso, faccio i soldi e chi se ne frega di chi viene dopo di me.”
Corona sottolinea ancora una volta l’importanza di affidarsi ad esperti, quando si va in alta quota: “L’italiano ha un po’ la mania del fai da te, ma in montagna è pericoloso. Si deve usare cautela, rivolgersi alle guide alpine per decidere il percorso da affrontare“.
Contrarissimo invece al numero chiuso, definendolo “…una dittatura intollerabile, non è giusto che sia privilegiato chi può pagare, la montagna dev’essere di tutti“.
Infine un grido d’allarme sull’Adamello: “Non si può più andare sotto qualcosa che sovrasta le nostre teste, sia un ghiacciaio sia una roccia. Bisogna rinunciare a determinati tracciati, per esempio io adesso non andrei più sull’Adamello perché fa troppo caldo e potrebbe crollare”.