Nella giornata di domenica 17 luglio sul ghiacciaio della Marmolada c’è stato un nuovo distacco che ha provocato l’apertura di un crepaccio lungo circa 200 metri e spesso tra i 25 ed i 35 metri.
Alla destra orografica della calotta crollata il 3 luglio scorso, che ha provocato una valanga che è costata la vita ad 11 escursionisti, si è aperta una nuova frattura dovuta sempre alle elevate temperature in alta quota.
A seguito dell’apertura di questo crepaccio sono state momentaneamente sospese le attività di ricerca dei resti delle vittime della valanga e sono state intensificate le attività di monitoraggio del ghiacciaio con l’utilizzo di droni, laser e interferometro.
L’allarme è scattato domenica quando, intorno alle 13.30, il gestore del rifugio Ghiacciaio Marmolada ha segnalato alle autorità di aver udito quattro forti boati.
Domenica in quota si sono toccati i 16° C, temperatura superiore perfino a quella registrata poche ore prima della tragedia del 3 luglio, quando i termometri avevano segnato 10° C sulla cima della montagna.
Tutta l’area del ghiacciaio è attualmente interdetta, possono accedervi solo gli uomini del soccorso alpino per proseguire le ricerche.
Sempre nella giornata di domenica, al rifugio Capanna Regina Margherita sul Monte Rosa, all’altezza di 4.554 metri è stata registrata la temperatura di 4,9 gradi C.
A quota 3.272 m, sulla Gran Vaudala nel gruppo del Gran Paradiso, domenica le temperature massime hanno toccato gli 11,5 gradi centigradi.
Secondo gli esperti il problema principale per i ghiacciai e per l’ecosistema montano, non è soltanto il caldo record quanto la persistenza di alte temperature per diversi giorni consecutivi.
L’insistenza di queste ondate di calore, anche ad alta quota, sta accelerando lo scioglimento dei ghiacciai, una delle principali riserve d’acqua dolce delle nostre montagne.